Fondazione Corriere
«Se una volta», dice Walter Siti, «avessimo letto un testo di Gadda o Pasolini senza sapere chi fosse l’autore, lo avremmo riconosciuto da soli. Oggi non è più così: stiamo entrando in un’epoca post-stilistica»
La letteratura sta cambiando. E la mutazione più interessante è che se prendiamo un’opera contemporanea non sembra quasi mai scritta da uno stesso autore. L’intromissione degli editor, in molti casi, è evidente: intervengono sulla stesura finale, aggiungono scene, creano finali più attraenti e ripetitivi. L’obiettivo è vendere, percorrendo strade già battute. Il pericolo è che si uniformi tutto » . Parola di Water Siti. Lo scrittore, saggista e critico letterario modenese, premio Strega 2013 con il romanzo Resistere non serve a niente ( Rizzoli), sarà ospite, con Aldo Grasso e Guido Mazzoni, del prossimo incontro organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera sul tema delle rivoluzioni culturali. « Dal punto di vista letterario » , spiega, « stiamo entrando in un’epoca post- stilistica, nel senso che si è completamente perso quel tratto distintivo di ogni autore che era lo stile. Mi spiego: se una volta avessimo letto un testo di Gadda o Pasolini senza sapere prima chi fosse l’autore, lo avremmo riconosciuto da soli. Con gli scrittori contemporanei, questo non è possibile. Oggi i romanzi di successo vengono scritti già confezionati per essere tradotti. E non si percepisce più la distinzione tra letteratura creativa e di intrattenimento » . « Uno che stimo, Roberto Saviano, non è da meno: la sua ultima opera, La paranza dei bambini ( Feltrinelli), è un bel libro, eppure mi dà la sensazione di essere stato scritto da almeno 5 autori diversi » . Un’in- voluzione più che una rivoluzione, dunque? Non secondo Siti: « Il cambiamento non è per forza negativo » , spiega, « ma è certo che oggi la letteratura, intesa come sola scrittura, non basta più: serve un’aggiunta di immagini, suoni, musica. Gli autori si rivolgono a lettori abituati a usare internet, a interagire. Non è un caso se il Nobel è andato a Bob Dylan » . « Grazie ai blog » , conclude Siti, « molti giovani pubblicano online i loro lavori, ma così facendo viene meno il filtro degli editori, dei critici e perfino dei lettori. L’equazione è facile: se un contenuto è gratis, ne si usufruisce con superficialità. Si legge a sprazzi, magari solo in parte, e il frammento prevale sulla totalità. Saviano dice che delle poesie la gente ricorda solo un verso: è vero; e oggi conta quello che sta in un tweet. E poi, come sostiene Baricco, i giovani autori non sanno più scrivere i finali. Ormai è più importante come si comincia » .