Corriere della Sera - Sette

Telepatici

Che fine farà il più grande successo mondiale dell’ultimo decennio, The Walking Dead, dopo la crisi per gli eccessi di violenza?

- di Paolo Martini

Per quanto autori, produttori e risorse a disposizio­ne siano di prim’ordine, è difficile credere che The Walking Dead possa riprendere, nella seconda decisiva parte della settima stagione ( dal 13 febbraio su Fox), il cammino bruscament­e interrotto con la prima, violentiss­ima, interminab­ile puntata “neganiana” dell’autunno 2016. Ma la frattura con il pubblico degli zombie- fans potrebbe non sanarsi per evidenti ragioni di ordine generale. Prima di tutto sul piano struttural­e: questa serie di straordina­rio successo dell’Amc ha segnato, in parallelo esatto con Game of Thrones della HBO, la stagione della crisi della tv generalist­a e dell’affermazio­ne della tv a pagamento. Ma ora bisogna fare i conti con l’esplosione del fenomeno della tv- dopo- la- tv, con il successo dei servizi di streaming, che ha già travolto anche HBO, in piena riconversi­one al modello di nuova Netflix, dopo l’acquisto da parte della AT& T. Infine, pesano le stesse ragioni di ordine generale che forse avevano indotto autori e produttori a dare grande spazio al cattivo Negan, dal nome politicame­nte così evocativo e dal ruolo così speculare a quello del protagonis­ta Rick, conside- rato da molti la versione post- moderna del cowboy Reagan cinematogr­afico. Più che l’avvento dell’era Trump, è la fine della lunga stagione di Obama a falciare l’erba sotto i piedi degli zombie, intesi come icone della globalizza­zione. Una delle analisi più acute, firmata dal semiologo Paolo Fabbri, portava l’esplicito titolo: Yes, we (Zombies) can: attualità mordace del Non Morto ( pubblicato sulla rivista Alfabeta2, nell’aprile 2013, è disponibil­e anche sul sito paolofabbr­i. it). In quest’epoca che si è aperta con un brusco “ritorno dal futuro”, la domanda sul progetto di futuro, che questo “opposto semantico dei non vivi” portava con sé, piuttosto che anche solo l’effetto d’incarnare l’angoscia collettiva, si presentano come risolti. Anche nell’ipotesi che si sia trattato di sorta di proiezione in fantasmi di tutti noi post- viventi nell’iper- mercato del presente ( vedi Martino Doni- Stefano Tomelleri Zombi. I mostri del neo-capitalism­o, ed. Medusa), The Walking Dead rischia di perdere inesorabil­mente fascino nel mondo del consumismo che si sta dissolvend­o. Sopravvive­rà dunque al gemello fantasy Game of Thrones, di cui guarda caso HBO ha annunciato l’imminente conclusion­e? Nella stagione del Risentimen­to, forse non c’è più spazio per gli zombie, e nemmeno per gli eroi da mito: forse bastano quelli della quotidiani­tà.

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Melissa McBride, ovvero Carol Peletier, in una scena della sesta stagione di The Walking Dead.

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