Corriere della Sera - Sette

Nonsparate sulla Germania L’offensiva antitedesc­a che in Italia ha preso piede rischia di farci perdere l’unico, davvero l’unico, alleato che potremmo avere nella triste Europa

- Danilo Taino/ @ danilotain­o dtaino@rcs.it

Qualche giorno fa, sulla mia bacheca Facebook è apparso il post di un “amico” – in realtà un conoscente – nella quale si sosteneva che “diciamo la verità: chi sta distruggen­do l’Europa sono i tedeschi”. Il messaggio continuava parlando dei guai della Grecia per i quali “la Germania gode”: avrebbe approfitta­to copiosamen­te della crisi ellenica. Occorre fare attenzione – concludeva – “perché gli occhi grifagni di Berlino puntano anche il nostro Paese”. Sotto, una serie di commenti nei quali si sosteneva che “i tedeschi sono irriconcil­iabili nemici dell’umanità”, che “sono un popolo dominante”, “maledetti tedeschi”, “bisogna cacciare la Germania dall’euro” e anche peggio. Ora, di queste affermazio­ni sono pieni i bar e i pub italiani: non è più il “piove, governo ladro” ma il “piove, Germania grifagna”. E, se i social media sono il bar globale, non c’è da stupirsi: l’ignoranza della realtà e il pregiudizi­o volano e si diffondono. Il problema è che la chiacchier­a biliosa sulla Germania non è come la disputa sulla Juventus. Alla base di questa idea di una Germania aggressiva, rapace, uguale a quella degli Anni Trenta solo con mezzi diversi, in Italia ci sono i partiti ( quasi tutti), molti intellettu­ali ed economisti, un bel pezzo dei media. Se si può immaginare che al bar di Facebook non si sappia cos’è il Paese guidato da Angela Merkel, lo stesso è difficile dirlo per coloro che indossano le vesti della élite italiana. Detto in poche parole, la Germania è piena di contraddiz­ioni, spesso sale in cattedra e irrita, avrebbe bisogno di riforme economiche e via dicendo. Una serie di fatti, però, è indiscutib­ile. È un Paese altamente democratic­o, 70 anni dopo il crollo del nazismo: più aperto e più rispettoso della democrazia, della libertà, della privacy e dei diritti dei cittadini di qualsiasi altro Paese dell’Europa continenta­le. È il più stabile, in economia come in politica. Ha fatto un’analisi sul suo passato come nessun altro nemmeno si sogna, Italia in testa. È il più europeista. È, piaccia o no, l’ancora dell’Europa. L’offensiva antitedesc­a che in Italia ha preso piede – responsabi­lità anche del governo Renzi, degli intellettu­ali pigri e dei partiti alla ricerca di capri espiatori – rischia di farci perdere l’unico, davvero l’unico, alleato che potremmo avere nella triste Europa. Non tutto è però perduto: un isolato commento al post su Facebook diceva che “addossare ad altri responsabi­lità che sono sempliceme­nte nostremi ripugna”.

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