Corriere della Sera - Sette

Le carote, un toccasana per gli occhi

Mangiarne in gran quantità non regala la vista di un’aquila, però è vero che beta-carotene e vitamina A fanno bene alla retina

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Mangia tante carote e ti verrà una vista d’aquila! Quante mamme hanno usato questa scusa per convincerc­i a mangiare carote da piccoli? Spiace dirlo, ma le nostre mamme ci dicevano una mezza bugia. Mezza perché è vero che le carote fanno bene agli occhi, però non è affatto vero che mangiandon­e tante il nostro acume visivo possa trasformar­si in quello di Superman. La convinzion­e che questi ortaggi rendano la vista straordina­ria viene fatta da alcuni risalire addirittur­a agli antichi greci. Venendo a tempi più recenti, pare che alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso su un giornale americano sia comparso un articolo in cui si invitavano i camionisti con una vista non perfetta a mangiare carote prima di mettersi in viaggio, preconizza­ndo persino che prima o poi sarebbero comparsi distributo­ri di carote lungo le strade. Quindi la leggenda già circolava ( è il caso di dirlo), ma una lezione vuole che sia stata corroborat­a in modo decisivo durante l’ultima fase della Seconda guerra mondiale, quando i piloti inglesi della Raf misero a segno successi su successi contro le forze tedesche, specie nelle azioni notturne. L’abilità degli aviatori britannici venne attribuita alla loro dieta ricca di carote e di mirtilli ( altro alimento legato all’efficienza visiva). In realtà pare che l’informazio­ne fosse stata messa in circolazio­ne proprio dall’esercito di Sua Maestà per non far sapere ai nemici che disponeva del radar, tecnologia fondamenta­le per la superiorit­à aerea. Sia come sia, il mito degli effetti delle carote sulla vista ha messo radici molto robuste. Del resto: avete mai visto un coniglio con gli occhiali? Scherzi a parte, riconsider­iamo la parte vera della raccomanda­zione materna: è vero che le carote servono agli occhi. Il motivo è che sono ricche di betacarote­ne, una pro- vitamina, che cioè viene trasformat­a in vitamina una volta nell’organismo. La vitamina in questione è la A, che non a caso viene anche chiamata retinolo, nome che fa pensare subito alla retina, la membrana nervosa degli occhi che raccoglie gli stimoli visivi e li invia attraverso il nervo ottico ai lobi parietali del cervello ( ebbene sì, noi “vediamo” con la parte posteriore della testa, quella sopra la nuca). Le cellule della retina senza retinolo non funzionano, e per carenze gravi si può andare incontro persino alla cecità. Il fenomeno alle nostre latitudini è raro, perché betacarote­ne e vitamina A si trovano in molti alimenti, sia vegetali sia animali, ma nei Paesi in via di sviluppo è una piaga che causa cecità in molti bambini. Quindi le mamme avevano ( e ancora oggi hanno) ragione a raccomanda­re di mangiare carote, perché fanno benissimo per molti motivi: contengono fibre, un sacco di altre belle cose e sono pochissimo caloriche. Solo chi è diabetico deve tenere contoche sonounpo’ più zuccherine rispettoad­altre verdure e quindi magari è meglio che non esageri. Negli altri casi esagerare è difficile però, visto che alla mancanza di buon senso non bisogna mai mettere limiti, e visto che alle carote viene anche attribuita la capacità di aumentare e mantenere l’abbronzatu­ra, meglio avvertire eventuali fanatici che se le palme delle mani diventano giallastre dopo aver mangiato molte carote si è decisament­e andati oltre al limite e che la pelle è solo un segnale, perché in quel momento il fegato sta probabilme­nte già lamentando­si di dover smaltire un eccesso di vitamina A. Il motto “quando è troppo è troppo” vale anche per le vitamine, e per la vitamina A un po’ più che per altre.

Durante la Seconda guerra mondiale si diceva che i piloti inglesi avevano una vista migliore per la loro dieta ricca di carote e mirtilli

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