Italians
Oggi le critiche dispongono di uno strumento perfetto: i social. Alcune sono sgradevoli, ma occorre farci il callo
Qualcuno ricorda la favola del padre, del figlio e dell’asino? Due viaggiatori si alternavano in groppa a un asino per render meno faticoso il cammino. Incontrarono altre persone mentre il padre era sopra l’animale e subito si levarono le critiche: «Vecchio maligno, per risparmiar la sua salute, fa ammalare il giovinetto!». Montò allora il figlio, le critiche aumentarono: «Ecco un giovane pigro e vigoroso, che sacrifica il padre…». Il figlio fece salire anche il padre. Moto d’indignazione: «Due bestie su un povero animale!». Mortificati, proseguirono a piedi. La folla li sbeffeggiò: «Due asini, più sciocchi di quello che guidano!». La favola di Esopo risale al 600 a.C. circa, ma è quello che capita oggi su Facebook, dove moltitudini di “imbecilli” – come diceva Umberto Eco – commentano ferocemente una notizia o una storia ignorandone contesto e merito. Enea Berardi eneaberardi@gmail.com
Sei un uomo saggio, Enea ( sarà il nome?). Bella parabola, molto attuale. Le critiche sono sempre esistite: fanno parte della natura umana. Oggi dispongono di uno strumento perfetto ( e democratico) di diffusione: i social. Mettiamola così. Le critiche vanno accettate, ma non sono tutte uguali. Ci sono quelle che provengono da famigliari, amici e colleghi per cui si prova stima. Ci sono le critiche di sconosciuti intellettualmente onesti. E ci sono gli insulti gratuiti. Questi vanno ignorati. Quasi sempre arrivano dai MOL ( Molestatori Online), che evidentemente non hanno di meglio da fare. Certo, alcuni commenti sono sgradevoli, ma occorre farci il callo. Chi sceglie il mestiere di giornalista non può leggere/ ascoltare solo le persone garbate e rifiutare tutti gli altri. Vorrebbe dire nascondersi.
Il passaparola dei bed & breakfast
Oggi i viaggiatori usano molto i bed & breakfast: offrono buoni servizi a prezzi vantaggiosi. Ma sto notando che alcuni gestori in Italia non si comportano come dovrebbero. A Verona ad esempio la situazione sta scappando di mano. C’è chi divide la casa per farci le camere per i turisti, chi omette informazioni e dettagli importanti della struttura - e quando arrivi, c’è la sorpresa..! La soluzione? Informarsi bene e attivare il passaparola.
Gianluca Valotti gianluca.valotti@gmail.com
Sono d’accordo, Gianluca. Aggiungo: nel 2017 il passaparola avviene con le recensioni online. Non è un’opinione: è un fatto. Tripadvisor, Booking. com, Expedia: comandano loro. Cosa succede, però? Che qualcuno cerca di approfittarne. Esistono fantomatiche agenzie specializzate nel posizionamento di hotel e ristoranti: mettono in vendita recensioni positive, con sconto per acquisti all’ingrosso! Le ho viste, quelle mail. « 10 recensioni positive 120 euro, 20 recensioni positive 210 euro » . Tripadvisor, che da solo vale il 31% del mercato italiano, assicura che conosce il fenomeno e lo sta combattendo. Ma non sarà facile. La reputazione di una struttura turistica dipende da quelle recensioni. Per alcuni, la tentazione potrebbe essere troppo forte.
Ue: muscoli d’acciaio e testa d’argilla
Caro Severgnini, è passato più di un anno dalla tragedia di Giulio Regeni al Cairo, torturato per giorni e poi ucciso. Vorrei riflettere su un tema: quanto poco conti l’Italia all’estero. Gli assassini e i mandanti di Giulio sono tuttora impuniti, nonostante le pressioni del nostro governo e soprattutto dell’opinione pubblica italiana. La Gran Bretagna (Regeni era un ricercatore a Cambridge) ha fatto poco. L’Europa ancora meno...
Gianpaolo Valentini gpv@quipo.it
Il governo italiano - questo e quello che l’ha preceduto - ha tenuto alta la pressione sulle autorità del Cairo. Così ha fatto la nostra magistratura, a onore del vero. Per non parlare della famiglia Regeni, degli amici di Giulio e di alcuni giornalisti volonterosi. Infatti, qualche risultato si vede. Il muro di omertà egiziano inizia a creparsi ( speriamo solo che non ci vengano consegnati piccoli colpevoli di comodo). Se non s’è ottenuto di più, e più in fretta, la colpa non sta a Roma, stavolta. Sta nell’Unione Europa. Dove siamo, quando serve? Non soltanto Bruxelles ha fatto poco; un paio di capi di governo sono corsi al Cairo per vedere se non si poteva combinare qualche affare, approfittando delle difficoltà dell’Italia. Davvero gli Stati europei pensano di contare individualmente nel mondo? La Ue è un colosso con i muscoli d’acciaio e la testa d’argilla: è fortissima, e non lo sa. Se andiamo avanti così, Donald Trump fa bene a deriderci. (ha collaborato Paolo Masìa)