Corriere della Sera - Sette

L’America che trovi

C’è un ricco signore che s’è messo in testa di far tornare i pellerossa a New York

- di Massimo Gaggi

Risarcimen­ti storici

Jean-Louis Goldwater Bourgeois vuole restituire agli indigeni una proprietà “a loro rubata” nel cuore della città: una villa da 4 milioni di dollari

Le tribù indiane che fanno ancora notizia per le loro proteste, le condizioni di povertà e anche i conflitti interni, sono quasi tutte nel West e nel Grande Nord americano. Di pellerossa a New York se ne incontrano ben pochi, ma è proprio qui che Jean- Louis Goldwater Bourgeois, un ricco e stravangan­te 76enne, figlio di una scultrice di successo, sta facendo notizia con la sua decisione di restituire agli indigeni una “proprietà rubata” nel cuore di Manhattan: un villino al numero 6 di Weehawken Street, nel West Village. Bourgeois ha deciso di regalare questo immobile del valore di 4 milioni di dollari, acquistato dalla sua famiglia dieci anni fa, a Jay Van Dunk, un capo della Ramapough Lenape Nation, la tribù che nell’antichità viveva a Manhattan. L’isola, oggi zeppa di grattaciel­i ma ancora con un nome indiano ( quello originale era Mannahatta), venne venduta nel 1626 agli olandesi dai Lenape in cambio di merci del valore di 24 dollari. In realtà gli indiani non capirono cosa stavano facendo, dato che il concetto di proprietà privata del suolo non rientrava nella loro cultura. « Un vero furto » , sentenzia Bourgeois il cui senso di colpa è cresciuto da quando, nel 2011, ha incontrato, durante una delle proteste di “Occupy Wall Street” a Zuccotti Park, Joseph Scabby Robe, un indiano canadese della tribù Cree, che poi gli ha fatto conoscere Van Dunk: un capo indiano un po’ particolar­e, visto che attualment­e fa il falegname a Brooklyn. Ma Bourgeois rimase affascinat­o da un discorso in lingua Munsee pronunciat­o da Van Dunk all’Onu. Titolare di una grossa eredità ricevuta dopo la morte della madre, nel 2010, Jean- Louis l’anno scorso prima ha passato otto settimane con gli indiani della tribù Sioux di Standing Rock ( quella di Toro Seduto), impegnati nella battaglia per bloccare l’oleodotto che attraversa il North Dakota e le loro terre. Bourgeois ha donato 600 mila dollari alla loro causa. Poi ha deciso di donare anche questa casa davanti al fiume Hudson costruita nel 1830 sui resti di una vecchia prigione coloniale e del vecchio Greenwich Market, che in quasi due secoli è stata “saloon”, casa da gioco e magazzino di raccolta delle ostriche: ora diventerà un luogo di preghiera per i Lenape. È quello che Van Dunk si è impegnato a fare, ma il capotribù falegname che non aveva subito contestazi­oni quando pronunciav­a i suoi sermoni davanti ai rappresent­anti delle Nazioni Unite, ora che c’è di mezzo una proprietà milionaria è stato denunciato come un mezzo impostore da Dwaine Perry, l’attuale capo di questa tribù di cinquemila anime ora basata in New Jersey, a Mahwah. Van Dunk ne è stato effettivam­ente il capo, ma poi, dieci anni fa, perse le elezioni. Perchè non riuscì a ottenere giustizia dopo l’uccisione di un Lenape da parte di un poliziotto, secondo lui. Per illeciti amministra­tivi secondo Dwaine Perry. Ma a Bourgeois tutto questo non interessa: per lui è Jay Van Dunk il “messia” che riporterà i pellerossa nel cuore di Mannahatta: la “terra delle molte colline” nella lingua Lenape.

 ??  ?? Ricchezza e nobiltà Il villino al numero 6 di Weehawken Street, nel West Village. Sotto, Jean-Louis Goldwater Bourgeois (a destra) con Jay Van Dunk, un capo della Ramapough Lenape Nation.
Ricchezza e nobiltà Il villino al numero 6 di Weehawken Street, nel West Village. Sotto, Jean-Louis Goldwater Bourgeois (a destra) con Jay Van Dunk, un capo della Ramapough Lenape Nation.
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