Corriere della Sera - Sette

bianchi e neri Parla suonando. Nei suoi cd convivono italiano e inglese. Mescola jazz, rock, bossa nova, soul. Ha fatto parte anche di un gruppo metal («Poi andavo al Conservato­rio e mi cimentavo con la classica»)

- Di Manuela Croci

Seduto al pianoforte distrae appena lo sguardo Raphael Gualazzi: è concentrat­o sui tasti bianchi e neri da cui esce un suono potente e dolce insieme. « Sono la mia vita, è così che riesco a esprimermi. La musica è un linguaggio che non ha bisogno di spiegazion­i; ascoltando qualcuno suonare, ciascuno di noi può dare una sua lettura di quelle note » . L’avevamo già visto raccontare in musica i suoi sentimenti durante una puntata di Stasera casa Mika in onda su RaiDue lo scorso novembre. In quell’occasione, seduto sul pianoforte a coda, lo showman libanese chiedeva a Gualazzi di rispondere non con le parole ma con le note alle sue domande. « È stata un’esperienza divertente. Io sono molto timido e avere la possibilit­à di dire la mia con il linguaggio che più mi rappresent­a è stato importante » . Reduce da un tour di successo che l’ha portato in 18 città italiane in poco meno di un mese, il 35enne cantante di Urbino sta ricaricand­o le pile, pronto per altre sei date aggiunte alla seconda parte del tour che inizia il 9 marzo a Varese. Come è stato percorrere in lungo e in largo l’Italia per presentare il tuo ultimo lavoro Love Life Peace? « Un’esperienza piena di stimoli: ho voglia di sperimenta­re, di esplorare e questi concerti sono stati un’ottima occasione » . Il cd, uscito lo scorso settembre, contiene 12 inediti che sono poi altrettant­e storie separate: come lo definirest­i? « Eclettico, mi rispecchia. Anche i miei lavori prece-

denti sono sempre stati un concentrat­o di sonorità diverse, forse erano solo più acustici di quest’ultimo » . Anche nelle parole c’è un mix, insieme convivono l’italiano e l’inglese. « La scelta è stata fatta in base al suono. L’inglese è una lingua pragmatica, alcuni verbi derivano da sostantivi, è sicurament­e più onomatopei­ca, il che la rende perfetta quando ci sono dei ritmi incalzanti come in Disco Ball. Al contrario, l’italiano è ideale per i brani lenti, dove ci sono temi più lunghi, riflessivi; è una lingua che suona anche se non c’è musica » . Nella citata Disco Ball ci sono reminiscen­ze funk e disco degli Anni 80. Ma nella dozzina di brani del cd si trovano anche sonorità soul ( Splende il mat

tino), ballate più lente ( All Alone), il jazz siciliano ( Mondello beach) e alcune reminiscen­ze R’ n’ B ( Love Life Peace and You). « Sono una persona aperta al dialogo con la musica e quindi mi lascio ispirare ogni volta in maniera diversa. Già da ragazzino avevo un approccio multiplo: amavo il rock e la musica italiana. In passato ho anche fatto parte di un gruppo metal: suonavo con loro, poi andavo al Conservato­rio e mi cimentavo con la classica » . In Splende il mattino, invece ci sono richiami a Morricone, Leonard Cohen, TomWaits. « Sono voci che ho nel cuore da sempre » . Poi c’è un’altra voce, quella di Malika Ayane che l’ha accompagna­ta in Buena fortuna, un brano scritto con il contributo di Pacifico che fa da ponte tra il mondo pop e quello latino: com’è nata questa collaboraz­ione? « Nel sound ci sono colorazion­i bossa nova, era importante far convivere una voce maschile con una femminile, come avviene spesso nella musica brasiliana. Così Malika ha completato il quadro » . Un duetto dei sogni? « Con la bassista americana Esperanza Spalding. È fantastica » . Quanto c’è di autobiogra­fico nei suoi testi? « Tutti hanno al loro interno una metafora autobiogra­fica, a loro modo ciascuno racconta una parte di me » . Anche Figli del vento che descrive un lancio con il paracadute: l’ha fatto davvero? « Sì, ero con una persona che aveva il brevetto; io invece mi sono lanciato in tandem con un istruttore: l’adrenalina è stata incredibil­e. Ma mai forte come l’emozione di suonare su un palco davanti al pubblico » . Che rapporto ha con il pianoforte? « Per me è soddisfazi­one, sogno, medicina. È il mio modo di esprimermi » . Pronto al bis Si sente mai solo? « La solitudine mi dà modo di sviluppare le Love Life Peace mie idee; in alcuni contesti, soprattutt­o quando sono in una fase creativa, mi aiuta. Più in generale, penso che la solitudine sia insita nella nostra società: tantissime volte capita di essere in compagnia anche di tante persone, ma poi nel nostro io ci sentiamo soli » . Tra poco più di un mese ricomincer­à con le esibizioni live. Riprendiam­o il “gioco” fatto con Mika: con quale canzone descrivere­bbe le emozioni provate nella prima fase del tour? Sorride e si rilassa sulla sedia. « Non ho dubbi: A song for you di Donny Hathaway » .

In Figlidelve­nto si parla di un lancio con il paracadute. «L’ho fatto veramente. Tanta adrenalina, ma l’emozione di suonare è ancora più forte»

 ??  ?? Vincente Raphael Gualazzi, 35 anni, nato a Urbino. Nel 2011 ha vinto il Festival
di Sanremo nella categoria Giovani con il brano Follia
d’amore; tre anni dopo è arrivato secondo tra i big con Liberi o no proposta in collaboraz­ione con The Bloody...
Vincente Raphael Gualazzi, 35 anni, nato a Urbino. Nel 2011 ha vinto il Festival di Sanremo nella categoria Giovani con il brano Follia d’amore; tre anni dopo è arrivato secondo tra i big con Liberi o no proposta in collaboraz­ione con The Bloody...
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 ??  ?? Qui sopra, la copertina dell’album che ha dato il titolo al tour iniziato lo scorso 30 novembre. A grande richiesta Gualazzi torna in concerto dal vivo per tutto il mese di marzo: il 9 a Varese, l’11 a Pescara, il 13 a Napoli, il 15 a Genova, il 23 a...
Qui sopra, la copertina dell’album che ha dato il titolo al tour iniziato lo scorso 30 novembre. A grande richiesta Gualazzi torna in concerto dal vivo per tutto il mese di marzo: il 9 a Varese, l’11 a Pescara, il 13 a Napoli, il 15 a Genova, il 23 a...

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