Quando l’Islam entra in un noir
Valerio Varesi aggiorna il poliziesco italiano all’età delle faide etniche, del delirio religioso, del degrado politico e della criminalità multiculturale (in attesa che la società segua, come l’attendenza nelle campagne di guerra). Non è la prima volta, naturalmente, che il Corano e le comunità musulmane entrano in un noir italiano, ma Varesi è il primo a inserirle nel racconto a proposito, senza forzature né frasi fatte, come un elemento imprescindibile della trama nazionale. Era già successo qualcosa di simile con Giorgio Scerbanenco negli anni Sessanta, quando il grande scrittore russo-meneghino portò a espressione letteraria le periferie urbane, le culture della nuova criminalità, la violenza che covava sotto le ceneri del boom (leggete Le indagini di Duca Lamberti, Garzanti 2017). Varesi lavora a un progetto analogo, dove le nebbie e le ombre della moderna Parma – come cinquant’anni fa i cantieri aperti della metropolitana e le scuole serali di Milano – nascondono le sagome (per definizione «mostruose») del cambiamento: culture imperscrutabili, scontri bonsai di civiltà, astuzie demagogiche, traffici criminali spietati, piccole apocalissi quotidiane.