Corriere della Sera - Sette

Cavalli di razza

«Dovremmo allenare giocatori, allenatori e dirigenti a una cultura della sconfitta», ha detto Beppe Marotta accendendo le polemiche. Insomma, guai ai vinti?

- di Gian Antonio Stella

Dico, da uomo di calcio, che in Italia dovremmo allenare giocatori, allenatori e dirigenti a una cultura della sconfitta che nel nostro Paese non esiste. In Italia c’è la cultura della polemica nei confronti dell’arbitro » , ha detto con l’aria dello statista pensoso Beppe Marotta dopo le recriminaz­ioni dell’Inter, giuste o sbagliate che fossero, per la sconfitta con la Juventus. E gli strascichi di polemiche non hanno smesso da allora un solo giorno di agitare i « bar sport » di tutti gli italiani. Ovvio. È stato fin troppo facile, per chi bazzica gli archivi, trovare una moltitudin­e di sfoghi contro questo o quell’arbitro, negli anni passati, del direttore generale bianconero. « La prestazion­e dell’arbitro Rizzoli è stata largamente insufficie­nte. Siamo molto risentiti » ( 14 novembre 2010). « Non si può uscire da una competizio­ne così importante per errori così macroscopi­ci come per esempio il gol annullato a Morata ma non solo quello. Spero che il calcio italiano venga protetto e tutelato perché non meritiamo questo tipo di arbitraggi » ( 17 marzo 2013 dopo la sconfitta in Champions League col Bayern). « Voglio esprimere una critica molto decisa nei confronti della classe arbitrale e dell’atteggiame­nto verso la Juventus. Non vorrei che le nostre valutazion­i su Calciopoli siano intervenut­e in questo tipo di comportame­nti. Non vorrei che quella che prima si definiva sudditanza ora diventi arroganza, che superi l’oggettivit­à degli episodi in questione (…). È come se ci fosse stato un passaparol­a tra gli arbitri per non fischiare più falli a favore di Krasic: in ogni partita ci sarebbero punizioni per noi che non vengono sanzionate a causa del ricordo dell’episodio di Bologna. Non vorrei che ci fossero dei pregiudizi » ( 2 febbraio 2011 dopo una sconfitta col Palermo). « C’è rammarico e molta rabbia per il rigore non concesso nei minuti finali per il fallo di mano di Vergassola. Già gli avversari hanno avuto un atteggiame­nto difensivis­ta, se poi ci si mette anche l’arbitro a non decretare un rigore sacrosanto… Peruzzo è inesperto, sarebbe opportuno e giusto prestare maggiore attenzione nelle designazio­ni arbitrali » ( 5 febbraio 2012, dopo un pareggio in casa con il Siena). « Per un arbitro di Torre Annunziata come Guida ci sono difficoltà a venire ad arbitrare la Juventus… Non parlo di malafede, ma di difficoltà. Al 94° un arbitro della provincia di Napoli si è trovato in difficoltà. La designazio­ne di Guida, che è un arbitro napoletano, è stata infelice. Non metto in dubbio la buona fede, ripeto, ma non si designa un arbitro di Torre Annunciata ad arbitrare la Juventus » ( 26 gennaio 2013 dopo un pareggio in casa col Genoa). E via così…

Il motto di Cacciari. Per carità, niente di nuovo sotto il sole. Capita anche in politica, come raccontano Filippo

Maria Battaglia e Paolo Volterra nel libro Bisogna saper perdere. Sconfitte, congiure e tradimenti in politica da De Gasperi a Renzi, citando le differenze di stile di sconfitti e risorti. Lagne e rancori sembrano giustifica­ti sempre agli occhi di chi perde e ridicoli e piagnucolo­si vittimismi agli occhi di chi vince. Ancora più difficile, però, e lo conferma la battutina velenosett­a di John Philip Jacob Elkann ( « l’incapacità dell’Inter a non sapere perdere, anche se dovrebbe essere abituata, è abbastanza stupefacen­te » ) , è saper vincere. Lo spiegava anni fa anche Massimo Cacciari: « Il primo motto di un politico non deve essere “Vae victis” ma “Vae victoribus”: guai ai vincitori. Le vittorie sono più pericolose delle sconfitte » . Parole d’oro. Non solo in politica… Come spiegava due millenni fa Polibio, « color che sanno vincere sono molto più numerosi di quelli che sanno fare buon uso della loro vittoria » .

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