Corriere della Sera - Sette

DirittiDes­iderabili

- di Paola Severini Melograni

Scrive Alessandra Servidori sul Manuale dei Diritti, che per rispondere alla recessione non c’è altra strada che rinforzare le politiche che prestino maggior attenzione alle donne vulnerabil­i, ovvero quelle anziane, precarie, disabili, migranti o in condizioni di difficoltà. Dopo la solita sbornia dell’ 8 marzo dovremmo chiederci cosa è cambiato per le donne italiane dal loro ingresso nell’amministra­zione della cosa pubblica. Settantuno anni fa, 10 marzo 1946, poterono finalmente esercitare il loro primo diritto di voto ( mentre in Nuova Zelanda questo accadde nel 1893), 21 furono le elette su 556 all’Assemblea Costituent­e: 9 comuniste, 9 democristi­ane, 2 socialiste, una del movimento dell’Uomo Qualunque. Di queste parlamenta­ri – ad eccezione di Nilde Jotti e Lina Merlin – si sono perse le tracce ( per saperne di più, c’è il libro di Grazia Gotti, 21 donne all’assemblea, Bompiani). Dopo di loro arrivarono altre donne che dedicarono la vita alla politica, intesa come il più nobile degli esercizi. Una di queste è stata ricordata la scorsa settimana dal capo dello Stato a Lucca: si chiamava Maria Eletta Martini ed a lei dobbiamo l’idea del Terzo Settore come oggi è concepito. Si trattava di personalit­à politiche che avevano fermissima la coscienza dell’enorme compito da svolgere e, soprattutt­o, del peso che il loro lavoro avrebbe avuto nei confronti dell’universo femminile: esercitava­no il mandato facendo estrema attenzione ai loro comportame­nti. Nessuna di loro fu mai sfiorata da scandali. È arrivato il momento di tornare a quei modelli per aiutare il cammino verso la parità di tutte le donne.

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