Cavalli di razza
«Dovremmo allenare giocatori, allenatori e dirigenti a una cultura della sconfitta», ha detto Beppe Marotta accendendo le polemiche. Insomma, guai ai vinti?
Dico, da uomo di calcio, che in Italia dovremmo allenare giocatori, allenatori e dirigenti a una cultura della sconfitta che nel nostro Paese non esiste. In Italia c’è la cultura della polemica nei confronti dell’arbitro » , ha detto con l’aria dello statista pensoso Beppe Marotta dopo le recriminazioni dell’Inter, giuste o sbagliate che fossero, per la sconfitta con la Juventus. E gli strascichi di polemiche non hanno smesso da allora un solo giorno di agitare i « bar sport » di tutti gli italiani. Ovvio. È stato fin troppo facile, per chi bazzica gli archivi, trovare una moltitudine di sfoghi contro questo o quell’arbitro, negli anni passati, del direttore generale bianconero. « La prestazione dell’arbitro Rizzoli è stata largamente insufficiente. Siamo molto risentiti » ( 14 novembre 2010). « Non si può uscire da una competizione così importante per errori così macroscopici come per esempio il gol annullato a Morata ma non solo quello. Spero che il calcio italiano venga protetto e tutelato perché non meritiamo questo tipo di arbitraggi » ( 17 marzo 2013 dopo la sconfitta in Champions League col Bayern). « Voglio esprimere una critica molto decisa nei confronti della classe arbitrale e dell’atteggiamento verso la Juventus. Non vorrei che le nostre valutazioni su Calciopoli siano intervenute in questo tipo di comportamenti. Non vorrei che quella che prima si definiva sudditanza ora diventi arroganza, che superi l’oggettività degli episodi in questione (…). È come se ci fosse stato un passaparola tra gli arbitri per non fischiare più falli a favore di Krasic: in ogni partita ci sarebbero punizioni per noi che non vengono sanzionate a causa del ricordo dell’episodio di Bologna. Non vorrei che ci fossero dei pregiudizi » ( 2 febbraio 2011 dopo una sconfitta col Palermo). « C’è rammarico e molta rabbia per il rigore non concesso nei minuti finali per il fallo di mano di Vergassola. Già gli avversari hanno avuto un atteggiamento difensivista, se poi ci si mette anche l’arbitro a non decretare un rigore sacrosanto… Peruzzo è inesperto, sarebbe opportuno e giusto prestare maggiore attenzione nelle designazioni arbitrali » ( 5 febbraio 2012, dopo un pareggio in casa con il Siena). « Per un arbitro di Torre Annunziata come Guida ci sono difficoltà a venire ad arbitrare la Juventus… Non parlo di malafede, ma di difficoltà. Al 94° un arbitro della provincia di Napoli si è trovato in difficoltà. La designazione di Guida, che è un arbitro napoletano, è stata infelice. Non metto in dubbio la buona fede, ripeto, ma non si designa un arbitro di Torre Annunciata ad arbitrare la Juventus » ( 26 gennaio 2013 dopo un pareggio in casa col Genoa). E via così…
Il motto di Cacciari. Per carità, niente di nuovo sotto il sole. Capita anche in politica, come raccontano Filippo
Maria Battaglia e Paolo Volterra nel libro Bisogna saper perdere. Sconfitte, congiure e tradimenti in politica da De Gasperi a Renzi, citando le differenze di stile di sconfitti e risorti. Lagne e rancori sembrano giustificati sempre agli occhi di chi perde e ridicoli e piagnucolosi vittimismi agli occhi di chi vince. Ancora più difficile, però, e lo conferma la battutina velenosetta di John Philip Jacob Elkann ( « l’incapacità dell’Inter a non sapere perdere, anche se dovrebbe essere abituata, è abbastanza stupefacente » ) , è saper vincere. Lo spiegava anni fa anche Massimo Cacciari: « Il primo motto di un politico non deve essere “Vae victis” ma “Vae victoribus”: guai ai vincitori. Le vittorie sono più pericolose delle sconfitte » . Parole d’oro. Non solo in politica… Come spiegava due millenni fa Polibio, « color che sanno vincere sono molto più numerosi di quelli che sanno fare buon uso della loro vittoria » .