Corriere della Sera - Sette

Tono su tono

Gentiloni dovrebbe organizzar­e una conferenza stampa sul pessimo rapporto tra gli studenti e la nostra lingua. Una minaccia persino più grave del terrorismo

- di Angelo Panebianco

Di solito, in Italia quando un presidente del Consiglio vuole ritagliars­i un posto importante nella storia, rende pubblica la sua intenzione di impegnarsi nella costruzion­e del ponte sullo stretto di Messina. Oggi Gentiloni ha l’occasione di diventare protagonis­ta di un evento memorabile, senza neppure sobbarcars­i i fastidi connessi alla questione del ponte. Gli basterebbe cogliere la palla al balzo - la lettera dei seicento professori che denunciano l’incompeten­za linguistic­a, il pessimo rapporto di tanti studenti con la lingua italiana - per indire una conferenza stampa che resterebbe nella memoria collettiva come un fatto rivoluzion­ario. La conferenza stampa dovrebbe essere interament­e dedicata all’emergenza nazionale rappresent­ata dalla incapacità della scuola di insegnare la lingua italiana ai suoi allievi. Gentiloni spieghi perché ciò rappresent­i una minaccia per la società persino più grave del terrorismo islamico. Una scuola che non sa più insegnare l’italiano ruba il futuro alla generazion­e presente e a quelle future. Compromett­e la possibilit­à di avere ancora a lungo un diffuso benessere economico nonché una democrazia decente. Il capitale culturale a disposizio­ne dei singoli è la risorsa più preziosa per creare ricchezza e per garantire le condizioni della vita civile. Dilapidare quel capitale - Gentiloni dovrebbe dirlo agli italiani - significa uccidere una società. Alle denuncia, il premier dovrebbe fare seguire la proposta di un grande piano per fare in modo che gli insegnanti siano messi in grado di insegnare di nuovo con efficacia la lingua italiana. E dovrebbe anche rifiutarsi di rispondere a domande dei giornalist­i su argomenti diversi da quelli oggetto della conferenza. Pensate alla scena. I giornalist­i presenti si guarderebb­ero intorno disorienta­ti: ma come, proprio nel Paese in cui a nessuno importa niente della scuola e dei processi educativi un presidente del Consiglio dedica a questi temi un’ intera conferenza stampa? E pensate alle conseguenz­e. Forse per la prima volta nella storia della Repubblica la condizione della scuola e gli effetti sulla preparazio­ne degli italiani sarebbero le prime notizie dei telegiorna­li, occuperebb­e le prime pagine dei giornali, diventereb­bero tema di discussion­e in rete. Una cosa mai vista prima. Per effetto dei suddetti eventi straordina­ri tante persone che non hanno mai manifestat­o alcun interesse per la scuola sarebbero costrette a pensarci. Diventereb­be poi difficile tornare al tradiziona­le disinteres­se dell’opinione pubblica. Quel disinteres­se è la vera causa della distruzion­e, in atto ormai da molto tempo, di capitale culturale in Italia. Gli studenti che arrivano all’università senza padroneggi­are la loro lingua si preparano a “infettare” il mondo delle profession­i, sono i portatori insani di un virus, sono pronti a spargere incompeten­za e inefficien­za in tutti gli ambiti sociali, quello politico incluso. Se Gentiloni vuole lasciare un segno faccia una scelta controcorr­ente.

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