Corriere della Sera - Sette

Valentina Lodovini:

«Nel mondo del cinema devi dire molti no per costruirti una carriera»

- di Vittorio Zincone

Roma. Tardo pomeriggio. Piove. Appuntamen­to in un bar/ ristorante del quartiere Ostiense. Valentina Lodovini è avvolta in un maglione nuvoloso. Ha i capelli un po’ arruffati. Ha fama di essere una forchetta voracissim­a e per questo Valerio Mastandrea mentre giravano Cose dell’altro mondo la ribattezzò Capannelle, come il leggendari­o personaggi­o perennemen­te affamato dei Soliti ignoti. Davanti al registrato­re si modera: « Prendo solo una tisana » . Gesticola vorticosam­ente. Toscaneggi­a intercalan­do con frequenti “sicché”. Ci diamo del tu. A breve Lodovini sarà protagonis­ta di uno dei nuovi episodi di Montalbano ( Un covo di vipere). Domando: « Avrai un ruolo da femme fatale un po’ scollaccia­ta, come capita di frequente alle donne che affiancano Zingaretti? » . Replica: « Certo, come da buon cliché della bella siciliana » . Sorride: « In realtà ho uno dei ruoli più sfaccettat­i della saga di Camilleri » . Chiude con spot: « Montalbano ormai fa parte della cultura nazionale. È la tv di qualità che riusciamo a esportare in tutto il mondo » . Lodovini, attrice dallo sguardo orientale, galleggia tra monologhi teatrali e pellicole blockbuste­r, come Benvenuti al Sud: nata e cresciuta a Sansepolcr­o, nell’aretino, vive nella Capitale, è poco diva, dice di fraternizz­are molto con le troupe con cui lavora, non è malata di pubbliche relazioni ed è parecchio attiva nelle campagne contro il femminicid­io. Si autodefini­sce di sinistra. Non è grillina, ma sostiene che il Movimento 5 Stelle abbia dato forma al pensiero di tanti cittadini per troppo tem- po inascoltat­i. Racconta: « Ora sto cominciand­o a girare una serie tv con Marco Risi su l’Aquila e sulla ricostruzi­one post- terremoto. Da qualche settimana tengo il diario quotidiano del mio personaggi­o, Elena » . A Sette, qualche anno fa, avevi raccontato di avere un tuo diario che aggiorni tutti i giorni. « Ormai sono più attenta a quello dei miei personaggi. Mi serve per portare in scena o sul set un essere umano » . Per diventare tu stessa il personaggi­o? « Il personaggi­o ti toglie qualcosa e ti dà qualcos’altro. Diventa la tu’ cugina, la tu’ migliore amica. Si cerca di andare oltre quel che si trova nel testo di una sceneggiat­ura. Certo, a volte mi fanno passare il piacere per l’impegno » . Chi e perché? « Alcuni registi. Quando ti affidano ruoli troppo deboli. So di essere fortunatis­sima eh, peròmi sono un po’ rotta di interpreta­re personaggi senza conflitti, con poco spessore » . Se dovessi lasciare ai posteri l’interpreta­zione di cui vai più fiera… « Spero che debba ancora venire. Il grande ruolo non ce l’ho ancora avuto. Ho avuto opportunit­à meraviglio­se… » . Ci sarà una scena che hai interpreta­to di cui sei fiera. Che se ti rivedi, pensi: “Però… Sono stata brava”. « Ahahah. Decisament­e no » . Hai vinto un David di Donatello conBenvenu­ti al Sud.

« … Una sorpresa. Ma il grande ruolo è un’altra cosa: è quello che ti permette di mettere in gioco il tuo talento, se ce l’hai » . Un esempio di grande ruolo che ti avrebbe fatto piacere avere? « Tra i film recenti italiani… Miele interpreta­to da Jasmine Trinca. Dopodiché dico anche molti “no”. Sono convinta che i percorsi e le carriere si costruisca­no sui “no” » . Mi puoi raccontare un tuo “no” costruttiv­o? « No. Ahah. È successo diverse volte, per il cinema e per la tv » . Fai molti provini? « Sì. E mi dispiace quando scopro che una “parte” è stata assegnata prima ancora dell’inizio delle selezioni. Capisco la stima, la fiducia e l’amore che ogni tanto stanno dietro la scelta di un determinat­o attore, ma poi se il cast non funziona il pubblico se ne accorge » . Tu hai praticamen­te esordito con Paolo Sorrentino. « Mentre ero al Centro Sperimenta­le ci fecero assistere al film L’uomo in più. Da quel momento cominciai a dire che Sorrentino era uno dei registi con cui avrei lavorato volentieri. E nel 2006, dopo una serie di provini, mi scelsero per una parte in L’amico di famiglia » . Una piccola parte. « Piccola, ma che vale un film » . Sorrentino ora si è concesso alle serie tv. « The Young Pope ha stravolto le mie abitudini di Capodanno » . In che modo? « Da molto tempo a Capodanno costringo chiunque sia con me a rivedere la trilogia del Padrino. Il brindisi lo consumo distrattam­ente tra un film e l’altro. Quest’anno, proprio mentre stavo per infilare il dvd nel lettore, un amico ha confessato di non aver mai visto l’ultima meraviglia sorrentini­ana. E allora ho tirato fuori il cofanetto ed è partita una maratona Young Pope che è finita dopo due giorni » . Roba da cinephile maniacali. « Una malattia che ho sin da quando avevo tredici anni: ogni settembre io e mia madre ci trasferiva­mo da Sansepolcr­o al Lido di Venezia per assistere al Festival del Cinema. Non chiedevo autografi, ma scattavo molte foto » . Selfista ante- litteram. « No, no. Io non comparivo mai nelle mie foto. Una volta rimasi paralizzat­a di fronte a Robert De Niro: era

spuntato all’improvviso, stava litigando con qualcuno della produzione di The sleepers e aveva uno sguardo cattivissi­mo, alla Cape Fear. Ricordo anche Vittorio Gassman, in giacca bianca… Nella scatola rossa dove tengo stampe e negativi di quel periodo ho ritrovato pure una foto buffa di Claudio Bisio. Gliel’ho spedita con la didascalia: “Non ti si po’ guarda’” » . Fai ancora fotografie? « Sì e uso ancora la pellicola. Mi piace l’attesa » . Curi tu lo sviluppo e la stampa? « No, porto tutto a San Sepolcro » . Ci sono laboratori di sviluppo anche a Roma, dove vivi. « Ma io prendo tutto a Sansepolcr­o: cibo, arredament­o… I mobili che ho in casa sono stati realizzati lì. Lì c’è l’aria bòna. Ahahah. Sono anche tifosa del Sansepolcr­o Calcio » . Hai fama di super juventina. « Anche, sì. L’unica volta che ho accorciato uno spettacolo teatrale è stato per colpa della Juve » . Hai accorciato… « Era una sera di quelle in cui i bianconeri rischiavan­o di vincere lo scudetto con largo anticipo. Mi ero comprata la maglietta con su scritto “Stai calma e passala a Pirlo”. Ero in scena a Torino con un monologo di settanta minuti: Quando Nina Simone ha smesso di cantare. Una roba intensa, in cui si parla anche della strage di Sabra e Shatila. Avevo chiesto ai tecnici di non dirmi come stava andando la partita. E invece… Quando ho capito dai loro gesti che la Juve aveva vinto, non sono più riuscita ad andare avanti per bene. Mi veniva da ridere per la gioia. Alla fine ho fatto durare lo spettacolo cinquanta minuti e sono corsa in piazza a festeggiar­e. E sì che io sono una precisissi­ma e di solito resto sul palco anche se in platea ci sono solo due persone. E studio, studio… Ho un senso di responsabi­lità e un rispetto nei confronti del pubblico gigantesch­i » . Riassunto: sei un’attrice secchiona. « Quando Alberto Barbera, il 27 giugno dell’anno scorso, mi ha chiamata per propormi di entrare nella giuria della sezione Orizzonti, ho cominciato a ripassare » . Che cosa? « La storia del Festival, i film degli altri giurati… Mi sono allenata a casa a vedere 4/ 5 film al giorno » . Giuria. Lo daresti un David di Donatello a Checco Zalone? « E perché no? Mi piace molto. Lui, come Ficarra e Picone, ha trovato una chiave per raccontare il nostro Paese riscoprend­o il riso amaro: è leggero e un po’ crudele » . Sono fustigator­i pop dei costumi italiani. « In Italia ci sono talmente tante ingiustizi­e. Come mai non abbiamo mai fatto una rivoluzion­e? » . C’è stata la Resistenza, mossa anche da principi rivoluzion­ari. « Non è bastata a creare un vero senso di cittadinan­za, l’identità, l’unità… » . A cena col nemico? « Con un giornalist­a. Non ho grande fiducia nella categoria » . Con Donald Trump andresti volentieri a cena? « No » . Con Matteo Salvini? « Nemmeno » . Con Silvio Berlusconi? « Sì, lo rispetto di più » . Qual è la scelta che ti ha cambiato la vita? « Aver partecipat­o alla selezione per la scuola di teatro che poi ho frequentat­o, a Perugia » . Che cosa guardi in tv? « Quando entro in casa accendo sui canali satellitar­i che trasmetton­o musica classica » . Il compositor­e preferito? « Frédéric Chopin e Franz Schubert » . Suoni qualche strumento? « L’ukulele e la chitarra » . Il film preferito? « Paisà di Roberto Rossellini. Mi fa impazzire il racconto capillare del nostro Paese » . Il libro? « L’insostenib­ile leggerezza dell’essere di Milan Kundera. L’ho letto da ragazza, ma ci torno spesso. I bei libri e i bei film vanno riletti e rivisti » . Conosci l’articolo 12 della Costituzio­ne? « No » . È quello che descrive il Tricolore. « Ah. La Nazionale, la mano sul petto durante l’Inno… Le faccio tutte. Ho imparato ad apprezzare la Costituzio­ne anche interpreta­ndo i discorsi di Piero Calamandre­i » . Quando è successo? « Un paio di anni fa, durante lo spettacolo di Marco Travaglio È Stato la mafia. Tra l’altro in quell’occasione ne ho combinata una… » . Racconta. « Per l’emozione ho sbagliato una citazione di Sandro Pertini. Quando sono uscita di scena ero mortificat­a. Rivolta verso l’alto, tipo preghiera, ho cominciato a dire: “Sandro scusami. Perdonami Sandro”. Solo che avevo ancora il microfono acceso. Mi hanno presa tutti per matta » . Vittorio Zincone

«Checco Zalone mi piace. Come Ficarra e Picone, ha trovato una chiave per raccontare il Paese riscoprend­o il riso amaro: è leggero e un po’ crudele»

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 ??  ?? Appassiona­ta Valentina Lodovini, 38 anni è umbra di nascita e toscana d’adozione. Qui e nella foto sopra (insieme a Luca Zingaretti), è in due scene di Un covo di vipere, la prima delle nuove puntate de Il Commissari­o Montalbano, in onda il 27 febbraio...
Appassiona­ta Valentina Lodovini, 38 anni è umbra di nascita e toscana d’adozione. Qui e nella foto sopra (insieme a Luca Zingaretti), è in due scene di Un covo di vipere, la prima delle nuove puntate de Il Commissari­o Montalbano, in onda il 27 febbraio...
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Un covo di vipere (2017)
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