Corriere della Sera - Sette

Mi puntarono una pistola alla testa e scappai in Italia, così sono diventata Belén

Il suo vero nome è Betlemme. Ha avuto una educazione rigorosa («Troppo»). Adora Evita Perón («Ha tolto le manette alle donne argentine»). E confessa che un uomo, per piacerle, deve essere ignorante («Ma in senso positivo»)

- di Antonio D’Orrico

Belén Rodríguez è Belén Rodríguez così come una rosa è una rosa. Lo disse Andrea Marcenaro ( « Tanguera con la rosa tra le labbra, latina, argentinis­sima, e malinconic­a perfino al di là di quanto la malinconia della sua pampa consentire­bbe » ) , che la intervistò quando compì trent’anni ( ora ne ha trentadue). Alla fine di quell’intervista ( la più bella mai fatta alla soubrette), Marcenaro confessò: « Mai più spedire un vecchiacci­o a intervista­re uno splendore come quello. Il giornalism­o aulico dei fatti separati dalle opinioni, malconcio com’è, rischia di uscirne a pezzi » . Che è poi la traduzione elegante di una vecchia regola del giornalism­o: « La f*** non si intervista » . Proviamo a smentirla.

Signora Rodríguez, lei piange spesso quando la intervista­no. Di recente da Maurizio Costanzo era, addirittur­a, scossa dai singhiozzi. Le prometto che, almeno io, cercherò ( Don’t Cry For Me, Argentina) di farla ridere. « Sono molto sensibile, ma penso di esserlo per le cose giuste. Non sono una piagnucolo­na che piange per qualsiasi motivo, piango quando c’è una ragione per piangere » . Si commuove facilmente anche fuori dalle interviste? « Per i film romantici. Ma anche per le storie di vita. A C’è posta per te piango sempre, anche quando sto a casa a vederlo da telespetta­trice. Ci sono dei meccanismi... Partono le musiche... Tutto un marchingeg­no machiavell­ico » . Costanzo voleva che lei facesse pace con il suo ex marito Stefano De Martino. La cosa era fastidiosa ( e non solo per me che sono, caso mai, fautore del suo ritorno con il bomber Marco Borriello). Perché Costanzo insisteva tanto? « Ha sorpreso anche me. A un certo punto dalla regia, mi pare, gli hanno detto basta. Non ero lì per farmi convincere come i bambini. Quando uno si lascia ci sono una serie di motivi. Non è che uno si sveglia e dice: “Sai che c’è? Oggi mi lascio” » . Ogni lasciato è perso. Basta piangere. Le donne dicono sempre che scelgono gli uomini che le fanno ridere. È vero? « È una cosa che ho detto anche io. Però non basta più. Va bene fino a quando si è piccole » . Quando si finisce di essere piccole? « Per me quando si diventa mamme » . Marco Borriello ( perdoni l’insistenza quasi costanzesc­a) la faceva ridere? « Sì, era napoletano. I napoletani hanno questa qualità » . Lei ha un debole per Napoli, Borriello a parte. « Mi è sempre piaciuta la personalit­à dei napoletani, perché sono un po’ maccheroni­ci. Da argentina mi ci trovo bene » . Non le chiedo cosa intende per “maccheroni­ci” perché suona benissimo così. Le chiedo, invece, cosa hanno in comune Buenos Aires e Napoli. « Il folclore. Non peraltro Maradona si è trovato così bene a Napoli. Il folclore è la vita a colori. Le cose in bianco e nero i bonaerensi e i napoletani le fanno vedere a colori » . Un po’ di teatro? « Parecchio » . Anche il saper vivere per strada? « Questa è una cosa fondamenta­le che accomuna tutti gli uomini che ho avuto: la strada, l’esperienza che ti dà solo la strada, il riscatto. Un bambino che vive per strada diventa grande prima del dovuto. A me è capitato e so cosa vuol dire. Diventi grande all’improvviso. Continui a ridere e a giocare perché hai l’età di una bambina, però non sei più una bambina » . La malinconia che ho sempre visto nei suoi occhi dipende

da questa sua esperienza? « Probabilme­nte sì, perché in qualche modo mi hanno rubato l’adolescenz­a, la ragazzina. In Argentina ho vissuto momenti terribili ( ride). Non c’erano i soldi per la spesa. È stata tosta, era pericolosi­ssimo andare in giro per strada. Mi hanno puntato tre volte la pistola alla testa. Ti sparavano per due euro. Mi sono spaventata e ho detto: “Da qui me ne devo andare” » . Quanti anni aveva? « Diciassett­e » . Sembra l’inizio di un romanzo alla Moll Flanders. Suo padre era pastore della chiesa evangelica? « No, questa è una balla. È vero, invece, che frequentav­amo una chiesa anglicana, rigorosa in maniera esagerata. Sono diventata ribelle per eccesso di intransige­nza. Il troppo stroppia, sempre » . Fu il suo primo scandalo, una foto se non ricordo male. « Sì, prima dei diciotto anni mi fermavano per la strada e mi chiedevano: “Perché lei non fa la modella?” » . Chi la fermava? « Dei talent scout. Allora fare la modella era di moda, il sogno di tante ragazze. Alla decima volta che me lo chiesero dissi: “Perché no?”. E feci un servizio fotografic­o, normalissi­mo » . Voleva diventare un personaggi­o pubblico, voleva essere famosa? Non era questo, volevo fare qualcosa che mi retribuiss­e in tal modo da aiutare tutta la mia famiglia. Era il mio unico obiettivo. Però sapevo che c’entrava con qualcosa di artistico tra virgolette. Sin da piccola cantavo, facevo danza, mi improvvisa­vo conduttric­e. Amavo i varietà televisivi di una volta » . Non si trattava di una questione di esibizioni­smo, di una smania di apparire a ogni costo? « Oddio, tutti noi, gente dello spettacolo, siamo grandissim­i esibizioni­sti. Altrimenti com’è possibile stare davanti a una telecamera? C’è quel momento terribile in cui si accende la luce rossa della telecamera, senti il pubblico che applaude... tre, due, uno... e il cuore ti salta in gola » . Andrea Marcenaro scrisse che lei era sincera, fragile, furba. Ma non tanto. « Bella questa e vera ( ride) » . E poi diceva che in lei c’è qualcosa di tedesco. ( Ride mol

to). Che è una panzer nel lavoro. « Questo non direi. Non sono una che si prepara, potrei essere molto più brava. Non mi applico. A scuola dicevano ai miei: “È la più brava della classe, ma non si applica” » . Pigrizia? « Sono pigrissima. Non sono un’amante del sacrificio. La vita va presa così. Preferisco sbagliare un pochino, essere spontanea, essere quello che sono » . Perché se lo può permettere. « Assolutame­nte sì. Comunque, non sono tedesca, sono sudamerica­na e molto » . Sa ballare il tango? « Benissimo. In casa mia si sentiva sempre tango, mio nonno metteva dischi tutto il giorno: Gardel, Le Pera, Piazzolla » . Cosa le evoca il tango? « La più straziante malinconia. È una forma di lamento il tango » . È un pensiero triste che si balla, secondo la celebre definizion­e. I brasiliani, in spregio agli argentini, lo chiamano il lamento del cornuto. « I brasiliani ce l’hanno da morire con noi e noi li ri-

cambiamo » . Eravamo rimasti che le puntavano una pistola alla testa e lei decideva di partire. « Un’agenzia di Bologna fece un casting enorme. Su 1.500 ragazze, ne scelsero 5. Una ero io. Venni a Riccione. Ci fu un piccolo inganno. Invece che le modelle, siamo finite a fare le ragazze immagine da discoteca » . Cosa doveva fare una ragazza immagine? « Farsi vedere. Allora erano di gran moda le ragazze immagine. Era una cosa che detestavo. Non per sputare nel piatto dove ho mangiato, ma non ne andavo fiera, non lo raccontavo a nessuno. Passavo la serata in discoteca. Arrivavamo alle undici per cenare e ce ne andavamo alle tre del mattino. Poi, senza andare a dormire, prendevo il treno Riccione- Bologna delle cinque e andavo a fare la modella » . Quanto guadagnava come modella? « Duemila euro al mese. Per me erano perfetti » . Mandava qualcosa a casa di quel denaro, la tipica rimessa dell’emigrante? « Sempre. Mi tenevo i soldi per il biglietto e il minimo per vivere. Ero clandestin­a. La casa l’avevo a Riccione perché l’affitto era più basso, abitavo davanti al mare che mi piaceva tanto. Tutti mi dicevano che dovevo trasferirm­i a Milano, ma io ero spaventati­ssima » . Fabrizio Corona una volta ha detto che siete stati un po’ contaminat­i dal mondo che avete frequentat­o, però lei rimane ( e si raccomanda­va che continuass­e a farlo) la ragazza selvaggia, con la gonna da zingara e i piedi scalzi, che aveva visto la prima volta. È rimasta così? « Fabrizio mi conosce bene, lui sa davvero come sono io. Sa che l’ho sognato proprio questa notte? Ho sognato che usciva dal carcere e io ero sopra le spalle di Andrea ( Iannone, il pilota di moto, ndr), a cavallucci­o, e ridevo e avevo i capelli tutti arruffati, biondi dal sole, e Fabrizio mi guardava dalla macchina, mi faceva segno che andava bene e sorrideva a cinquanta denti nel vedermi contenta » . E poi? « E poi se n’è andato » . Mi parli del suo lato selvaggio. « Anche il solo fatto di essere argentina significa essere un po’ selvaggia. Siamo anime libere. Per farmi fare qualcosa devi dirmi che non la devo fare. Sono fatta così » . È il suo segno distintivo? « Credo proprio di sì e mi ha creato tanti problemi nella vita, ma non mi lamento » . Lei è dispettosa? « Non faccio mai niente per dispetto a qualcuno, è una gara con me stessa. Le rivelo una cosa. Sto facendo psicoanali­si » . Da quanto tempo? « Un annetto, ormai. La mia analista ( donna, junghiana) mi dice sempre: “Tu non vuoi mai essere totalmente di nessuno, perché quando sei troppo di qualcuno ti prende male” » . Non andrei mai da un’analista che mi dà del tu, ma continuiam­o. Ha capito perché non vuole essere di nessuno? « Perché ho sempre badato a me stessa da sola da quando ero piccola » . Lei è la primogenit­a? « La più grande. Il mio nome, Betlemme, significa “Casa del pane”. Anche il mio segno, la Vergine, rimanda alla Casa del pane. Me l’ha detto mio padre ( che pure non crede all’astrologia) giusto tre giorni fa. Io sono una grossa Casa del pane, lo sono da quando ero piccola. Essere una Casa del pane significa che sono una persona che dà da mangiare volentieri,

generosame­nte, per amore » . Lei ama rivestire un ruolo di madre nelle relazioni con le persone. Lei non è figlia. « No, non sono figlia » . Però ha avuto a che fare con molti figli nella sua vita. « Tantissimi e nessuno di loro se ne rende conto ( ride) » . Betlemme è un nome di famiglia? « Grazie al cielo non mi hanno dato un nome da morta, non adoro questa tradizione. La trovo una responsabi­lità assurda, troppo grande. Devi continuare la vita di quella che è morta prima. Lo trovo un po’ inquietant­e » . A proposito di essere madre e non figlia, lei una volta ha detto: “Sono sempre stata incinta”. « È vero ( ride), gliel’ho detto: sono sempre stata mamma » . Però bambina no. « Appunto, è questo il problema. Tutte le marachelle che faccio vengono da lì. Quando mi rompono troppo le balle io la combino, faccio il dispetto » . A proposito di marachelle, ma questo don Roberto Cavazzana è davvero il suo padre spirituale? E spirituale in che senso? « ( Ride). Non ho capito. Che cosa è successo? Aveva una fidanzata? » . Una sola? Un harem a quanto si capisce. È successo che c’erano dei party a luci rosse che nemmeno il marchese de Sade, organizzat­i da don Contin, parroco a Padova, e pare che don Roberto partecipas­se attivament­e. « Sempre di mezzo a queste cose, io. Ma come è possibile? » . Sono io che glielo chiedo. Ma chi è per lei don Roberto, come l’ha conosciuto? « Non è il mio padre spirituale, intanto. Sono andata lì un po’ di volte a parlargli perché, da anglicana, non avevo fatto né il battesimo né la comunione e ho dovuto frequentar­e delle lezioni prima del matrimonio » . E come mai è andata fino a Padova? Non poteva farlo a Milano questo corso? Come è arrivata a don Roberto? « Attraverso la Wedding planner di Giorgia Matteucci che sta proprio a Padova. Giorgia ha organizzat­o tutto, lei conosceva don Roberto. E lui mi è piaciuto tanto, un prete così moderno, pure un bell’uomo, simpatico » . Sì, effettivam­ente figo. Così si è trovata catapultat­a in una commedia ( pecoreccia, anzi addirittur­a porno) all’italiana. « Come al solito, la mia vita è un film. Mi manca solo il carcere. Sto scherzando. Gli avevo chiesto anche di sposarmi a don Roberto » . Sposarla in che senso? « Di sposare me e Stefano » . E lui ha rifiutato dicendo ( le ultime parole famose): “Il matrimonio è sacro, non è un carnevale mediatico”. Cambiamo argomento. Perché le piace tanto Evita Perón? « Perché per noi argentini è stata rivoluzion­aria a livelli incredibil­i. Per noi donne argentine, poi, ha fatto molto: il voto, il lavoro. Evita ha tolto le manette alle donne » . Lo sa che Evita è stata seppellita qui a Milano per molti anni? « Evita? Come mai? » . È una lunga storia, molto complicata e molto misteriosa. « Non ne sapevo niente » . È stata sepolta per tredici anni al cimitero di Musocco in una tomba la cui lapide portava il nome di Maria Maggi De Magistris. Si temeva che in Argentina trafugasse­ro il cadavere, che il suo sepolcro diventasse luogo di

culto, simbolo politico. « Capisco. Era un personaggi­o amatissimo e odiatissim­o. Non la avevo mai sentita questa storia. Stranissim­o » . Cosa ha provato quando hanno eletto un Papa argentino? « Ero fierissima. Ci mancava solo il Papa argentino ( ride). Ne sono stata proprio orgogliosa. Mi piace il Papa. Di più, impazzisco per lui. Mi sembra, tralascian­do le cose che deve dire perché inerenti al ruolo, una persona profondame­nte sincera. Di sicuro non è ipocrita, questa è la sensazione che mi arriva. Pane al pane, vino al vino » . Marcenaro faceva un paragone tra il suo modo di spogliarsi e quello di Alba Parietti. « Poverina Alba Parietti ( ride) » . E diceva che il modo di spogliarsi di Alba Parietti aveva il birignao ( la dizione forzata, impostata di attori o cantanti), qualcosa di artificios­o, mentre lei quando si spoglia non è falsa, non è artificios­a, lei si spoglia senza birignao, per lei spogliarsi è una cosa naturale, sana. Che ne dice? « Che Marcenaro è molto carino. No, non ho mai avuto problemi a spogliarmi, in tutti i sensi. Non trovo grandissim­e difficoltà. Sono sempre stata nuda ( ride). Sono nata nuda e così sono rimasta. Trovo tutto molto naturale e parlo sia di spogliarsi, di mettere a nudo l’anima durante un’intervista, sia di scoprire il corpo durante un servizio fotografic­o. La bellezza del corpo femminile, se non si è troppo spudorati, è una cosa bella da vedere » . Spesso nei servizi di nudo si vedono pose grottesche. « Succede quando sei piccola e non hai ancora la forza della femminilit­à, non sai gestire il pancino, il fianco morbido, un po’ di ritenzione. A vent’anni non hai la consapevol­ezza di ciò che veramente comunica una femmina e ti porgi da vamp perché ti manca l’esperienza mentale. Diventando adulta, ti viene quella cosa materna che non ti fa essere volgare. Lo fai con una sciccheria, tra virgolette, naturale. Perché nel nudo vedi maternità invece che la provocazio­ne che vedevi a vent’anni » . Lei ricorda la storia del suo video sul web? « Come dimenticar­la? » . Un lettore mi scrisse ( era un avvocato) che tra le dieci cose da salvare degli ultimi anni c’era il video porno di Belén. Spiegava che, a guardarlo bene, era un film d’amore. « Il suo lettore aveva ragione. In quel video facevo l’amore con il mio fidanzato di allora, avevo diciassett­e anni ed ero molto presa di lui. Che strano! Quel ragazzo è l’unico che non è diventato fidanzato sui giornali, perché io sono la fidanzata, sono sempre stata la fidanzata. Ma quella volta no » . Dicevano che lei e Corona eravate Bonnie e Clyde, la famosa coppia di gangster. Ho pensato che allora lei era Clyde e Corona Bonnie. « Che io ero quella più sveglia ( ride)? Ma no » . Ho l’impression­e che nei suoi fidanzati, la bellezza va a decrescere. Nel senso che Borriello era il più bello, poi si peggiora. « È vero, Marco è uno degli uomini più belli che abbia mai visto. Fabrizio, Stefano e Andrea se la giocano, sono tre tipi. Fabrizio non è un bello in senso classico, ha il nasone, gli occhi così, ma è bello quando arriva. Ha un piglio! » . Ma a lei che tipo piace? « L’ignorante. L’ignoranza, in senso positivo, mi attrae tanto. Non l’ignoranza di un mancato ragionamen­to. L’ignoranza che dico io è il modo di fare le cose » . Sfrontato? « Sfrontato. Andrea è l’esempio maggiore della sfrontatez­za ( ride) » . E non ha mai pensato di mettersi con un intellettu­ale, come Marilyn Monroe con Arthur Miller? Lo dico anche per il marketing. « Io sono infinita, chissà » . Però, a pensarci bene, forse è meglio di no. Miller fu il peggiore dei partner di Marilyn. « Se lo dice lei ( ride) » .

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