Saggistica
Nobel e padre dell’elettrodinamica, Feynman è stato un umorista che ha sdrammatizzato come pochi altri il rapporto con la scienza
Non era « la filosofia » ad « irritarlo » , ma « la pomposità » dei filosofi, che « non sanno ridere di se stessi » ( né della Cosa, qualunque sia, di cui si occupano). A differenza degli umanisti, sempre gravi e pensierosi, le fronti eternamente solcate da rughe di preoccupazione metafisica, non lo spaventava « il fatto d’essere perso in un universo misterioso senza alcuno scopo – che poi è il modo in cui stanno le cose, per quello che so » . E ancora: « Gli scienziati sono gli esploratori, i filosofi sono i turisti » . Richard P. Feynman, Nobel nel 1965 per essere stato tra i fondatori dell’elettrodinamica quantistica, nato nel 1918, scomparso a settant’anni, fu una delle menti più brillanti del XX secolo, come testimoniano il Nobel e queste Battute memorabili di Feynman, dove lo scienziato appare anche nei panni d’un umorista naturale, d’un biologo e genetista dilettante, d’un provetto scassinatore di casseforti e d’un formidabile suonatore di bongo. Diviso in sezioni tematiche, dal Mondo dei quanti ad Arte, musica e poesia, da Umorismo a Istruzione e insegnamento, il libro è curato dalla figlia Michelle e raccoglie brani di lettere, citazioni da libri e lezioni universitarie, osservazioni estemporanee. Come già Sta scherzando, Mr. Feynman, una fortunata silloge d’aneddoti feynmaniani del 1985, e come Deviazioni perfettamente ragionevoli dalle vie battute. Le lettere di Richard Feynman, uscito nel 2005, anche Le battute memorabili di Feynman è il ritratto d’un uomo che ha traversato il secolo breve – l’epoca senza forse più tragica della storia universale, « quando una caterva di decisioni d’importanza storica » furono « prese alla leggera » – senza mai dimenticare che « le forme più alte di conoscenza sono la risata e la compassione » . Poco più che ventenne, fisico già di prima grandezza, Dick Feynman era a Los Alamos, venti giorni prima del volo dell’Enola Gay verso Hiroshima, quando esplose la prima Bomba nel deserto dell’Arizona. « La cosa » , avrebbe poi detto, « successe in un lampo » . Per quanto terribile sia la sua storia, aggiunse qualche anno dopo, « non si può capire la scienza ( e la relazione tra la scienza e qualunque altra cosa) se non la si riconosce e si apprezza per quello che è: la grande avventura dei nostri tempi » . È in questa giungla che i fisici moderni si sono fatti strada a colpi di machete mentre i filosofi seguivano storcendo il naso e assegnando voti con la matita rossa e blu. Non ci possiamo dire « cittadini di questo tempo se non sentiamo quant’è meravigliosa ed esaltante questa avventura » , scrive Feynman. Un’avventura « dell’immaginazione » , precisa: un’avventura estetica. Niente « è più bello della natura » quando le sue leggi vanno « contro tutte le nozioni che ci vengono dal senso comune » . È di questa bellezza arcana e sfuggente che parlano la matematica, gli scherzi, il samba a Copacabana, l’hobby di scassinare casseforti e tutte le attività con le quali uno dei QI più alti d’ogni tempo ha riempito la propria vita, influenzando e arricchendo la nostra. Forse le « visioni scientifiche finiscono nel mistero » , forse « si perdono nell’incertezza, ma appaiono così profonde e impressionanti da far sembrare semplicemente inadeguata la teoria che tutto sia un palcoscenico sul quale l’uomo si dibatte tra bene e male, con Dio come spettatore » . Ci sono decisamente più cose in cielo e in terra di quante ne sognino i filosofi.