Giocando con gli anni Ottanta
Inizia un periodo effimero e privo di sostanza. Che ha generato risse tv, giochini elettronici, inflazione a due cifre. E l’attentato al Papa
1981 Forse anche le Storie (di) note hanno contribuito. Hanno contribuito a definire l’essenza di Sua Evanescenza, l’ossimoro con il quale mi è piaciuto definire gli Ottanta. Nel 2016 se ne sono andati alcuni simboli del decennio: George Michael, Prince, David Bowie e, inevitabilmente, si è parlato di loro raccontando quegli anni rivisti attraverso il telescopio dei ricordi. E così tutto è nostalgia. Non tanto perché tutto fosse anche bello, quanto perché quel decennio per molti significa gioventù e per altri, comunque, trenta anni di meno. Il telescopio dei ricordi necessariamente genera nostalgia e romanticismo. Con il telescopio, si osservano stelle, pianeti, vagando alla ricerca di mondi lontanissimi e con il telescopio vola anche il pensiero. Guardare al decennio di Sua Evanescenza con il telescopio dei ricordi è un po’ come ricevere segnali di vita vissuta da un pianeta scomparso. Allora riaffiorano raggi laser, giacconi imbottiti, cotonature, calzettoni di cotone bianco, scaldamuscoli pastello, discoteche, hamburger, personal computer, televisori a colore, musica campionata e via evanescendo. Ne Il sopravvissuto ( titolo italiano di The Martian), film di Ridley Scott con Matt Damon, la storia si svolge più o meno attorno al 2030 e ha come colonna sonora proprio la musica degli Ottanta, considerata musicaccia anche se ben caratterizzante il periodo. Sul pianeta del decennio scomparso, sono arrivati anche George Michael, David Bowie e Prince. Chi li ha visti partire, dopo averli visti vivere negli Ottanta, ha riempito di parole le pagine dei social. Confesso una certa partecipazione emotiva nel rileggere quei commenti, catturato necessariamente anche io dalla forza del ricordo. C’è chi ha postato ( si dice così, credo) le loro canzoni corredate dal testo da ricantare vedendo. C’è chi ha notato come in meno di un anno con loro tre fosse scappata via la stagione della adolescenza di milioni di ragazzini. C’è chi ha sentenziato sui tempi perduti definitivamente, dimenticando come ogni tempo passato sia anche perduto definitivamente. In Storie (di) note ho preferito osservare gli Ottanta con il microscopio, senz’altro meno
Cecchetto dà indicazioni e i ragazzi ripetono insieme quel gesto, agitandosi. Lui è avanti e così facendo anticipa i dj degli anni a venire
romantico, ma più efficace. Sui vetrini di laboratorio hanno preso forma l’inflazione a due cifre, la coda del terrorismo, l’attentato al Papa, liste varie di massoni, una guerra ancora fredda, le PR, gli addetti all’immagine, le risse televisive, i giochini elettronici, e via evanescendo in una atmosfera diffusa in bollicine di effimero. Quanto più diffusa ed effimera, tanto più ritenuta essenziale. La forma diverrà sostanza, trasformando l’apparenza in essenza. Si darà una terza via alla lacerazione filosofica tra avere e essere: e sarà apparire. Oggi, pare, ci si stia rendendo conto delle caratteristiche reali degli Ottanta ( quelle da microscopio e non da telescopio). E spesso quelle caratteristiche sono arrivate fino a noi, anche se lievemente mutate di aspetto. I microrganismi di Sua Evanescenza hanno fecondato i decenni a venire e noi oggi viviamo i cloni aggiornati di ieri. 1981, 5- 7 febbraio 1981. Festival di Sanremo. Vince Alice con Per Elisa di Franco Battiato. Presentano le serate Claudio Cecchetto, Eleonora Vallone, Nilla Pizzi e Franco Solfiti. Alla citazione beethoveniana di Battiato fa eco Cecchetto con Gioca jouer, sigla del festival: “One, two, three, four, / five, six, seven, eight! / Dormire, salutare, autostop, / starnuto, camminare, nuotare, / sciare, spray, macho, / clacson, campana, ok, / baciare, capelli, saluti, / saluti, superman!”. Parte così l’invito a ballare, ritmato da Claudio: Claudio dà indicazioni e i ragazzi ripetono insieme quel gesto, agitandosi. In sintesi sono sedici comandi, cui obbediscono i ballerini: tutti allegri, tutti capelluti, pastellati, spallinati, simboli piucchepperfetti della rivoluzione in atto. Cecchetto è avanti come sempre e anticipa i dj degli anni a venire, rispondendo al teorema del microrganismo nato negli Ottanta e diventato virale successivamente. Come un nostromo Cecchetto dice alla sua ciurma pastellata: “Ok ragazzi adesso cerchiamo / di farlo meglio! / Ricordatevi che si parte / sempre da dormire. / Fate attenzione alla / differenza tra camminare / e nuotare e nel finale / due volte i saluti. / Fatelo bene! “Gioca Jouer” / Dormire, salutare, autostop, / starnuto, camminare, nuotare…” etc. A ( ri) pensarci bene, è un manifesto. Anzi, il Manifesto di Sua Evanescenza, tradotto nel 2006 in francese, inglese, spagnolo, tedesco e cinese. E guai a confondere camminare e nuotare, perché vince chi non sbaglia mai a fare le mosse giuste, ballando: “Baciare, capelli, saluti, / superman! All right!”.