C’è ancora tanta terra vergine per creare lavoro
Luca Mistretta, romano di 36 anni, mette subito in chiaro: «Tornare? E chi se move da qui. Ogni anno vado 3-4 settimane in Italia ma non mi sento a casa. I miei amici, il mio tenore di vita, il lavoro mi riportano sempre qui. A Sydney mi diverto tantissimo, ci sono le spiagge, il tempo è sempre bello, e poi la gente qui non si lamenta mai. A noi italiani non va mai bene niente. In Australia, è vero, non ci sono molte ragioni per lamentarsi. Non succede quasi mai nulla di grave». Non ti manca nulla? «Dell’Italia mi manca la cucina, ma qui non si mangia male. È una società multietnica e si può provare la gastronomia del mondo intero». Con il lavoro come va? «All’inizio ho fatto un po’ di tutto, dal cameriere al parcheggiatore. Ho aperto con un amico una bruschetteria, poi la ditta di caffè che ci riforniva mi ha proposto una partnership e ora, dopo aver venduto il precedente locale a una coppia italiana, gestisco un paio di caffetterie a Sydney di cui sono in parte proprietario, i Di Lorenzo Caffe. E vi assicuro che in Australia il caffè è davvero buono». Tu sei emigrato a Sydney per amore di una ragazza australiana, poi che è successo? «Sì, ho provato tutte le nazionalità (ridacchia) ma alla fine ho scelto un’italiana. Ho una compagna con cui sto davvero bene. Anche la lingua diventa un’esigenza quando la sera si torna a casa stanchi. E poi le italiane sono le migliori, più affettuose, passionali, anche quando si incavolano. E c’è anche un altro aspetto: noi abbiamo una cultura molto profonda, una ragazza australiana non sempre sta al passo». Consigli a un giovane che vuole partire? «Deve pensare all’Australia come a un ufficio. È un Paese che ha tante risorse e se si ha un minimo di volontà e di pazienza si riescono a fare molte cose. L’Italia invece è un ufficio troppo affollato, difficile emergere. Qui, senza sapere la lingua, senza avere conoscenze, senza un dollaro in tasca, si riesce sempre a combinare qualcosa perché c’è ancora tanta “terra vergine”. Nessuno ti regala niente, sia chiaro. Bisogna lavorare duro, prepararsi bene. Insomma, studia l’inglese e parti con qualcosa da offrire».