RICERCARE NUOVI CODICI.
Una sorta di comune denominatore di stagione (in principio veniva chiamato per comodità: la tendenza) è imprescindibile ancora ci sia e si tenti di individuarlo. Ma non è questo il dato. Rifletteva a ragione Giorgio Armani, all’alba della fashion week milanese ora conclusasi, sul lavoro a cui i creativi del fashion system dovrebbero rivolgersi in questi anni: definire i codici di stile della loro (nostra) epoca. Elementi ci sono, il Dna del periodo si sta formando, nei casi più illuminati identità stilistiche ben precise diventano riferimento. Sul fronte made in Italy, la dimostrazione
della padronanza di lavorazioni, preziosità di materiali e inventiva, trovando nel passato fonte di ispirazione: mai solo citato come copia conforme, ma rielaborato e ripensato. Il tutto apprezzato all’estero. Dato da considerare l’influsso del mondo asiatico-orientale nel creare. Presente. Ma va da sé: quello è anche un mercato che dà forti soddisfazioni, parlando di riscontro economico. Dettaglio di stile (qui invernale) una fisicità femminile più coperta da lunghezze generose. Riferite in merito ai codici di stile, queste spesso ricorrono nei momenti di incertezza socioculturale, il coprirsi è anche necessità di tutelarsi.