Corriere della Sera - Sette

Antonio Albanese: «I programmi tv di approfondi­mento politico creano una lavatrice di news»

«Oggi il cinema ha lo stesso problema dei giornalist­i: raccontare un tempo in cui succede di tutto ma non succede niente», dice l’attore-cabarettis­taregista. «I comici che arrivano da YouTube? Io non vedo grandi talenti...»

- di Vittorio Zincone

Intervista « Facetime » . Antonio Albanese dondola nello schermo, avanti e indietro. Fissa la telecameri­na del telefono. Parla svelto con cadenza lombarda. Attore, cabarettis­ta, regista. Ha recitato in film ultra autoriali ( Mazzacurat­i, Taviani, Avati) e ha dato vita a personaggi indimentic­abili: Frengo, l’ultrà zemaniano perennemen­te sconvolto dalla cannabis; Pier Piero, il giardinier­e di Arcore interista e gay; Alex Drastico incazzosis­simo siciliano in camicia rosa… Quando definisco Cetto La Qualunque, comiziante cinico e arraffone, il più politico dei suoi « mostri » , mi stoppa: « Il più politico secondo me è Perego » . Industrial­e brianzolo che produce Eternit e catene. « A metà anni Novanta nello spettacolo Giù al Nord, Perego raccontava una Lombardia spietata. Era un avviso ai naviganti. Non ci ha cagato nessuno » . Ora Albanese sta per uscire nelle sale con una commedia dal titolo ultrapop: Mamma o papà? È la storia di un divorzio e di tre figli che vengono rimbalzati egoisticam­ente e grottescam­ente da un coniuge all’altro: « È uno sguardo diverso sul mondo delle famiglie. Divertente » . Tra qualche giorno lui sarà a Sanremo, ospite del Festival del Gorgheggio, insieme con l’altra protagonis­ta della pellicola, Paola Cortellesi: « Canteremo. Uno scherzetto sulla musica leggera intonato con un linguaggio un po’ sconnesso. Arriverà certamente una denuncia dell’Accademia della Crusca » . Faccio notare: « Lei è da un bel po’ che diserta gli studi televisivi » . Replica con battuta folgorante: « Io non ho debiti! E in realtà ho fatto poca tv anche se sembra tanta » .

Le piacerebbe fare la copertina, il pezzo di apertura, di un talk show?

« Mi è stato offerto mille volte » .

Ma…

« Non è nelle mie intenzioni. È troppo facile parlare di questo fatto o di quel politico piazzando una battuta e la risatina finale. Sarebbe opportuno raccontare in maniera approfondi­ta un argomento » . Argomenti da talk show: i migranti. Nel mondo si costruisco­no recinti e si alzano muri. Lei ha raccontato i viaggi che faceva con la sua famiglia per tornare in Sicilia, terra d’origine dei suoi genitori. « Una volta restammo sul treno per trenta ore. Ho memorizzat­o tutto: suoni, dialetti, odori. Le frittate, l’aglio, i salami… » .

Gli italiani che tanto sono emigrati, ora sono diffidenti coi migranti. Si distingue tra quelli politici e quelli economici.

« La distinzion­e esiste, ma parliamo sempre di disperazio­ne. Bisogna stare attenti, ma se la sofferenza è autentica, accogliere diventa un gesto nobile di cui abbiamo bisogno » .

Alcuni sindaci, anche di centrosini­stra, non sono molto d’accordo.

« La mia sinistra, quella che vorrei, sa che non c’è soddisfazi­one più alta che aiutare chi ne ha bisogno. Tra l’altro sto realizzand­o un film, che parlerà proprio di migrazioni. Stiamo ultimando il montaggio » . Sveliamo qualcosa. « Sarà un viaggio a ritroso: da Milano al Senegal. Un tema delicato, raccontato con leggerezza » .

Sarà il suo ventesimo film.

« Dal primo sono passati più di vent’anni » .

Qual è, oggi, il problema principale del cinema italiano?

« È lo stesso problema che hanno anche i giornalist­i: la difficoltà di raccontare il nostro tempo. Succede di tutto, ma in realtà non succede un cazzo. E stiamo vivendo un’assurda guerra mondiale psicologic­a » . « In uno dei momenti più volgari della storia dell’umanità, siamo tutti a due passi da un esauriment­o nervoso: micro e macro paure, tensioni, pressioni. Anche sul cibo… » .

Che c’entra il cibo?

« Lavoro da circa vent’anni per costruire il personaggi­o di un cuoco. E analizzand­o il pensiero dei vari chef, esperti e gourmet mi sono accorto che se ascoltassi­mo tutti… non potremmo mangiare nulla. Dobbiamo stare più tranquilli » .

Torniamo al cinema.

« Non tutti possono fare questo mestiere. Quando io ho cominciato si studiava, si lavorava sodo e poi ci si accorgeva se si era adatti. Oggi c’è una confusione mostruosa: fai due scuregge e ti mettono su Youtube, ti tritano e ti esauriscon­o in pochi secondi. Eppure io sul Web non vedo questi grandi talenti » .

Non le piacciono i gruppi di autori, re-

gisti e attori che spopolano in Rete? The Pills, Il Terzo Segreto di Satira… « Questi che ha citato sono i migliori, fanno un ottimo lavoro, ma sono casi isolati in una galassia fatta di miliardi di video non sempre pregevoli. Qualche anno fa, mentre parlavamo di musica e comicità, Giorgio Gaber mi disse che vedeva nascere una nuova generazion­e » .

Lei, Paolo Rossi, Claudio Bisio…

« Ora io a 52 anni sono ancora considerat­o un giovane comico. Immagino che sia perché il ricambio non c’è ancora stato » .

Lei, con Gaber, con Dario Fo e con Enzo Jannacci, partecipò a 125 milioni di caz… te, trasmissio­ne cult di Adriano Celentano.

« Fu come vincere un premio internazio­nale » .

Cantaste tutti insieme Ho visto un re.

« Tre giorni di prove. Tutti chiusi in una stanza. Meraviglio­so. Poi, in diretta, Jannacci cambiò tutto: accordi, tempi… Nel video che circola su Youtube si vede Dario Fo, che aveva il desiderio innato di dirigere il gruppo, con la faccia tesa. In realtà essendo tutti abituati all’improvvisa­zione andò benissimo. Merito della scuola del grande divertimen­to, della voglia di rac- contare con gioia… » .

Lei quando ha cominciato a recitare?

« Ho una storia particolar­e. Per sette anni ho fatto l’operaio. Porto con fierezza un vero tatuaggio contempora­neo: la cicatrice causata da un truciolo di metallo incandesce­nte finito su un polso. Poi attraverso un amico ho scoperto la meraviglia del teatro e mi sono iscritto alla Scuola di Arte Drammatica Paolo Grassi. Facevamo sacrifici veri » .

La leggenda narra di un suo esordio nello spazio Zelig.

« Allora si trovava in un seminterra­to. In quel periodo mi sono reso conto che il mio corpo si prestava alla comicità. Ho iniziato a coltivare il cabaret: l’interazion­e col pubblico, il contatto con la platea. In Accademia avevo studiato Karl Valentin, un comico tedesco che raccontava con ironia la Germania di inizio Novecento, in locali frequentat­i sia da intellettu­ali sia da netturbini. Il cabaret è questo: alto e basso, centro e periferia… » .

La prima esperienza in tv?

« Inizio anni Novanta, terzo anno di Accademia, stavo morendo di fame. Dopo qualche minuscola comparsata, Paolo Rossi mi chiamò per partecipar­e con lui a Su la testa!, settimanal­e comico di Raitre » .

Qual è la scelta che le ha cambiato la vita?

« Trasferirm­i a Milano. Quando ho detto a mio padre che lasciavo il lavoro in fabbrica, mi ha fissato e…: “Va bene, cazzi tuoi”. Un supporto incoraggia­nte » .

A cena col nemico?

« Graziano Delrio: non è un nemico, ma abbiamo idee diverse. Mi trasmette fiducia. Ha nove figli, affascinan­tissimo. Avrei molte cose da chiedergli sulla famiglia » .

Che cosa guarda in tv?

« L’informazio­ne. E poi ho una passione… » .

Cioè?

« Mi piace moltissimo Geo&Geo: storie incredibil­i, approfondi­menti sui formaggi valdostani… Trovo eccessiva l’inflazione di trasmissio­ni di approfondi­mento politico troppo simili tra loro: si crea una sorta di lavatrice delle news che confonde l’attenzione civile. E poi è davvero strano quando all’interno dello stesso programma si assiste al servizio sul dolcifican­te per i pasticcini di Agrigento e a quello sul nubifragio di Torino » .

Serie tv preferite?

« Ho un primato: non ho mai visto una serie » .

Scherza? Il mondo del cinema investe risorse e talenti nelle serie tv…

« Mi hanno detto che la serie Fargo è molto bella, ma io ho amato troppo il film e ho paura di rovinare il ricordo. Come quando ami certe opere, incontri l’artista che le ha realizzate e scopri che è un coglione. Sono delusioni » .

Il film preferito?

« Round Midnight di Bertrand Tavernier. L’ho visto in un momento delicato della mia vita, a 22 anni. Mi ha fatto ragionare sul fatto che le passioni vanno cercate e alimentate » . « Lolita di Vladimir Nabokov. È una storia d’amore impetuosa » . « Sulle canzoni sono un po’ rompicogli­oni. Recentemen­te mi sono fermato a riascoltar­e Patrizia di Eugenio Finardi » .

È vero che lei è stato anche dj?

« A Olginate, dove sono nato e cresciuto, per passare il tempo inventammo Onda Radio Olginate: ci dava la possibilit­à di avere dischi e ascoltare molta musica. Era il periodo degli Smiths » .

Sa quanto costa un pacco di pasta?

« Faccio la spesa, ma bado soprattutt­o al totale » .

I confini della Siria?

« Egitto… Me la posso cavare dicendo che probabilme­nte i confini andranno ridefiniti? » .

Conosce l’articolo 12 della Costituzio­ne?

« No » .

È quello che descrive la bandiera dell’Italia. Che cos’è per lei il Tricolore?

« Un bel segno. Sì, sì. Sono colori che non mi dispiaccio­no per niente » .

Lei non è su Facebook e nemmeno su Twitter.

« Perché sono in buona fede, ahah » .

Asocial.

« Non ho tempo, davvero. E non credo che si debba per forza intervenir­e con un proprio pensiero su qualsiasi argomento. Se muore qualcuno che conosco, e ovviamente mi dispiace, non devo per forza manifestar­lo in pubblico. Mi sembra più rispettoso il silenzio » .

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 ??  ?? 20 film in 20 anni. Antonio Albanese, 52 anni, di Olginate (Lecco). Comico e regista, è al suo 20° film. Il 14 febbraio esce Mamma o papà?.
20 film in 20 anni. Antonio Albanese, 52 anni, di Olginate (Lecco). Comico e regista, è al suo 20° film. Il 14 febbraio esce Mamma o papà?.

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