Corriere della Sera - Sette

La più dinamica del pianeta è Bangalore, nuova Silicon Valley

A indiana Davos (nove la metropoli milioni di abitanti) ha stracciato le altre. Ma ora deve guardarsi da Ho Chi Minh City

- di Edoardo Vigna © @globalista RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ilocali la chiamano come vuole la lingua kannada: Bengaluru. Ufficialme­nte però è ancora valido il nome anglicizza­to dato dai colonialis­ti. Comunque la si voglia chiamare, Bangalore, capitale dello stato del Karnataka, per tutti la “Silicon Valley indiana”, oggi ha messo in fila la vera Silicon Valley e Londra vincendo la classifica delle città più dinamiche del pianeta secondo il World Economic Forum ( JLL City Momentum Index). Una bella soddisfazi­one per la terza città del Subcontine­nte con quasi nove milioni di abitanti. E più in generale per l’India: mentre al summit di Davos, fra i protagonis­ti brillava piuttosto la stella del presidente cinese Xi Jinping, in realtà Delhi spodestava Pechino nella top 30 degli agglomerat­i umani più vivaci, piazzandon­e ben 6 contro i 4 della Cina. Una “vittoria” calcolata tenendo conto di ben 42 parametri diversi, fra cui prodotto lordo, qualità dell’aria, investimen­ti diretti stranieri, mercato immobiliar­e, istruzione della popolazion­e e ovviamente diffusione delle nuove tecnologie. Con il 40% dell’industria dell’informatio­n technology indiana dislocata qui, e la presenza sia dei giganti internazio­nali sia delle start up locali, Bangalore ha vinto quasi a colpo sicuro. Non vuol dire, però, che conservare la leadership sarà facile. È vero infatti che perfino San Francisco – “madre” della vera Silicon Valley – è finita esclusa come Hong Kong ( di italiane, detto per inciso, neppure l’ombra), ma la concorrenz­a è agguerriti­ssima. Il suo punto debole sono voci come “protezioni­smo economico”, “nazionalis­mo”, “sicurezza”, “inquinamen­to dell’aria”: certo, per le altre città indiane che aspirano a prenderne il posto, da Hyderabad ( 6 ª ) a Pune ( 13 ª ) , la debolezza rimane, ma questo non vale per tutte. La seconda arrivata di quest’anno, la vietnamita Ho Chi Minh City, ha infatti le carte in regola per tentare un prossimo sorpasso.

I lupi alle porte di Parigi Li avrebbero beccati dalle tracce lasciate sulle carcasse dei cervi. Sarebbero almeno i tre, gli esemplari, a vagare dalle parti di Rambouille­t. Insomma, alle porte di Parigi, a caccia di cibo, sarebbero tornati i lupi. Canis Lupus lupus, per la scienza, sottospeci­e dei lupi grigi: in Francia erano dati per estinti dagli anni Trenta. Finché, nel 1993, una coppia avrebbe attraversa­to le Alpi, clandestin­a dall’Italia, aprendo la strada per piccoli branchi che negli anni si sono sparsi fra il Massiccio Centrale e i Vosgi. Mai, però, avevano osato tanto: arrivare alle propaggini della capitale. Abbiamo le prove, sostengono all’Observatoi­re du Loup, accendendo gli entusiasmi degli ecologisti. Le autorità pubbliche gettano acqua sul fuoco: arriverann­o, ma non è ancora il momento. I più preoccupat­i sono gli allevatori: nel resto della Francia, l’anno scorso, i lupi hanno sbranato almeno 9 mila pecore.

AVarsavia il grattaciel­o più alto d’Europa

Anche se per pochi metri, e con il solito “trucco” della guglia, sarà più alto del londinese The Shard, firmato da Renzo Piano: quindi, con la punta a oltre 310 metri da terra, la Varso – o Warsaw – Tower sarà il grattaciel­o più alto d’Europa. A Varsavia, dopo tanti annunci, hanno finalmente cominciato a costruirne le fondamenta a poca distanza dall’edificio simbolo della capitale polacca, lo staliniano Palazzo della Cultura, e dalla stazione centrale. Avrà 53 piani, a 230 metri d’altezza, quindi anch’essa da record continenta­le, e un ristorante ai piani 46 e 47. Lo studio londinese dell’archistar Norman Foster, guidata da Grant Brooke, l’ha disegnato per la società immobiliar­e Hb Reavis di Bratislava. Battesimo: 2020. La corsa verso il cielo ora passa dalla Polonia: una leadership che ha comunque il suo valore più che simbolico.

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Sembra Giappone, invece è Karnataka Nella foto, il centro di Bangalore. Lo scintillio tecnologic­o fa pensare a metropoli come Tokyo.

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