Storie (di) note
Sono gli anni dei primi bombardamenti in tv. Lucio Dalla canta Attenti al lupo e ricorda quel volo che inizia con la primavera
1990Gli Ottanta sono finiti. Formalmente. Perché d’ora in avanti tutte le promesse saranno rigorosamente mantenute. Le novità di Sua Evanescenza si consolideranno, traghettate dalla fine del secondo al terzo millennio. Gli Ottanta vedono diventare periferica la Guerra Fredda e centrale l’importanza della televisione. I Novanta porteranno la guerra in televisione, sia come battaglia per gli ascolti, sia per i bombardamenti trasmessi in diretta, nei collegamenti con il fronte iracheno, sperimentali e verdastri. Oggi gli attentati ripresi dalle telecamere sono parte integrante delle scalette di trasmissioni e telegiornali. 1990. Lucio Dalla canta Attenti al lupo, quasi una metafora utilizzata spesso per alludere a Saddam Hussein, nemico pubblico Numero Uno degli Stati Uniti e dell’Occidente, dopo essere stato alleato Numero Uno degli Usa contro l’Iran, nel decennio di Sua Evanescenza. Nemmeno a farlo apposta Attenti al lupo è in Cambio, un long playing dal titolo preveggente: cambia un po’ tutto assieme al decennio. Tra le canzoni di Cambio anche Le rondini, altro simbolo mutante: le rondini, arrivando, segnalano la primavera e se ne vanno con la fine dell’estate. Ed è un’altra canzone capolavoro di Lucio: “Vorrei entrare dentro i fili di una radio / volare sopra i tetti delle città / incontrare le espressioni dialettali / mescolarmi con l’odore del caffè. / Fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali / e con la polvere dei sogni volare e volare / al fresco delle stelle, anche più in là”. Vive la sua nostalgia immaginando. Immaginando di vedere dall’alto i tetti delle città, immaginando fragranze e consuetudini quotidiane e, prima di tutto, immaginando di entrare in una radio, strumento principe di nostalgia, ricordi e fantasia. Questo diceva Lucio alla radio e sulla radio, in una mia trasmissione del 2004: « Io mi ricordo, per esempio, momenti di grandissima tensione positiva, creativa, come grandi nevicate nere, quando con mia madre da bambino ascoltavamo i gialli in cucina. La casa si ingrandiva e si rimpiccioliva come una fisarmonica perché veramente le voci senza il visivo, la parola, il suono avevano una forza, una immediatezza, e rimandava a sogni non certo a visioni con cui fare i conti subito. Per cui questo meccanismo è stato devastante dentro di me. Io credo che probabilmente oggi sono io, sono Lucio Dalla che suona, che scrive, solamente perché fin dall’inizio c’è stato questo meccanismo della radio che mi ha portato in casa il mondo. Oggi è difficile da spiegare a una società, una società televisiva come la nostra. È inimmaginabile poter raccontare che cos’era la parola quando entrava in casa il segno, il segnale, il racconto, il notiziario e le canzoni: era veramente una valanga di vita che ti entrava dentro alle orecchie e non usciva più e fermentava e faceva crescere tutto quanto » . Le rondini di Lucio volano alto: “Vorrei girare il cielo come le rondini / e ogni tanto fermarmi qua e là / Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici / e come loro quando è la sera / chiudere gli occhi con semplicità. / Vorrei seguire ogni battito del mio cuore / per capire cosa succede dentro / e cos’è che lo muove / da dove viene ogni tanto questo strano dolore. / Vorrei capire insomma che cos’è l’amore / Dov’è che si prende, dov’è che si dà. / Sogni, tu sogni nel cielo dei sogni”. 2012, 4 marzo. Al funerale di Lucio, Marco Alemanno ricorderà Le rondini. Riascoltando Le rondini e rileggendo le parole di Lucio mi chiedo come tutto questo possa aver preso forma tra Ottanta e Novanta. Per fortuna la risposta è negli anticorpi sempre presenti, anche se a rischio annegamento nella superficialità. Le rondini di Lucio si specchiano in alcuni versi di Maria Luisa Spaziani: “Papà, radice e luce, portami ancora per mano / nell’ottobre dorato del primo giorno di scuola. / Le rondini partivano, strillavano: / fra cinquant’anni ci ricorderai.” Quasi una fotografia della nostra anima: con il primo giorno di scuola per mano a tuo padre assieme al partire delle rondini, in quelle giornate di ottobre ancora lontane dall’inverno freddo e con un sapore di estate appena abbandonata, appena riposta nei bauli assieme alle magliette a righe piccole bianche e blu. E, su tutto, ancora una profezia avverata: “Fra cinquant’anni ci ricorderai”.
«Probabilmente oggi sono io, sono Lucio Dalla che suona, che scrive, solamente perché fin dall’inizio c’è stata la radio che mi ha portato in casa il mondo»