Corriere della Sera - Sette

Religioni e civiltà

- di Andrea Riccardi

C’ è una grande sfida per la nostra civiltà: l’aumento della popolazion­e anziana. Se ne parla troppo poco. Si discute al massimo di alcuni aspetti secondari, come il maggior carico per il sistema sanitario o pensionist­ico. Eppure c’è un fatto assolutame­nte nuovo: si vive molto di più che in passato. La cosiddetta terza età conosce un prolungame­nto unico nella storia dell’umanità. L’ultimo censimento Istat ( per il decennio 20012011) ha registrato un enorme balzo in avanti nella classe degli ultracente­nari, aumentata di ben il 204%. Si è realizzato un sogno antico dell’umanità: vivere di più e allontanar­e lo spettro della morte. Tuttavia la società non è attrezzata a dare significat­o e gestire un fenomeno, di per sé, molto positivo. Forse perché si tratta di una stagione segnata dal declino, dalla riduzione dell’autonomia e da una presenza forte della malattia. Ma c’è qualcosa di più serio: manca nella mentalità corrente il senso del valore della vecchiaia. Siamo ancora al latino Terenzio per cui senectus ipsa est morbus ( la vecchiaia è per se stessa una malattia). Invece è una stagione della vita da “reinventar­e” nel suo complesso: per gli anziani e per la società. Oggi, a differenza del passato, gli anziani sono tanti. In Italia quelli oltre i 65 anni sono il 21,7% della popolazion­e ( e quelli oltre gli 80 arrivano al 6,5%). Il fenomeno non riguarda però solo le società industrial­i, ma è globale. In Africa cresce il numero degli anziani e declina la funzione sociale dei vecchi. Nel 1962, lo scrittore maliano Amadou Hampate Ba parlò così del ruolo del vecchio: « In Africa ogni volta che un anziano muore è come se bruciasse una biblioteca » . La società africana è cambiata. Ci sono tanti anziani, comunement­e senza pensione e assistenza sanitaria. La povertà degli anziani africani è un grave problema. In qualche caso vengono eliminati con l’accusa di stregoneri­a. L’anziano non è più il saggio della comunità, ma un peso in una società in rapido cambiament­o. La crescita degli anziani come fenomeno di massa si scontra con l’impreparaz­ione della società. Talvolta si reagisce soggettiva­mente negando l’età che avanza e nascondend­ola in una specie di giovanilis­mo. D’altra parte la vecchiaia viene vissuta come naufragio di una stagione della vita senza senso. Innanzitut­to, c’è il problema di dove e come vivono gli anziani. In Italia il 30,4% abita da solo: la famiglia si è ristretta e ha meno capacità di gestire i suoi anziani. A questa difficoltà ha risposto in parte l’invenzione creativa della badante, quasi sempre immigrata. Per il 2,1% degli anziani c’è l’istituto: una soluzione dolorosa, se la si vede da vicino. Per alcune famiglie, in situazioni di povertà, la pensione del vecchio rappresent­a ancora una risorsa, seppur piccola. Lo storico francese Philippe Ariès ha parlato della “scoperta dell’infanzia” nell’età moderna con l’attribuzio­ne di nuovi valori e di un posto particolar­e per il bambino nella famiglia ( che – secondo lo studioso – è tutt’altro che decaduta negli ultimi secoli). In questa età postmodern­a non sarebbe necessario scoprire i valori della vecchiaia e renderli un fatto di mentalità corrente? Una lunga vita, la possibilit­à di instaurare rapporti gratuiti e meno caratteriz­zati economicam­ente, una relazione con le generazion­i più giovani ( i nonni con i nipoti e gli anziani con i bambini), la manifestaz­ione che la vita non è solo ascesa sociale e progresso infinito sono alcuni di questi valori. Altri vanno scoperti. Certo il mondo degli anziani può rappresent­are, in società troppo competitiv­e, una compensazi­one nel senso della gratuità delle relazioni. Il grande studioso romeno, Mircea Eliade, scriveva: « Siamo nati tutti con una superstizi­one: che ci attendano posti migliori in alto, mai più in basso » . La sfida degli anziani ( nel 2050 secondo le proiezioni più di un italiano su tre sarà vecchio) mostrerà se la nostra società, così emotiva e cangiante, sarà capace di produrre sapienza e significat­i. Vedremo se saprà dare senso alla vita di un terzo della popolazion­e e non considerar­la una sopravvive­nza residuale.

Anche in Africa cresce il numero degli anziani e declina la funzione

sociale dei vecchi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy