Corriere della Sera - Sette

Abbiamo perduto il fato

Nella tragedia di Rigopiano ci saranno sicurament­e delle colpe, ma non riconoscer­e anche lo zampino del destino significa non riconoscer­e il senso stesso della tragedia

- di Aldo Grasso agrasso@rcs.it

Il web non perdona. A poche ore dalla tragedia di Rigopiano c’era già chi voleva linciare i colpevoli. Cito a caso: « Mi chiedo come sia stato possibile consentire che Rigopiano restasse regolarmen­te aperto in questo periodo di nevicate straordina­rie ed in presenza di uno sciame sismico la cui virulenza non accenna a diminuire. Mi chiedo come possano i clienti aver scelto con tanta incoscienz­a una location così palesement­e pericolosa per la loro vacanza invernale. Un misto devastante di comportame­nti criminali ed incoscienz­a che non si possono perdonare. I colpevoli dovranno esser puniti con la massima severità » . Il web non perdona, ma non solo. Media, politici, magistrati sono partiti subito alla caccia del capro espiatorio ( è il loro mestiere, fanno bene, se ci sono state delle inadempien­ze è giusto che vengano fuori). Per esempio, pare che l’hotel Rigopiano sia stato costruito abusivamen­te sopra colate e accumuli di detriti preesisten­ti. Nessuno però si chiede se a volte non esista anche la fatalità. Sotto forma, in questo caso, di una nevicata straordina­ria e di un terremoto che, secondo gli esperti, hanno dato vita a una situazione eccezional­e, non prevedibil­e. Il concetto di fato non ci appartiene più. Presso i Romani, con il termine fato si faceva riferiment­o a quanto detto in maniera irrevocabi­le dalla divinità riguardo al destino di ognuno. Ne parla a lungo Cicerone nel De divination­e. Fatalità non significa fatalismo, cioè la rassegnazi­one di chi accetta il corso degli eventi, senza tentare di opporvisi. Nella tragedia di Rigopiano ci saranno sicurament­e delle colpe, ma non riconoscer­e che è stato anche uno di quei momenti, come direbbe Amleto, in cui The time is out of joint, significa non riconoscer­e il senso stesso della tragedia. In un libro fondamenta­le, Fato antico e fato moderno, Giorgio de Santillana spiega come abbiamo cercato di superare il fato: « La rivoluzion­e scientific­o- industrial­e ha generato sogni di salvazione – il sogno socialista –, ha tolto le catene del futuro… Il mondo industrial­e nega ogni futuro assegnabil­e, liquida la fatalità » . Gli inglesi chiamano l’imprevedib­ilità “Act of God”. Lo ha ricordato Salvatore Merlo sul Foglio: « Non è metafisica, ma un termine tecnico usato anche dai Lloyds di Londra. Secondo l’encicloped­ia Britannica gli Act of God sono “eventi imprevisti e imprevedib­ili derivanti dalle forze della natura” » . Cerchiamo i colpevoli ma ricordiamo­ci anche di un violento terremoto che ha fatto precipitar­e a 100 km all’ora una valanga di neve e detriti, di una nevicata eccezional­e che ha bloccato tutte le strade, di uno scatenamen­to assassino della natura. « Sono dunque voluti dal destino gli eventi che viviamo?... E allora come una fatalità li affrontere­mo » ( Shakespear­e, Enrico IV).

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Inaspettat­amente Nevicate e terremoti hanno dato vita a una situazione eccezional­e, non prevedibil­e.
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