Corriere della Sera - Sette

La sera andavamo in via Solferino 28

I destini incrociati di Corriere e Repubblica negli anni Settanta e Ottanta raccontati da Raffaele Fiengo e Franco Recanatesi. Seconda puntata

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Nuova stagione di Ultima pagina, la serie televisiva ( tra Narcos e The Sopranos) che narra le vicende del giornalism­o in Italia tra gli anni 70 e 80 basandosi sui libri Il cuore del potere di Raffaele Fiengo ( dedicato al Corriere) e La mattina andavamo in piazza Indipenden­za di Franco Recanatesi ( dedicato a Repubblica). La scena madre di questa parte ( e, forse, dell’intera serie) ha luogo nella redazione di via Solferino nel 1977, quando diventa direttore Franco Di Bella, che aveva cominciato la carriera come cronista di nera. Di Bella è iscritto alla P2, la loggia massonica segreta di Licio Gelli, che coltiva foschi progetti sul futuro dell’Italia, e di cui è succube Angelo Rizzoli, l’editore del Corriere. La direzione di Di Bella comincia come una commedia all’italiana: nel suo primo editoriale incappa in un errore di sintassi. Per la caratteriz­zazione del personaggi­o torna utilissimo l’identikit che Ernesto Galli Della Loggia tracciò su Paese Sera: « Da oggi Franco Di Bella esibisce dietro la scrivania che fu di Albertini il suo volto benevolo, a metà tra un sindaco della Chicago proibizion­ista e un dentista di Monaco di Baviera » . Di Bella durò quattro anni. Il congedo, dopo la scoperta della sua appartenen­za piduista, glielo diede Enzo Biagi in un articolo che il direttore tentò di non pubblicare: « Questo che mi accingo a scrivere è il “pezzo” più penoso della mia carriera... Non si può chiedere a tutti un comportame­nto leale, ma si deve pretendere un atteggiame­nto decente » . Come dovevano essere i giornali della Rizzoli secondo la P2? Per capirlo basta vedere cosa accadde a Mario Pirani quando lasciò Repubblica per dirigere L’Europeo. La proprietà gli chiese più volte di attaccare Gianni Agnelli e Paolo Baffi, il governator­e della Banca d’Italia. Pirani si rifiutò. Allora i vertici della Rizzoli presero a boicottarl­o ( stipendi in ritardo ai giornalist­i, taglio delle pagine, ecc.). Infine, Lamberto Sechi, sovrintend­ente editoriale, gli suggerì: « Dammi retta, metti altre cose sul giornale... Va fortissima la bambola Barbie, occupati delle mode, delle attrici » . Uno dei protagonis­ti del periodo fu Maurizio Costanzo, direttore dell’Occhio, il quotidiano popolare voluto da Rizzoli, e anche firma del Corriere ( sua la famigerata e compiacent­e intervista a Gelli). Costanzo fu al centro di scene comiche e scene drammatich­e. La scena comica: un tipo ( molto somigliant­e al professor Kranz, tedesco di Germania, la macchietta, celebre all’epoca, di Paolo Villaggio), uno dei dirigenti del diffusissi­mo quo-

tidiano tedesco Bild, fu incaricato di insegnare ai giornalist­i dell’Occhio i segreti del giornalism­o popolare. Esempio: come si deve raccontare « un panfilo che esce dal porto e urta la barca di un pescatore » ? Come si deve descrivere la cravatta a pois di un politico? La scena drammatica: Costanzo in un editoriale dell’Occhio sul sequestro del giudice D’Urso da parte dei terroristi delle Brigate rosse scrisse: « È necessario rinunciare temporanea­mente ad alcune garanzie costituzio­nali » . Era un po’ troppo. Introducev­a, in anticipo sui tempi, il concetto, oggi molto gettonato, di “temporary”. Era il varo della temporary democrazia. Nemmeno il tedesco di Germania della Bild aveva osato tanto. Il comitato di redazione protestò. La tensione salì alle stelle. Costanzo ritrattò. Erano pure i tempi dell’eskimo in redazione, delle accuse ai giornalist­i di sinistra di monopolizz­are i giornali. Al Corriere, Eugenio Montale si lamentò che Fiengo aveva trasformat­o in un soviet il vecchio ufficio del poeta in via Solferino. Mino Fuccillo di Repubblica salutò a pugno chiuso la bara ai funerali di Berlinguer. Il collega Giampaolo Pansa lo rimproverò: « I giornalist­i non possono esporsi così » . Fuccillo lo mandò a quel paese. Fine della seconda stagione.

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LA MATTINA ANDAVAMO IN PIAZZA INDIPENDEN­ZA di Franco Recanatesi (Cairo)
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IL CUORE DEL POTERE di Raffaele Fiengo (Chiarelett­ere)
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Strana coppia Walter Matthau e Jack Lemon in una scena del film Prima pagina di Billy Wilder (1974), una deliziosa satira sul mondo del giornalism­o. Nell’altra pagina, lo scrittore americano Mickey Spillane (1918-2006), uno dei maestri della...
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