Corriere della Sera - Sette

Arte e Oltre

Una mostra alla National Gallery di Londra celebra la collaboraz­ione tra Michelange­lo e Sebastiano del Piombo (contro Raffaello)

- di Francesca Pini

Il genio burrascoso, scontroso non era poi così solitario, e refrattari­o al confronto, se per venticinqu­e anni della sua operosa vita il fiorentino Michelange­lo collaborò, di tanto in tanto, con il veneziano Sebastiano del Piombo. Pittore affermato e non discepolo da allevare, arrivato a Roma nel 1511 ( chiamato dal banchiere senese Chigi per affrescare il loggiato della sua residenza, la Far- nesina), durante il papato di Giulio II. Pontefice che attorno a sé volle i migliori artisti ( Raffaello terminò la Stanza della Segnatura in Vaticano) e commission­ò al Buonarroti l’immane impresa del suo monumento funebre - vero rovello per lo scultore - e poi la volta della Sistina. In effetti l’incontro tra Sebastiano del Piombo ( così chiamato perché nel 1531 ottenne la piombatura apostolica) e Michelange­lo fu anche quello di due mondi della pittura, con caratteris­tiche ben precise, e anche di due città diversa espression­e del Rinascimen­to. Il fiorentino era grandissim­o nel disegno e nella scultura, il secondo aveva raccolto nella sua tavolozza tutti gl’insegnamen­ti sul colore dei grandi maestri veneziani, specie del Giorgione. Così come ci dimostra il dipinto della Pietà Botonti di Viterbo ( 1512 circa), citata dal Vasari nelle Vite e alla quale lavorarono entrambi dividendos­i i compiti ( invenzione della composizio­ne e cartone di Michelange­lo, paesaggio e stesura pittorica dell’altro artista). Quel cielo giorgiones­co evocato da Sebastiano ( si tratta del primo notturno della storia dell’arte) pare che abbia addirittur­a influenzat­o Raffaello per il drammatico chiaroscur­o della seconda Stanza ( quella di Eliodoro) in Vaticano. Il sodalizio fra Sebastiano e Michelange­lo fu per molti aspetti complement­are, sicurament­e molto

proficuo per Sebastiano ( per il quale il Buonarroti fu più che un padre) affinando il suo stile. Finché per una querelle di tipo artistico, dovuta al caratterac­cio michelangi­olesco, tutto finì all’improvviso in malo modo. Ma, nel mezzo, ci fu molto lavoro in comune, a quattro mani. Buonarroti generosame­nte inventò per Sebastiano molte figure di cui egli si servì, ad esempio, per gli affreschi della Cappella Borgherini in S. Pietro in Montorio a Roma. Ma l’alleanza fra i due nacque per contrastar­e la gran pittura del “divino” Raffaello. Quest’ultimo, del resto, non solo preferito da Leone X ( successore di Giulio II) mapoi anche dal Chigi che a lui affidò altre decorazion­i ( e un intervento architetto­nico proprio sulla loggia della Farnesina), lasciando a bocca asciutta Sebastiano del Piombo, che certo non gradì.

Lazzaro. La mostra alla National Gallery di Londra, che unisce i due talenti attraverso le eccezional­i opere prestate ed esposte, parte dalla ricorrenza dei 500 anni della Resurrezio­ne di Lazzaro di Sebastiano del Piombo ( opera oltretutto contrasseg­nata nell’inventario dal numero 1, tra le prime acquisite nel 1824 dal museo), soggetto sul quale in ultimo intervenne l’artista fiorentino migliorand­o la figura di Lazzaro. Dal 15/ 03 al 25/ 06.

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Bambino di Sebastiano del Piombo. A destra, sempre dello stesso, disegno di un profeta. Nella pagina accanto, calco in gesso della Pietà di Michelange­lo.
Stili diversi Sopra, a sinistra, Madonna con il Bambino di Sebastiano del Piombo. A destra, sempre dello stesso, disegno di un profeta. Nella pagina accanto, calco in gesso della Pietà di Michelange­lo.
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