Nonsparate sulla Germania L’offensiva antitedesca che in Italia ha preso piede rischia di farci perdere l’unico, davvero l’unico, alleato che potremmo avere nella triste Europa
Qualche giorno fa, sulla mia bacheca Facebook è apparso il post di un “amico” – in realtà un conoscente – nella quale si sosteneva che “diciamo la verità: chi sta distruggendo l’Europa sono i tedeschi”. Il messaggio continuava parlando dei guai della Grecia per i quali “la Germania gode”: avrebbe approfittato copiosamente della crisi ellenica. Occorre fare attenzione – concludeva – “perché gli occhi grifagni di Berlino puntano anche il nostro Paese”. Sotto, una serie di commenti nei quali si sosteneva che “i tedeschi sono irriconciliabili nemici dell’umanità”, che “sono un popolo dominante”, “maledetti tedeschi”, “bisogna cacciare la Germania dall’euro” e anche peggio. Ora, di queste affermazioni sono pieni i bar e i pub italiani: non è più il “piove, governo ladro” ma il “piove, Germania grifagna”. E, se i social media sono il bar globale, non c’è da stupirsi: l’ignoranza della realtà e il pregiudizio volano e si diffondono. Il problema è che la chiacchiera biliosa sulla Germania non è come la disputa sulla Juventus. Alla base di questa idea di una Germania aggressiva, rapace, uguale a quella degli Anni Trenta solo con mezzi diversi, in Italia ci sono i partiti ( quasi tutti), molti intellettuali ed economisti, un bel pezzo dei media. Se si può immaginare che al bar di Facebook non si sappia cos’è il Paese guidato da Angela Merkel, lo stesso è difficile dirlo per coloro che indossano le vesti della élite italiana. Detto in poche parole, la Germania è piena di contraddizioni, spesso sale in cattedra e irrita, avrebbe bisogno di riforme economiche e via dicendo. Una serie di fatti, però, è indiscutibile. È un Paese altamente democratico, 70 anni dopo il crollo del nazismo: più aperto e più rispettoso della democrazia, della libertà, della privacy e dei diritti dei cittadini di qualsiasi altro Paese dell’Europa continentale. È il più stabile, in economia come in politica. Ha fatto un’analisi sul suo passato come nessun altro nemmeno si sogna, Italia in testa. È il più europeista. È, piaccia o no, l’ancora dell’Europa. L’offensiva antitedesca che in Italia ha preso piede – responsabilità anche del governo Renzi, degli intellettuali pigri e dei partiti alla ricerca di capri espiatori – rischia di farci perdere l’unico, davvero l’unico, alleato che potremmo avere nella triste Europa. Non tutto è però perduto: un isolato commento al post su Facebook diceva che “addossare ad altri responsabilità che sono semplicemente nostremi ripugna”.