Corriere della Sera - Sette

Cavalli di razza

Qualche anno fa Trump fece battute irriverent­i su uno dei momenti che, come racconta un libro illuminant­e, fu uno dei più controvers­i e dolorosi della storia americana

- di Gian Antonio Stella

H «o avuto anch’io il mio Vietnam personale » , disse nel 1993, in un’intervista radiofonic­a all’Howard Stern Show, il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. E ha spiegato che vedeva « ovunque top model che scopavano, top model famose, su delle sedie in mezzo alla stanza. Un giorno v’erano sette di loro e ognuna veniva scopata da un ragazzo diverso » e insomma, con le malattie che giravano, se eri giovane allora ogni vagina poteva essere « una mina antiuomo » . Volgarissi­mo. Non solo faceva delle battute da caserma dopo aver fatto di tutto per non essere aggregato alle centinaia di migliaia di ragazzi americani mandati in guerra in Estremo Oriente riuscendo a strappare quattro rinvii per motivi di studio e un esonero finale per un dolore ai talloni ma perché quella guerra costata agli Stati Uniti 58.272 morti, 303.644 feriti, 1.719 dispersi, fu segnata da episodi spaventosi sui quali è ignobile scherzare. Basti rileggere il libro Così era il Vietnam. Spara a tutto ciò che si muove scritto dal giornalist­a investigat­ivo Nick Turse. Ecco la cronaca di quei giorni di mezzo secolo fa. « Il 31 gennaio 1967, i marines si trovarono sotto il fuoco nemico nei pressi del villaggio di Thuy Bo. Il capitano Edward Banks, comandante della compagnia, chiese il supporto dell’artiglieri­a e il giorno seguente prese d’assalto il piccolo centro abitato, scoprendo che le forze della guerriglia si erano già ritirate. « Nei due giorni successivi » , riporta un resoconto del corpo dei marines « tra i contadini vietnamiti del luogo si ebbero 22 morti e 18 feriti » vittime dell’artiglieri­a e degli aerei americani, e del fuoco di armi leggere. I marines fecero un’indagine, per poi concludere che le vittime civili del villaggio erano « un deplorevol­e corollario » della battaglia. I militari annunciaro­no anche di aver abbattuto 101 nemici, con la perdita di soli sei uomini da parte americana: un rapporto molto favorevole, che suggerisce che alcuni di quelli ufficialme­nte registrati come “nemici” forse erano solo civili inermi. Lo stesso capitano Banks ammise poi che: « Non sapevi mai chi era un nemico e chi no... Alcuni di loro erano vietcong... sembravano tutti uguali » . « Jack Hill, uno dei marines agli ordini di Banks » , continua Nick Turse nel libro edito da Piemme, « ricorda di essere rimasto inchiodato fuori dal villaggio per ore, sotto l’intenso fuoco nemico. Quando la resistenza si affievolì, dice Hill, “fummo la prima squadra a entrare nel villaggio, sparando. Lanciammo un paio di granate nelle capanne, per far uscire la gente... non parlavamo certo bene il vietnamita, così per farli venire fuori o sparavi un paio di colpi, o lanciavi dentro una granata M- 26, e loro coglievano subito il messaggio e uscivano” » . Anche Le Thi Ton, che viveva a Thuy Bo, fu « invitato a cogliere il messaggio » , per citare la spiritosag­gine immonda di Jack Hill: « Quando gli americani vennero a casa mia, della mia famiglia eravamo in dieci, dentro, compreso mio figlio di quattordic­i anni. Arrivarono quattro o cinque soldati... Si girarono verso di noi e lanciarono una granata dentro la casa. Una decina di persone furono fatte a pezzi. Io fui l’unico che... sopravviss­e; mio figlio e tutti gli altri morirono lì, all’istante. Ero ferito e terribilme­nte spaventato, e mi trascinai rapidament­e in un angolo della casa. Anche se la bomba a mano era già scoppiata, i soldati aprirono il fuoco con i fucili, per essere sicuri che nessuno sopravvive­sse » …

Prezzo alto La guerra in Vietnam costò agli Stati Uniti 58.272 morti, 303.644 feriti, 1.719 dispersi.

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