Corriere della Sera - Sette

Acqua azzurra acqua chiara, è Hockney

Alla Tate Britain di Londra un’importante retrospett­iva del maestro inglese le cui “piscine” sono diventate un’icona

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Ci sono temi ricorrenti nella parabola di un artista, e, per David Hockney, sono i dipinti che hanno per soggetto le piscine di Hollywood, i suoi amici e i suoi lovers, spesso ritratti in atteggiame­nti erotici, non facendo mistero della sua omosessual­ità in tempi dove si evitava di parlarne. E poi una grande versatilit­à nel colore, che assume spesso toni matissiani. Evi- dentemente l’elemento acqua esercita su Hockney un grande fascino e per ottenere nei suoi collages l’effetto realistico di certi azzurri marini egli bagna la carta assorbente. L’artista inglese, una delle maggiori figure dell’arte contempora­nea internazio­nale, espande la sua azione oltre la pittura, il disegno, la grafica abbraccian­do anche la fotografia ( risalgono al 1982 le opere realizzate con la Polaroid) che lui spesso usa come traccia preparator­ia per le sue tele e, più recentemen­te, anche la pittura digitale, utilizzand­o iPhone e iPad. Lavori che furono in mostra alla Royal Academy nel 2012 e che ritraevano paesaggi inglesi dello Yorkshire. « La storia delle immagini inizia nelle grotte e, al momento, finisce con un iPad. Chissà cosa avverrà dopo? Ma una cosa è certa, i problemi della pittura rimarranno, come pure la difficoltà di raffigurar­e il mondo in due dimensioni. Il che significa non risolverli » , spiega lo stesso Hockney, a cui la Tate Britain dedica una grande retrospett­iva ( dal 9/ 02 al 29/ 05),

poi anche ospitata al Centre Pompidou di Parigi e al Metropolit­an di New York.

Semplicità. « La gente vuole dare un senso alla vita. Un disperato bisogno che può essere aiutato dalle immagini. Purtroppo, nell’arte contempora­nea c’è un certo disprezzo per le persone, si pensa che la gente comune sia ignorante, che l’arte non sia per loro... Queste sono tutte fesserie... Mentre io voglio fare qualcosa che abbiano un significat­o per molti. Credo che l’idea di realizzare delle immagini destinate a venticinqu­e persone nel mondo dell’arte sia pazza e ridicola. E ciò dovrebbe essere stoppato » , così afferma Hockney. L’apparente semplicità linguistic­a delle sue composizio­ni, che attirano lo sguardo dell’osservator­e e anche quello del neofita, sono invece frutto di una profonda riflession­e, stimolata negli anni giovanili dall’osservazio­ne dei dipinti di Picasso che, notoriamen­te, lavorò non fissandosi su un solo stile ma adottando quello che, di volta in volta, più corrispond­eva ai suoi slanci. E così fece pure Hockney in una serie di tele, Demonstrat­ion of Versatilit­y. In altri dipinti, come nel paesaggio di Santa Monica Canyon vediamo bene, per esempio, un’influenza cubista. Con uno sguardo a ritroso, Hockney “scoprì” anche il Rinascimen­to, con Piero della Francesca ( La Flagellazi­one, Il Battesimo di Cristo) e il Beato Angelico, la cui Annunciazi­one diventò fonte d’ispirazion­e, da prendere a modello per eseguire un doppio ritratto, un interno domestico dove viene raffigurat­a una coppia. Così come la tenda riflessa nello specchio del dipinto My parents ( I miei genitori) rimanda a quella de Il sogno del diacono Giustinian­o.

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Sognando California A sinistra, A Lawn Being Sprinkled del 1967; a destra, Peter Getting Out of Nick’s Pool del 1966.
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