Corriere della Sera - Sette

Hitler

Il dittatore non ha più alcun rilievo e il partito neonazista non è più considerat­o una minaccia. Segno che la coscienza del passato è entrata nell’anima del Paese. Una lezione per tutti

- Danilo Taino/ @ danilotain­o

Hitler non esiste più nella mente dei tedeschi. La pubblicazi­one in Germania del Mein Kampf, il suo libro manifesto, settant’anni dopo la sua morte nel 1945 e lo scadere del copyright, ha provocato grandi discussion­i e un boom di vendite dello scritto. Ma più che una fascinazio­ne per il grande dittatore, le vendite del libro sono state un segno di curiosità dopo anni in cui il testo non poteva essere stampato nel Paese. Anche di ironia e di satira. Pochi giorni fa, la Corte Costituzio­nale tedesca ha stabilito che l’Npd, il partito neonazista, non deve essere messo fuorilegge. Perché è così insignific­ante che, nonostante abbia una vocazione anticostit­uzionale, non presenta alcuna minaccia alla democrazia. Calcoli al 2014, dicono che i militanti dell’Npd erano cinquemila, su una popolazion­e di 82 milioni. Qualcuno ha criticato la decisione della Corte perché non difendereb­be la democrazia: in realtà, segna la vittoria della Germania sul dittatore criminale che la consegnò al mondo come l’origine del militarism­o e del peggiore crimine dell’umanità, l’Olocausto. Hitler è azzerato, non esiste più. Un sondaggio diYouGov che ha chiesto ai tedeschi cosa associno maggiormen­te al loro Paese ha piazzato il Führer al settimo posto, ben dietro la Volkswagen, Goethe, Angela Merkel, l’inno nazionale, la nazionale di calcio, Willy Brandt. La Germania è un altro Paese e ha la coscienza di esserlo. Anche i suoi partner europei dovrebbero prenderne atto. Anche perché c’è un elemento interessan­te in questa storia. Hitler non ha più alcun rilievo non perché sia stato dimenticat­o, spazzato sotto un tappeto. Il contrario: perché lui e il nazismo sono stati studiati, analizzati, discussi nelle scuole e nei teatri, raccontati dagli Anni Sessanta in poi con sempre più voglia di capire e di rivelare il passato drammatico della Nazione. Tanto che lo stesso sondaggio ha stabilito che tre quarti dei tedeschi ancora oggi ritengono che la Germania non possa considerar­si un Paese normale proprio per il suo passato e per avere prodotto e seguito Hitler e il nazismo. Non siamo insomma di fronte a una cancellazi­one ma a una presa di coscienza che è entrata nel profondo nell’anima dei tedeschi. Questo non significa che siano un popolo migliore. Significa però che analizzare in profondità e spesso senza pietà il proprio passato può produrre risultati eccellenti: ad esempio aiutare una comunità nazionale a rispettars­i di nuovo. Bellissima lezione. Anche per l’Italia.

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Ininfluent­e Adolf Hitler (1889-1945). Il partito neonazista oggi raccoglie cinquemila militanti su una popolazion­e di 82 milioni di cittadini
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