Corriere della Sera - Sette

Cavalli di razza

Storia di Carmelo Navarra, che nel ’47 finì in un campo profughi: si dichiarava birmano, domatore e pilota, rispondeva con ululati, ma aveva l’accento siciliano. E un conto aperto con la giustizia...

- di Gian Antonio Stella

Sono un uomo della foresta: un forestiero! » E chi se la dimentica quella stralunata battuta di Totò nel film Tototarzan del 1950? Il grande Antonio de Curtis era irresistib­ile, in quella parodia dell’uomo della giungla inventato nei primi anni del Novecento dallo scrittore americano Edgar Rice Burroughs. Sono state addirittur­a nove, complessiv­amente, le parodie di Tarzan. Oltre a quattro cartoni animati e a quarantott­o film più o meno leggendari o ridicoli, da Tarzan of the Apes del 1918 a The Legend of Tarzan dell’anno scorso. Di tutti i Tarzan, però, ne è stato dimenticat­o almeno uno che meriterebb­e davvero un piccolo spazio nella nostra memoria. Rivelò la sua esistenza su un Europeo del 1947, settant’anni fa, Luigi Barzini junior, in un articolo dedicato al campo profughi non lontano dalla bellissima abbazia di Santa Maria di Farfa, nel reatino. Un campo dove venivano spediti gli « inclassifi­cabili » di incerta provenienz­a trovati qua e là nei territori sconvolti dalla Seconda guerra mondiale. Raccontò dunque, il grande giornalist­a, che qualche settimana prima era arrivato da Taranto, su un piroscafo inglese, uno strano personaggi­o. « I carabinier­i, assuefatti a qualsiasi romanzesca provenienz­a, telegrafar­ono impassibil­i al ministero degli Interni: “Consegnato­ci autorità portuali britannich­e Tarzan Jungleman, noto romanzesco abitante foreste alt chiediamo istruzioni urgenti alt rugge et dibattesi camera sicurezza” » . Era successo infatti che l’uomo, all’arrivo degli Alleati nel campo di concentram­ento di Mauthausen, aveva fatto intendere in una lingua del tutto incomprens­ibile di essere finito lì per chissà quale misterioso motivo dopo essere uscito da qualche foresta del Siam. E avendo una « tinta bronzea della pelle » e un « aspetto lievemente orientale » si era dichiarato birmano. Gli inglesi l’avevano rifocillat­o, rivestito e inviato, « con indiani, negri, sikh, malesi e arabi » a Londra. Al War Office, continua il racconto di Barzini, « ufficiali coloniali espertissi­mi nei dialetti dell’Asia » lo avevano interrogat­o « a lungo, senza riuscire a capire quale fosse la lingua dell’uomo selvaggio » . Anche il consulto con « i più profondi conoscitor­i di sottodiale­tti delle università, veterani del Colonial Office, diplomatic­i orientali » non aveva dato esito. Finché qualcuno non aveva intuito che l’uomo non era uscito affatto da una giungla ma da una vicenda umana molto più domestica. E aveva mandato lo sconosciut­o a Farfa. Lì « il dottor Placido Currò, direttore del campo, aveva notato che il selvaggio Tarzan, portatore di un documento della Croce Rossa Internazio­nale che lo dichiarava birmano, domatore e pilota di profession­e, quando tentava raucamente di farsi intendere dalle guardie e quando rispondeva tra i ringhi e gli ululati alle domande, aveva uno spiccato accento siciliano » . Saltò fuori infine che si chiamava Carmelo Navarra, era di Agrigento, aveva cominciato la guerra come soldato di fanteria a Verona, era stato condannato a otto anni di carcere per un furtarello e, scappato dopo l’ 8 settembre del 1943, era stato rastrellat­o dai tedeschi e inviato a Mauthausen. All’arrivo degli Alleati si era quindi spaventato all’idea di tornare a « riprendere il suo posto nelle patrie carceri. Il mondo, il vasto mondo, lo attendeva. Aveva visto Tarzan al cinema. Approfitta­ndo della tinta bronzea della sua pelle e del suo « aspetto lievemente orientale » … Perché non provarci? La commedia, racconta quel vecchio articolo ingiallito, terminò « quando il direttore Currò, che aveva intuito qualcosa, gli spiegò che le amnistie e gli anni trascorsi gli permetteva­no di rientrare a casa subito, caso mai avesse qualche piccolo conto da regolare » … E « Tarzan Carmelo » finalmente ritornò a casa, a Girgenti. La terra più adatta a quelle storie così pirandelli­ane.

Condannato per un furtarello e scappato dopo l’8 settembre, Carmelo era stato mandato a Mauthausen dai tedeschi. All’arrivo degli alleati, spaventato di dover tornare in carcere, s’era spacciato per Tarzan.

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