Consegna pacchi
Il BarLume di Malvaldi sembra in televisione «il bus di una gita scolastica» e i Bastardi di Pizzofalcone «la solita Napoli da cartolina». Lo dice un lettore. È così?
Paolo Di Betta, che i lettori ricorderanno per le sue provocazioni, si chiede: « Cosa c’è che non va nelle serie tv tratte dai cicli gialli italiani? Il ciclo del BarLume è inguardabile ( sembra il bus di una gita scolastica), il ciclo dei Bastardi di Pizzofalcone fa imbestialire la mia migliore amica che è napoletana doc (“la solita Napoli da cartolina che de Giovanni ha sempre evitato di rappresentare, ma ora sottoscrive in TV”), Rocco Schiavone è sulla bocca di tutti solo per quello che Rocco si mette in bocca la mattina. ( Glissiamo sul modo in cui sono rappresentate le sue donne in tv). Perfino le contaminazioni fra serie TV e romanzi sono deleterie per questi ultimi: Catarella ora sbatte la porta pure nei romanzi di Camilleri. Questa non è la solita tirata su “il romanzo è meglio del film”. La serie su Harry Bosch è bellissima, arricchisce e va oltre i libri. The Wire è un capolavoro ( tratto, tra l’altro, da un reportage). I Soprano andrebbe fatto vedere a scuola ( solo il capo guadagna, gli altri fanno la fame o muoiono). The Affair ha reso interessante perfino il triangolo amoroso » .
CONCORSO DI COLPA. Calma, Di Betta, calma. Sul BarLume d’accordo. Ma sui Bastardi di Pizzofalcone le colpe non sono tutte della tv, c’è un forte concorso dei romanzi d’origine. Su Manzini in tv ho bisogno di un supplemento di indagine. Sulla grandezza dei Soprano ( serie non tratta da un romanzo) convengo, ma la morale che lei affibbia alla splendida serie con James Gandolfini ( « solo il capo guadagna, gli altri fanno la fame o muoiono » ) , non rende giustizia alla straordinaria complessità dell’opera. E ricordi che Tony Soprano è di Newark come Philip Roth. Solo una coincidenza? Ancora Di Betta: « Camilleri racconta che ha imparato a scrivere smembrando i gialli con Maigret. Non è che nei gialli italiani ci sia poco da smembrare? E che la loro cifra stilistica sempre caricaturale faccia finire tutto sempre in farsa? » . Obiezione: Romanzo criminale e Gomorra di
Sollima non finiscono in farsa.
LA MASCOTTE. Biografia di Kim Novak scritta da Santi A. Urso: « Il cognome è quello vero: il papà, Joseph Novak, emigrato dalla Cecoslovacchia, e sposato alla maestra Blanche Kral, era ferroviere a Chicago. La figlia ( che poi ha sempre amato ricordare le cifre della nascita: ore 3,13 del 13 febbraio 1933, stanza 313 dell’ospedale sant’Antonio di Chicago) fu battezzata Marilyn Anne Pauline. Incominciò facendo “la stupidella davanti alla macchina fotografica”, perché sin da ragazza fu una fotomodella bellissima ( paragonata alle mitiche bellezze che venivano dal centro Europa, Marlene Dietrich e Hedy Lamarr), chiamata Miss Gelo non per caratteriale freddezza ma perché faceva pubblicità a una fabbrica di frigoriferi. A 18 anni la biondina Novak aveva già collezionato titoli come Miss Sorriso, Reginetta del lago Michigan e Mascotte del 43° ( uno squadrone di aerei da bombardamento) » . (Fine terza puntata – continua)
Secondo l’ipercritico spettatore, il passaggio dalla pagina al piccolo schermo non ha fatto bene neanche al Rocco Schiavone di Manzini