Savino: «Racconto i lavoratori pensando a mio padre»
Ne sono sicuro, riscuoteremo ancora tanto successo. Il motivo è semplice: questo è uno dei pochi programmi che scandaglia in tutte le sue fasi il mondo del lavoro. Ci sono gli impiegati, i manager, gli operai… Anche il pubblico a casa trova sempre qualcuno in cui rispecchiarsi». È sicuro del lavoro fatto in questi mesi, Nicola Savino, neo conduttore di Boss in incognito, docu-reality in onda in prima serata su RaiDue il martedì. Nato dal format inglese Undercover Boss, in ogni puntata un imprenditore si maschera ed entra nella sua azienda per una settimana lavorando con alcuni dei suoi dipendenti che gli fanno da tutor. «Durante questi incontri emergono le vicende personali dei lavoratori. In questi giorni ho rivisto moltissimi momenti di “confessione” ed è stato davvero emozionante, mi sono commosso ad ascoltare alcune storie». Quali, ad esempio? «In particolare quelle di alcuni migranti. La maggior parte di queste persone ha una famiglia che vive ancora nel Paese di provenienza. Lì mandano i soldi guadagnati e lì spesso sperano di fare ritorno. Avere una famiglia a distanza è tremendo e lo posso dire con cognizione di causa: mio padre era ingegnere petrolifero e viaggiava molto, purtroppo sempre senza di noi». È stata un’esperienza forte. «Decisamente. Per la prima volta mi confronto con un programma che non è comico o comunque divertente. Possiamo dire che sono diventato grande e raccontare storie vere ti fa scontrare con il lato più cupo della vita. Le emozioni che ho vissuto sono state parecchie». Che tipo di Italia ha trovato girando questa trasmissione? «Ho visto un’Italia a tempo determinato, quasi tutti i tutor dei boss hanno contratti a termine. Per fortuna, il premio per i più meritevoli in molti casi è stato un prolungamento del contratto. E, in un caso, anche un passaggio a tempo indeterminato». Due ore in radio tutte le mattine con Deejay chiama Italia, più di tre ore di diretta la domenica a Quelli che il calcio, adesso anche questo appuntamento settimanale: altri impegni? Sorride. «Sono tanti... Ma ancora per uno c’è posto: anche quest’anno condurrò il Dopofestival: ci saranno personaggi nuovi e al mio fianco avrò ancora un volta la Gialappa’s. Lo scorso anno, all’inizio, speravamo che ogni sera venisse almeno un cantante, alla fine erano lì schierati tutte le sere. È stato bellissimo, speriamo di ripeterci».