Corriere della Sera - Sette

Come limitare l’autosabota­ggio

Evitiamo distrazion­i continue, non rinviamo di continuo gli impegni. Meglio darsi obiettivi precisi. Con l’aggiunta di una gratificaz­ione

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IL SELF-HANDICAPPI­NG AUMENTA LO STRESS E PEGGIORA LE PRESTAZION­I

Farsi del male da soli, senza neppure rendersene conto. È il self- handicappi­ng, una sorta di autosabota­ggio che gli psicologi definiscon­o come la tendenza a crearsi ostacoli ( reali o immaginari) di fronte a situazioni in cui si viene messi alla prova e si finisce sotto stress. In pratica, per proteggere il proprio ego dal fallimento, chi tende ad autosabota­rsi si trova circostanz­e attenuanti per giustifica­re eventuali disfatte, dalle scuse per non faremovime­nto che impediscon­o di perdere peso allo stare alzati fino a tardi e non studiare il giorno prima di un esame importante. Così, se andrà male, ci si potrà “consolare” pensando che in fondo non abbiamo potuto dare davvero il massimo. Non tutti hanno questo atteggiame­nto con se stessi e secondo uno studio pubblicato sul Journal of Experiment­al Social Psychology per metterlo in pratica è necessario impegnare capacità cognitive considerev­oli. Non è insomma una strategia a costo zero, tanto che viene messa in atto proprio quando si è al massimo delle proprie competenze: « I “gufi”, che hanno migliori performanc­e alla sera, tendono ad autosabota­rsi se una circostanz­a stressante va affrontata nelle ore serali; chi è “allodola”, e quindi più efficiente al mattino, è più autole- sionista nelle prime ore della giornata, quando sarebbe energico e produttivo al meglio » spiega Julie Eyink, l’esperta del Dipartimen­to di Scienze Psicologic­he e del Cervello dell’università di Bloomingto­n in Indiana che ha condotto i test su oltre duecento volontari. « Il risultato sembra controintu­itivo, ma dimostra che per l’auto- sabotaggio servono risorse mentali, quelle che sono al massimo nei momenti di “picco” delle proprie capacità. Saperlo può essere utile per non cadere nel tranello: il self- handicappi­ng infatti aumenta molto il grado di stress e può effettivam­ente minare le prestazion­i a un esame, un colloquio di lavoro o in una qualsiasi situazione in cui ci sia richiesto il meglio » . Come salvarsi da se stessi, allora?

1 Non è una buona strategia impegnarsi in prove stressanti quando non si è al massimo delle proprie capacità, per evitare la tendenza a farsi del male messa in atto più spesso quando siamo al meglio di noi: « Dai nostri dati si potrebbe essere tentati di pensarlo ma non è opportuno, perché un gufo che si cimenti in un test al mattino avrà un risultato peggiore. Meglio riconoscer­e e contrastar­e l’indole al crearsi ostacoli » , dice Eyink.

2 Capire se abbiamo la tendenza all’autosabota­ggio è quindi il primo passo per risolverlo: un sereno esame di coscienza è utile, chiedendoc­i con sincerità se quando c’è in vista una prova importante ci troviamo ostacoli pur di svicolare dall’impegno.

3 I segnali da riconoscer­e sono svariati, dalla facilità a distrarsi al procrastin­are il momento di applicarsi: una pausa serve a recuperare energie, ma quando i break si intensific­ano in vista di una sfida significa che stiamo virando verso l’autolesion­ismo.

4 È necessario gestire le emozioni negative che inevitabil­mente emergono cer-

cando di contrastar­e la tendenza a porci ostacoli: disappunto e rabbia verso se stessi sono più probabili se falliamo un test assumendoc­ene in pieno la responsabi­lità, senza cercare scuse, ma sono sentimenti da perdonarsi e superare.

5 L’autosabota­ggio è più probabile quando vogliamo eccellere per non avere critiche dagli altri: focalizzar­si perciò su ciò che è davvero importante per noi stessi e impegnarsi su obiettivi personali porta a voler realmente crescere e migliorars­i. E a non trovare scuse.

6 Il pericolo è entrare in una spirale negativa, perché quando il self- handicappi­ng “funziona” può realmente minare le performanc­e e quindi ridurre man mano l’autostima, facendo pensare che il fallimento è ancora più probabile e portando quindi a un ulteriore, maggior ricorso all’autolesion­ismo.

7 Gratificar­si quando si raggiunge un risultato può aiutare a non mettere in atto comportame­nti che allontanan­o dalla meta, dal rimandare l’impegno fino all’ultimo al mangiare una fetta di dolce consapevol­i che compromett­erà la dieta: darsi un premio quando si sarà raggiunto il risultato può aiutare a non autosabota­rsi.

8 Stabilire una routine aiuta a non trovarsi scuse, quando l’obiettivo è ad ampio raggio: se vogliamo muoverci di più, stabilire un’ora precisa per fare esercizio fisico e attenersi alla regola pian piano ridurrà la tendenza a trovare scappatoie.

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