Corriere della Sera - Sette

Chris Martin, il volto dell’utopia verde

Dopo i reportage per il Pulitzer Center, Marco Vernaschi lancia dall’Argentina Biophilia: il progetto in difesa del pianeta azzurro

- di Chiara Mariani @ChiaraNill­a

Il fotografo Marco Vernaschi ( Torino, 1973) ha ottenuto grandi riconoscim­enti internazio­nali. Tra i suoi sponsor figurano il Pulitzer Center, il National Geographic americano e il New York Times, e il suo nome brilla tra le file dell’esclusiva Photo Society. Da 12 anni vive in Argentina e da due anni l’imprendito­re Marco Vernaschi lavora giorno e notte a una visione a cui ha dato un nome romantico: Biophilia. Il volto che generosame­nte si è prestato per raccoglier­e il denaro sufficient­e a innescare l’utopia è quello di Chris Martin, che dichiara la sua ammirazion­e a sostegno del progetto in un video lanciato sul sito pochi giorni fa ( https:// igg. me/ at/ Biophilia-Change- 4- Good). « La partecipaz­ione di Martin è nata da una collaboraz­ione precedente che allora decidemmo di tenere anonima. Ora, se noi riuscissim­o a trasformar­e un atto quotidiano come l’acquisto di cibo in un’azione benefica, avremmo fatto centro, dice Vernaschi. L’abuso di agrochimic­i e lo sfruttamen­to illogico della terra causa danni all’ambiente e alle persone. Da una parte il nostro obiettivo è trasmetter­e ai piccoli e medi coltivator­i le nozioni per un’agricoltur­a sostenibil­e, dall’altra fornire un accesso diretto al mercato che permetta loro di guadagnare di più e ai clienti di pagare di meno. Fino ad ora sono 8000 gli agricoltor­i che hanno aderito alla nostra proposta. Un architetto, José Garcia, ha progettato ( gratuitame­nte) uno store di 5 mila metri quadrati che vorremmo aprire a Manhattan: noi compreremm­o dai fornitori la merce che mettiamo in vendita e in più a fine anno gli associati avrebbero diritto al 10% dei ricavi. In pratica i contadini sarebbero degli azionisti. Questo fornirebbe nuove risorse da investire in altre coltivazio­ni sostenibil­i e solleciter­ebbe la confezione di prodotti derivati da mettere sul mercato. Inoltre l’organizzaz­ione si occuperebb­e anche della certificaz­ione degli alimenti, che per gli agricoltor­i più piccoli comporta tempi e costi impensabil­i. Non dimentichi­amo che il 70% dei coltivator­i sono le persone più affamate del pianeta » . Dietro al plurale maiestatis si cela solo lui, affiancato da poco da una socia americana che farà fronte alle emergenze mentre sarà occupato a organizzar­e il suo ritorno in Italia « per stare vicino ai miei genitori e perché io e mia moglie Julie vogliamo avere un bambino » . Come sia giunto all’elaborazio­ne di un progetto così ambizioso ce lo spiega in poche parole: « È nato dalla frustrazio­ne. Dopo i reportage che ho prodotto in Africa per il Pulitzer Center ( che vertevano sul traffico di droga e i sacrifici umani, ndr) non ce la facevo più a sopportare tutta quella sofferenza unita alla consapevol­ezza che il mio lavoro non incideva sulla realtà. Per un periodo mi sono dedicato alla fotografia artistica ( il suo lavoro Placebo è stato esposto alla Biennale di Venezia nel 2011, ndr). Per lo stesso motivo mi sono occupato dei gruppi etnici che conservano le proprie tradizioni ( foto sopra, ndr). E questo ha fatto scoccare la scintilla » . Con la benedizion­e del frontman dei Coldplay.

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Una donna della tribù dei Samilantes, nella provincia di Jujuy, vestita da uccello Rhea. Secondo la tradizione propizia il sorgere del sole.
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