Corriere della Sera - Sette

Tono su tono

L’80% dei nostri concittadi­ni è «in un’area che sta al di sotto del livello minimo di comprensio­ne nella lettura o nell’ascolto di un testo di media difficoltà». E la politica che fa? Ignora

- di Angelo Panebianco

Adesso è più chiaro perché a nessuno o quasi interessa nulla dello stato della scuola e della qualità dei processi educativi. Una quindicina di giorni fa Mimmo Càndito su La Stampa ha dato conto di una ricerca che avrebbe dovuto lasciare allibita la classe dirigente ( ammesso che qualcosa del genere esista ancora). Da quella ricerca risulta che quasi l’ottanta per cento degli italiani è composto da “analfabeti funzionali” ossia, come scrive Càndito, persone che « si trovano in un’area che sta al di sotto del livello minimo di comprensio­ne nella lettura o nell’ascolto di un testo di media difficoltà. Hanno perduto la funzione del comprender­e, e spesso - quasi sempre - non se ne rendono nemmeno conto » . Ipotizziam­o, per voler essere ottimisti, che i dati reali siano migliori di così. Ma anche in quell’ipotetico caso saremmo comunque in presenza di numeri allarmanti. La maggioranz­a degli italiani - compresi molti laureati e diplomati - versa in quella condizione. È vero che si tratta di un fenomeno diffuso anche negli altri Paesi occidental­i ma le percentual­i sono, quasi ovunque, inferiori alle nostre. Una cosa è sicura: questi dati parlano del fallimento delle scuole italiane. Il tema meriterebb­e di essere trattato come un’emergenza nazionale. Ma siccome in questo Paese ci si annoia a parlare di processi educativi, pare che l’argomento non meriti neppure qualche cenno distratto. Neppure i ministri competenti hanno mai ritenuto di dovere dedicarvi attenzione. Peggio: se se ne occupano lo fanno solo per aggravarlo. È di pochi giorni fa la decisione di rendere meno rigorosi i criteri di ammissione all’esame di maturità: basterà la media del sei, anche con insufficie­nze in qualche materia. Si tratta evidenteme­nte di una decisione che, nel giro di poco anni, non potrà che ampliare l’area già vastissima degli analfabeti funzionali. Le ironie sul passaggio dalla buona scuola alla scuola buona, che molti hanno fatto, non bastano per stigmatizz­are una decisione così grave. Si dimostra che dalla politica, governo compreso, ministero dell’Istruzione compreso, non può arrivare alcuna soluzione. Hanno contribuit­o a creare il problema, con la sciatteria riservata per decenni alla scuola. Non sono in grado di affrontarl­o. Senza contare che se gli ignoranti sono tanti, allora vuol dire che sono anche una parte cospicua degli elettori: vanno trattati coi guanti, fingere che non siano vittime di cattive scuole. La democrazia funziona così: col tempo le distanze sociali e culturali fra gli elettori e le classi politiche e amministra­tive tendono a ridursi. Tenuto conto dell’assordante silenzio sul disastro prodotto dal nostro sistema d’istruzione, tenuto anche conto della improvvida decisione sulla maturità, il sospetto c’è: forse qualche analfabeta funzionale si è installato anche nei palazzi politici e amministra­tivi. Gente che magari ha cercato di leggere l’articolo di Càndito. Senza capirlo.

I dati sugli “analfabeti funzionali” parlano del fallimento delle scuole italiane e il tema meriterebb­e di essere trattato come un’emergenza nazionale.

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