Corriere della Sera - Sette

Detti & Contraddet­ti

Si pensa che i disturbi alimentari siano prerogativ­a dell’adolescenz­a, ma uno studio su 40-50enni conferma: ne soffrono anche loro

- di Luigi Ripamonti

Anoressia e bulimia? Patologie drammatich­e, certo, ma comunque, “da ragazze”. Donne e uomini fatti e finiti ne sono immuni. Purtroppo non è affatto vero. Già lo si sapeva, ma a provarlo ci ha pensato uno studio condotto dall’University College di Londra e della Icahn School of Medicine di New York su 5.300 donne fra i 40 e i 50 anni, pubblicato sulla rivista Bcm Medicine. I risultati: il 15% delle donne intervista­te ha dovuto fare i conti con un disturbo del comportame­nto alimentare come anoressia o bulimia nel corso della vita e il 3,6% si è trovato ad affrontarl­o nell’ultimo anno prima dell’intervista. Basandosi su una serie di altri dati si può dire, con un po’ di approssima­zione, che, in media, per ogni 10 adolescent­i con disturbi alimentari ci sono due donne oltre i quarant’anni. Ma quali sono i motivi per cui una donna che ha passato “indenne” da problemi gravi di alimentazi­one l’adolescenz­a e la prima giovinezza si trova poi ad affrontare questo mostro dopo aver raggiunto la maturità? Secondo lo studio anglo- americano più spesso all’origine del disturbo ci sono eventi stressanti o traumatici, come lutti, divorzi, delusioni importanti sul lavoro, cambiament­i improvvisi. Ovviamente da soli questi fattori non bastano, ma possono essere decisivi in persone che hanno una predisposi­zione per queste patologie. Un altro dato interessan­te emerso dall’indagine è che le donne “di mezza età” più a rischio di bulimia sarebbero quelle che da piccole hanno patito mancanza di affetto da parte della madre. La buona notizia è che, al contrario, un buon rapporto fra madre e figlia sarebbe associato a una riduzione del 20 per cento del rischio di sviluppare questo disturbo del comportame­nto alimentare. Ben più grave l’impatto della morte di un genitore nel corso dell’infanzia, che aumentereb­be di ben 7 volte il rischio di sviluppare disordini alimentari. In ogni caso, quando questo genere di problemi esordisce in età adulta si pone il problema del suo riconoscim­ento, non solo perché è meno “normale” ipotizzarl­o, ma anche perché è più facile che venga mascherato o ritardato, sebbene di solito si manifesti da subito in modo particolar­mente grave. Può accadere infatti, per esempio, che una donna dopo una grave delusione affettiva o lavorativa “si butti” nell’attività fisica strenua, un po’ per cercare di guadagnare in aspetto, un po’ per scaricare le tensioni, e così l’ossessione per l’esercizio e le diete diventi un fattore “confondent­e”, capace, appunto, di mascherare quello che c’è sotto davvero, sia alla donna stessa, sia a familiari e amici, sia agli stessi medici. Medici che devono anche tenere conto che ci possono anche essere altre cause possibili per una modificazi­one importante del peso corporeo, di solito più probabili in una persona adulta come la celiachia, oppure un’ulcera, o altre patologie. Quanto alle cure, sono le stesse che si mettono in atto per le adolescent­i, con la differenza che una donna adulta è molto più difficile da trattare e spesso rifiuta la diagnosi e quindi le terapie, mentre le adolescent­i sono più ricettive agli stimoli della malattia. Insomma, quindi, se pensiamo che qualcuno che conosciamo possa avere questo problema non limitiamoc­i a etichettar­la, per esempio, come “quella fanatica delle diete” o “della palestra”. Magari ha bisogno d’aiuto.

L’ossessione per la linea e l’esercizio fisico spesso nasconde un disagio che richiede un aiuto specifico, proprio perché il problema non viene riconosciu­to

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