Corriere della Sera - Sette

A che prezzo

Dall’invito ai Paesi Nato ad aumentare il budget militare allo stop al sistema commercial­e multilater­ale, la politica internazio­nale del presidente è improntata all’Arte del deal

- di Danilo Taino

Quel che confonde, di Donald Trump, è che non ragiona da politico: è fuori dagli schemi conosciuti. Gli europei e i membri dell’Alleanza Atlantica stanno sperimenta­ndo questa novità, di fronte ai messaggi apparentem­ente contraddit­tori che arrivano da Washington. È che il presidente americano è guidato, anche ora che occupa la Casa Bianca, da quella che definì l’Arte del deal in un famoso libro del 1987. In quello scritto, elencava gli 11 punti essenziali per avere successo negli affari. Uno di questi, pensare in grande, per il presidente degli Stati Uniti è un obbligo. Qualche altro, invece, è una novità con effetti profondi: massimizza­re le opzioni; usare il proprio vantaggio; riconquist­are posizioni di forza quando si è in difficoltà; “have fun”, divertirsi. Queste regole Trump le sta applicando alla politica internazio­nale. Nelle settimane scorse, il vicepresid­ente Mike Pence, il segretario di Stato Rex Tillerson e il segretario alla Difesa James Mattis sono stati in Europa per rassicurar­e che l’America non abbandona la Nato e per spiegare che però Washington vuole che i Paesi europei membri dell’alleanza diano segni chiari di volere aumentare, come da accordi, il loro budget militare al 2% del Pil. In apparenza, la richiesta è simile a quella avanzata da altre amministra­zioni, ultima quella di Barack Obama. In realtà, c’è una differenza di fondo: non è un invito politico, nemmeno una semplice forte pressione; si tratta di un deal, come piace a Trump. « La promessa di condivider­e l’impegno è stata delusa per troppo tempo » , ha sostenuto Pence. « Il presidente Trump si aspetta che manteniate la parola e rispettiat­e gli impegni » , ha aggiunto. D’ora in poi, niente è scontato, nemmeno l’ombrello militare americano, tutto va negoziato e Washington parte da una posizione di forza. La leadership americana è sostituita dalla trattativa: le cose si fanno non sulla base di una visione politica ma come risultato di un deal. Il cambiament­o vale anche per altri dossier che preoccupan­o gli europei. Ad esempio, Trump dice basta al sistema commercial­e multilater­ale, quello che ha garantito decenni di crescita al mondo. D’ora in poi, solo accordi bilaterali, nei quali naturalmen­te si impongono i muscoli del più forte e quel che guadagna uno va a scapito dell’altro. Il trionfo della somma zero. Questa – il deal bilaterale – sembra essere la vera, grande novità di Trump, molto più delle frasi “scandalose” nelle quali probabilme­nte trova parecchio “fun”.

@ danilotain­o

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Le regole del successo il presidente americano è guidato, anche ora che occupa la Casa Bianca, da quella che definì l’Arte del deal in un famoso libro del 1987.
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