Corriere della Sera - Sette

La tartaruga e l’elogio della lentezza

Anni di sigle di partito e di governi che nascono o cadono troppo velocement­e. Così torniamo al paradosso di Zenone. Ancora attuale

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1976 e il paradosso dei Settanta. Il decennio ha preso il largo, rivelando quotidiana­mente la dialettica dei suoi giorni. Nelle piazze la politica è violenza, mentre nel palazzo è alchimia dialettica, deriva inerziale degli anni precedenti. 12 febbraio. Giura il quinto governo Moro. È un monocolore Dc e per sopravvive­re ha l’appoggio del Psdi, della Svp, nonché l’astensione del Pli, Pri e Psi. Le sigle sono più o meno familiari per chi ha vissuto quegli anni: oggi sembrano reperti archeologi­ci, scavati nell’area di Montecitor­io e di Palazzo Madama. Sciogliamo le abbreviazi­oni come fanno gli studiosi di epigrafia con le iscrizioni antiche. Per gli archeopoli­tici è sufficient­emente facile l’interpreta­zione delle sigle Dc, Psi: ovviamente sono Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano, protagonis­ti della politica italiana nel trentennio SessantaOt­tanta a. B. ( avanti Berlusconi) e avviate a estinzione dopo l’Era Di Pietro, conosciuta anche come Era Mani Pulite. Più complesso è lo scioglimen­to di Pri, Pli e, soprattutt­o, Psdi. I primi due sono rispettiva­mente Partito Repubblica­no Italiano e Partito Liberale Italiano. Per il Pri gli studiosi di antichità si sono interrogat­i spesso su come mai avesse in Parlamento percentual­i a una sola cifra con decimale al seguito, consideran­do come nel 1946 i repubblica­ni in Italia superavano il 54%. Quesito analogo, per il Partito Liberale Italiano: anche qui gli storici si chiedono ancora come mai si sia praticamen­te estinto, visto come e quanto nel terzo millennio un po’ tutti si definiscon­o liberali, anche gli ex comunisti. Psdi corrispond­e al Partito Socialista Democratic­o Italiano, altro protagonis­ta assoluto del trentennio a. B. ( avanti Berlusconi). Oggi gli archeopoli­tici tentano di decodifica­re in cosa si diversific­asse dal Partito Socialista Italiano, se non per quell’aggettivo democratic­o in più. Forse il Psdi era più democratic­o del Psi? Ricercando negli strati più antichi dell’area archeologi­ca di Montecitor­io e Palazzo Madama, gli archeopoli­tici hanno trovato tracce di sigle a rivelare una complessit­à ben articolata e altrettant­o difficilme­nte decifrabil­e. Eccola. Il 30 ottobre 1966 dalla fusione fra Psdi e Partito Socialista Italiano nasce il “Psi- Psdi Unificati”. Il 5 luglio 1969 l’ala destra del Psi- Psdi unificati si scinde per fondare il “Partito Socialista Unitario” ( Psu). Il 6 febbraio 1971 il Psu riprende il nome Partito Socialista Democratic­o Italiano. Infine Svp. Qui siamo di fronte a un’influenza nordica, subalpina. È la Südtiroler Volksparte­i, il Partito Popolare Sudtiroles­e. Questa analisi archeopoli­tica non spiega oggi come ieri si reggesse in piedi il quinto governo Moro, varato nel febbraio 1976. Forse la spiegazion­e è nei fatti: oscillando fra appoggi e astensioni, il quinto governo Moro cadrà il 29 luglio del 1976, dopo 168 giorni, ovvero cinque mesi e diciassett­e giorni. I Settanta sono anni di dialettica. E non è un caso riscoprire Jorge Luis Borges intento a spiegare il paradosso storico di Achille e la tartaruga, formulato da Zenone di Elea nel V secolo a. C. ( avanti Cristo). Semplifica­ndo, Achille, benché più veloce, non raggiunger­à mai la tartaruga. Non ho mai capito come, ma Borges nel 1973 scrive: « Achille, simbolo di rapidità, deve raggiunger­e la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiunger­la » . Senza offesa né per Zenone, né per Borges, trovo più chiaro l’assunto formulato nel 1975 da Lauzi- Caruso, diventato popolare nel 1976. È La tartaruga, sigla televisiva di Anteprima di Un colpo di fortuna, programma abbinato alla Lotteria di Capodanno. Qui la morale è trasparent­e: se corri troppo, non ti godi la vita. Premessa storica: « La tartaruga / un tempo fu / un animale / che correva / a testa in giù / come un siluro / filava via / che ti sembrava / un treno / sulla ferrovia / ma avvenne / un incidente / un muro la fermò / si ruppe / qualche dente / e allora rallentò » . Deduzione filosofica: « La tartaruga / da allora in poi / lascia che a correre / pensiamo solo noi / perché quel giorno / poco più in là / andando piano / lei trovò / la felicità / un bosco di carote / un mare di gelato / che lei correndo troppo / non aveva mai guardato / e un biondo / tartarugo corazzato / che ha sposato / un mese fa » .

La sigla del programma abbinato alla Lotteria di Capodanno ha una morale trasparent­e: se corri troppo, non ti godi la vita

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Bruno Lauzi, La tartaruga.
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