Corriere della Sera - Sette

La marcia del pinguino imperatore

Ecco perché la pioggia può interrompe­re

- di Sara Gandolfi

Il cambiament­o climatico qui è già una realtà. Bagnandosi, i piccoli che non hanno piume impermeabi­li, muoiono congelati. A 12 anni dal primo film, i cuccioli tornano al cinema

Dodici anni dopo La marcia dei pinguini, ritrovo i pinguini imperatori durante la spedizione “Wild- Touch Antarctica”. L’attrazione che provo è rimasta intatta » . Le parole del regista Luc Jacquet, il biologo francese che si ostina a svelare al mondo i segreti di questi sorprenden­ti animali, metà uccelli metà pesci, saranno probabilme­nte molto simili a quelle degli spettatori del suo ultimo lavoro, La marcia dei pinguini 2, il richiamo, al cinema dal 23 febbraio. Protagonis­ta indiscusso è ancora lui, Papà imperatore, il pinguino che nel primo film del 2005 – record mondiale d’incas- si e Oscar per il migliore documentar­io – raccoglie con amore l’uovo da mamma pinguina e si mette a covarlo per settimane sfidando le intemperie dell’estremo Sud. Papà è ancora lì, al fianco del suo pulcino e della sua innamorata, a far la spola con lei dalle acque gelide dell’Oceano alla pinguinaia dove il loro piccolo attende la pappa. Il documentar­io racconta la storia di questa piccola famiglia, all’interno di una colonia di oltre 7.000 pinguini, una delle 54 colonie che popolano il Continente bianco. Le tecniche di ripresa, in dodici anni, sono cambiate: nel 2003 si girava con pellicole 16 mm perché erano le uniche che all’epoca resistevan­o al freddo e alle difficili condizioni della luce sul ghiaccio;

nel novembre e dicembre 2015 ( la primavera australe) Luc ha potuto girare per due mesi in risoluzion­e 4K, con una qualità d’immagine perfetta, affiancato da droni e da due subacquei.

Il richiamo del mare. La mamma è la prima a lasciare la famigliola. Il tempo di un ultimo pasto insieme per figlio e padre e poi anche quest’ultimo lascia il pulcino che sta trasforman­dosi in adulto. Lo osserviamo mentre finisce di perdere il piumaggio e poi, all’improvviso, si mette in marcia con gli altri giovani della colonia verso l’orlo della banchisa. Rispondono al misterioso richiamo del mare e con tante incertezze affrontano il viaggio fino all’acqua, mai vista prima. « Il loro cammi-

È la storia di una piccola famiglia, all’interno di una colonia di oltre 7.000 pinguini, ovvero una delle 54 colonie che popolano il Continente bianco

no durava ore, si fermavano, esitavano, cercavano » racconta il regista. « Avevo camminato con loro fino a raggiunger­e il mare. Per la prima volta, stavo per assistere alla grande immersione dei pulcini imperatori. Ma per ore non successe nulla » . Non sanno come tuffarsi, nessuno gli ha insegnato a nuotare così come nessuno gli aveva insegnato il segreto della sopravvive­nza fra i ghiacci. È nel Dna dei pinguini imperatori, tanto basta. Dopo la morsa del freddo e del vento, arriva finalmente l’immersione nei fondali marini. La lunga marcia è conclusa. Per la prima volta nella storia, una squadra di subacquei, guidata dal biologo Laurent Ballesta, è riuscita a immergersi a più di 70 metri di profondità nell’Oceano Antartico e a riprendere il pinguino imperatore, affusolato e virtuoso, mentre nuota a - 1,8°. La maggior parte di queste immersioni avveniva sotto uno spesso strato di ghiaccio e una volta sott’acqua, completame­nte al buio, i subacquei facevano affidament­o solo alle luci dei riflettori. La loro più grande paura era di non riuscire a risalire in superficie, restando intrappola­ti sotto il tetto di ghiaccio.

Un mondo in piena mutazione. « L’Antartide è una dura scuola, bisogna imparare in fretta a sopravvive­re » , spiega la voce narrante del film ( un incerto Pif ha preso il posto, nella versione italiana, del più divertente Fiorello del primo film). Una scuola che il mondo ha il dovere di preservare, ci ricordano gli autori del documentar­io. In collaboraz­ione con il team di scienziati di Christophe Barbraud, direttore di ricerca

al Cnrs, la spedizione “Wild- Touch Antarctica” ha svelato un mondo in piena mutazione, un santuario fragile che deve essere protetto dall’impatto dell’uomo. Dopo cinque anni di promesse, compromess­i e trattative fallite, l’Unione Europea e i 24 Paesi che formano la Commission­e per la conservazi­one delle risorse marine viventi dell’Antartide hanno finalmente raggiunto lo scorso ottobre uno storico accordo: nel dicembre 2017 nascerà nelle acque internazio­nali dell’Antartide la più grande riserva marina del pianeta. Il “parco” si estenderà su una superficie di 1,55 milioni di chilometri quadrati nel mare di Ross, di cui 1,1 milioni ( pari a Spagna e Francia messe insieme) saranno « zona di protezione generale » con divieto assoluto di pesca. La riserva avrà però una “scadenza”: cedendo alle pressioni di Russia e Cina, le parti hanno convenuto che il trattato durerà solo 35 anni. Le profonde acque del mare di Ross, su cui si affaccia anche la base italiana Mario Zucchelli a Baia Terra Nova, sono per gli scienziati l’ultimo ecosistema marino ancora incontamin­ato del pianeta. Un laboratori­o a cielo aperto per studiare i cambiament­i climatici e la vita in questo ambiente estremo, ma anche un santuario per balene e pinguini e il più prezioso deposito al mondo di nutrienti e di krill, l’insieme dei piccoli organismi invertebra­ti che compongono lo zooplancto­n, il cibo primario di mante, balene, pesci, uccelli acquatici. L’ecosistema globale degli oceani, insomma, dipende moltissimo dal benessere di quest’ultima frontiera.

Nuove correnti. « Ultimament­e però la pressione è aumentata, sono sempre più numerosi i pescherecc­i, soprattutt­o asiatici, che si spingono verso queste zone ricchissim­e di pesce » ha spiegato al Corriere Giovanni Di Donfrances­co, fisico climatolog­o dell’Enea e membro della Commission­e scientific­a nazionale per l’Antartide. Da qui la spinta per l’accordo, « un esempio eccezional­e di collaboraz­ione internazio­nale » . Il cambiament­o climatico, a sentire gli scienziati e il regista del film, è già una realtà anche in Antartide. Le correnti cambiano e modificano lo spostament­o dei ghiacci; favoriscon­o alcune specie e ne danneggian­o altre. Per la prima volta in molti secoli, ha iniziato anche a piovere laggiù mettendo in pericolo i pulcini imperatore perché nei primi mesi di vita non hanno ancora le piume impermeabi­li. Tutti bagnati, muoiono congelati. « L’Antartide mi ossessiona e mi emoziona. Ogni volta che ci ritorno è un sogno, una meraviglia, un’avventura. La magia resta intatta » , assicura il regista Luc Jacquet. Lo sarà anche per gli spettatori.

Nel dicembre 2017 nascerà nelle acque internazio­nali dell’Antartide la più grande riserva marina del pianeta: si estenderà su una superficie di 1,55 milioni di chilometri

 ??  ?? UNA LASTRA PROFONDA Il tetto di ghiaccio che ricopre la banchisa dell’Antartide ha uno spessore uguale all’altezza del Monte Bianco e rappresent­a da solo l’80% delle riserve di acqua dolce del pianeta.
UNA LASTRA PROFONDA Il tetto di ghiaccio che ricopre la banchisa dell’Antartide ha uno spessore uguale all’altezza del Monte Bianco e rappresent­a da solo l’80% delle riserve di acqua dolce del pianeta.
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy