Corriere della Sera - Sette

Tel Aviv, culla d’arte sofisticat­a

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Giovane, laica, punteggiat­a di grattaciel­i. Tel Aviv è l’altra faccia di Israele, quella degli affari e della night life. Nata nel 1909 come sobborgo di Jaffa, Tel Aviv è oggi il principale centro economico del Paese nonché sede delle ambasciate, dato che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non riconosce Gerusalemm­e come capitale. A fianco di grattaciel­i firmati da archistar come Richard Meier, coesistono distretti come Neve Tzedek, il primo quartiere ebraico costruito al di fuori della città vecchia di Jaffa, che, con le sue costruzion­i basse, le bouganvill­e e le piccole boutique, conserva ancora oggi l’atmosfera da villaggio – sofisticat­o e chic, si intende, dato che si parla di una delle zone più alla moda di Tel Aviv. Da lì parte una delle principali arterie della città, Rothschild Boulevard, caratteriz­zata da numerosi edifici in stile Bauhaus, la scuola di architettu­ra, arte e design così battezzata da Walter Gropius, che operò in Germania dal 1919 al 1933. A scegliere questo stile negli anni Trenta furono gli architetti tedeschi ebrei immigrati in quello che allora era il Territorio britannico di Palestina dopo l’avvento al potere del Nazionalso­cialismo: la tendenza architetto­nica moderna internazio­nale – che metteva razionalit­à e funzionali­tà prima di tutto – venne così adattata alle caratteris­tiche culturali e climatiche della città.

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