Hitler
Il dittatore non ha più alcun rilievo e il partito neonazista non è più considerato una minaccia. Segno che la coscienza del passato è entrata nell’anima del Paese. Una lezione per tutti
Hitler non esiste più nella mente dei tedeschi. La pubblicazione in Germania del Mein Kampf, il suo libro manifesto, settant’anni dopo la sua morte nel 1945 e lo scadere del copyright, ha provocato grandi discussioni e un boom di vendite dello scritto. Ma più che una fascinazione per il grande dittatore, le vendite del libro sono state un segno di curiosità dopo anni in cui il testo non poteva essere stampato nel Paese. Anche di ironia e di satira. Pochi giorni fa, la Corte Costituzionale tedesca ha stabilito che l’Npd, il partito neonazista, non deve essere messo fuorilegge. Perché è così insignificante che, nonostante abbia una vocazione anticostituzionale, non presenta alcuna minaccia alla democrazia. Calcoli al 2014, dicono che i militanti dell’Npd erano cinquemila, su una popolazione di 82 milioni. Qualcuno ha criticato la decisione della Corte perché non difenderebbe la democrazia: in realtà, segna la vittoria della Germania sul dittatore criminale che la consegnò al mondo come l’origine del militarismo e del peggiore crimine dell’umanità, l’Olocausto. Hitler è azzerato, non esiste più. Un sondaggio diYouGov che ha chiesto ai tedeschi cosa associno maggiormente al loro Paese ha piazzato il Führer al settimo posto, ben dietro la Volkswagen, Goethe, Angela Merkel, l’inno nazionale, la nazionale di calcio, Willy Brandt. La Germania è un altro Paese e ha la coscienza di esserlo. Anche i suoi partner europei dovrebbero prenderne atto. Anche perché c’è un elemento interessante in questa storia. Hitler non ha più alcun rilievo non perché sia stato dimenticato, spazzato sotto un tappeto. Il contrario: perché lui e il nazismo sono stati studiati, analizzati, discussi nelle scuole e nei teatri, raccontati dagli Anni Sessanta in poi con sempre più voglia di capire e di rivelare il passato drammatico della Nazione. Tanto che lo stesso sondaggio ha stabilito che tre quarti dei tedeschi ancora oggi ritengono che la Germania non possa considerarsi un Paese normale proprio per il suo passato e per avere prodotto e seguito Hitler e il nazismo. Non siamo insomma di fronte a una cancellazione ma a una presa di coscienza che è entrata nel profondo nell’anima dei tedeschi. Questo non significa che siano un popolo migliore. Significa però che analizzare in profondità e spesso senza pietà il proprio passato può produrre risultati eccellenti: ad esempio aiutare una comunità nazionale a rispettarsi di nuovo. Bellissima lezione. Anche per l’Italia.