Il coraggio della verità
Ci vuole coraggio per dirsi la verità. Se non lo troveremo, tra dieci anni il mondo sarà governato da nuovi rapporti di forza tra continenti, singoli Stati e persino vicini di casa. Una forza che non è quella della giustizia, del merito e della solidarietà, bensì quella fisica, brutale, del ricatto. Nulla di nuovo, anzi di ben noto, antico, la normalità fino a settant’anni fa, quando, pur tra ideologie accettabili o fallimentari, sincere o demagogiche, si era cominciato a porre l’uomo e la sua dignità al centro della politica. Per arrivare a una visione positiva della Storia si era dovuti passare attraverso il fascismo, il nazismo e le loro aberrazioni, un totalitarismo comunista fatto di purghe, lager e migrazioni forzate, una guerra mondiale che aveva decimato anche i civili e raso al suolo le città, per concludersi con lo sterminio senza condizioni causato dalla bomba atomica. Come sonnambuli avevamo generato quella terra desolata. Allora, forse, era più difficile prevederne le conseguenze. Oggi anche un analfabeta politico ha gli strumenti per immaginare gli effetti dei neo- nazionalismi esasperati, della rinuncia alle libertà fondamentali: i pericoli che si corrono in un mondo dove occorre essere grandi e ben armati per non valere meno di un oggetto sullo scaffale del supermercato. Il coraggio di cui parlo serve ad ammettere che la democrazia liberale, quella che venticinque anni fa sembrava la vincitrice assoluta nello scontro con i totalitarismi del XX secolo, ha fallito ancora una volta. Non ha saputo applicare le regole di cui si era dotata e che sono alla base della sua superiorità teorica rispetto alle altre possibili forme di governo. Oggi l’italiano ma anche il francese, l’inglese o l’americano si chiedono che senso abbia avere leggi per cui tutti i cittadini sono uguali quando nella pratica non è vero? Vivere in una repubblica costituzionalmente fondata sul lavoro o sulla felicità quando il lavoro e la serenità non ci sono? Essere dotati di regole contro la malavita spicciola o organizzata quando intere zone del Paese e delle città sono fuori controllo? Disporre di norme contro la corruzione politica ed economica, l’evasione fiscale, il raggiro finanziario, le posizioni predominanti delle multinazionali, lo sfruttamento dei lavoratori, le regole antinquinamento e così via, quando chiunque le viola resta impunito? E che dire delle leggi sull’immigrazione e il diritto d’asilo calpestate dai mercanti di schiavi? I democratici si indignano per le scelte di Trump e per le proposte di molti leader emergenti europei, che fino ad oggi, pur in malafede, stanno promettendo ( e negli Stati Uniti applicando) solo ciò che la democrazia liberale già prevede, persino il muro con il Messico. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere anche questo. I democratici non hanno saputo o voluto far rispettare le loro regole; ora promettono di farlo altri con diverso approccio. Se otterranno risultati, la proposta autoritaria, nazionalista e razzista vincerà, soprattutto per demerito di chi ora si dispera a parole non facendo nulla per tornare in gioco ammettendo i propri errori. Nel nostro piccolo, nell’irrilevante Italia, assistiamo ogni giorno a uno spettacolo politico indegno persino di essere raccontato. Svegliamoci, che è già tardi. pvercesi@ corriere. it