Edicola
Una collana da collezione, con tutti i successi della Premiata Forneria Marconi. A cominciare da Storia di un minuto
Eravamo in Liguria per alcuni concerti. Io, con il mio gruppo di allora, i Dalton, mi stavo esibendo a Spotorno. Loro erano a Santa Margherita Ligure, al Covo di Nord Est. Presi l’auto e li raggiunsi. Solo che, appena arrivato, stavano già smontando gli impianti di amplificazione e gli strumenti: facevano un genere completamente inadatto per quel tipo di locale. Erano troppo rock per quel posto » . Mauro Pagani ride sempre di gusto ripensando a quell’incontro, all’inizio degli anni Settanta. Il primo approccio con un pezzo importantissimo della sua storia, con la Premiata Forneria Marconi, la mitica Pfm. « Che non si chiamava ancora così, ma erano i Quelli: dopo, entrando nel gruppo, piacque il nome della Forneria Marconi, che frequentavo a Chiari, il paese dove sono nato e ho vissuto da ragazzo, nella provincia bresciana » , aggiunge Pagani. “Premiata” fu poi la classica ciliegina sulla torta, oltre che l’inizio di un mito. Vivo ancora oggi. Dopo una infinità di album, raccolte ed esibizioni in ogni angolo del mondo, la musica di quelle tre celebri lettere, simbolo del rock progressivo ( e non solo) si può riascoltare in una collana da collezione, Pfm, appunto, in edicola dal prossimo 13 marzo con il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Secondo un rispettosissimo ordine cronologico, non si poteva che partire dall’inizio della fiaba. Dall’album “Storia di un minuto”, in edicola a 9,90 euro, escluso il costo del quotidiano. Il disco si apre con una lunga introduzione, e subito dopo, Impressioni di settembre, il brano scritto da Pagani, Mussida e Mogol. « Volevamo soltanto suonare, essere noi stessi, senza scendere a compromessi stilistici » , osserva Pagani, che aggiunge, « io, per esempio, prendevo il violino, o il flauto, Franz Di Cioccio ( del quale, nella collana del Corriere, sono pubblicati diversi testi e foto esclusive, ndr) si sedeva alla batteria, Franco Mussida sollevava una chitarra da terra, e iniziavamo a far uscire le note che ci piacevano » . La premessa è fondamentale per comprendere la magia di un brano come Impressioni di settembre, « perfetta sintesi di più cose » . La musica era già pronta, mancava solo il testo. « Eravamo prodotti dalla Numero Uno, la casa discografica di Battisti e Mogol, e quest’ultimo avrebbe dovuto scrivere le parole di Impressioni: beh, diciamocela tutta, non è che la cosa ci facesse particolarmente impazzire » , spiega il compositore, direttore e produttore. Mogol era il primo attore del mercato discografico di quegli anni, troppo diverso dalle cose della Pfm. « Però, come tutti i grandi, Giulio seppe fare un vero e proprio miracolo: ne uscì fuori un pezzo contemporaneo e modernissimo nell’impostazione musicale: anche perché, come si sa, il progressive tende a distruggere la forma canzone, ma quella frase musicale nel ritornello era diventata un vero e proprio volo liberatorio » . Con la stessa forza dirompente di È Festa, la terza traccia di Storia di un minuto. Anche qui ci sarebbero molte cose da raccontare. Tra l’inizio di tutto e la sospensione di un tempo – è durata sette anni la collaborazione di Mauro Pagani con la Pfm – da ripensare con gioia. Conclude Pagani: « Io e Franco ( Mussida, ndr) volevamo descrivere, suonando, una festa intorno al fuoco: per ciò, ci è venuto facile pensare ad una tarantella rock, seguendo il passo della propria anima, né troppo avanti, né troppo indietro » . Sempre intorno al mondo. Magari accompagnando altri sognatori, su tutti Fabrizio De André, e inseguendo la musica popolare. Tra tournée negli Stati Uniti e in Giappone. Facendosi chiamare soltanto, e per sempre, con tre lettere: Pfm.