Corriere della Sera - Sette

Una bimba sul lago, poi quella mano che l’afferra...

- Di Roberto Burchielli

È notte, il cielo stellato disegna i contorni di un’altura. La macchina da presa si alza a mostrarci il paesaggio oltre il suo culmine. Un grosso albero dai rami luminescen­ti illumina la vallata. Le sue foglie trasudano una linfa variopinta che evapora nel cielo in mille lucciole di colore blu, rosso, giallo e che fluttuano nell’aria rendendo l’atmosfera magica. Si tratta di una materia impalpabil­e, che sprizza energia, come i nostri sogni più vividi. Con una lenta carrellata ci avviciniam­o alle radici di questa enorme pianta dove prende forma un lago, la cui acqua è limpida, senza alcuna increspatu­ra. Ai suoi bordi siede un’ombra: è una bambina che guarda meraviglia­ta questo spettacolo di luce e che cerca invano il suo riflesso nello specchio creato dalla natura. E se questo fosse solo frutto della sua fantasia? La bimba si mette gli occhiali per poter verificare ancor meglio l’esistenza del paesaggio che la circonda, ma nulla può darle la prova concreta che tutto sia reale. All’improvviso, dal fondo del lago sporge una grande mano che la prende per la collottola e la solleva portandose­la con sé verso un mondo che è lo stesso ma solamente rovesciato, dove il riflesso di tutto è ciò che è realmente vero. È l’inizio di un viaggio, lo slancio possente di una piccola mente alimentata dal dolore e dalla solitudine.

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