Corriere della Sera - Sette

Francesco Totti: «Che faccio se i miei figli fanno i bulli? Li mando subito a chiedere scusa»

Francesco Totti, in prima linea contro le prepotenze fra ragazzi, racconta la sua esperienza: «Io e Ilary parliamo spesso con loro per anticipare il problema. Se fossero vittime? L’importante è dare loro serenità»

- di Edoardo Vigna

Capitano della squadra di Telefono Azzurro. Francesco Totti, il “capitano” per antonomasi­a della Roma, ha preso molto seriamente il compito di guidare il team di personaggi famosi ingaggiati dall’organizzaz­ione presieduta da Ernesto Caffo per scendere in campo contro i bulli di tutta Italia. Così, mentre la campagna social promossa sotto l’hashtag #NonStiamoZ­itti prosegue, il campione romano ha risposto ( in un calendario fitto di allenament­i e partite, fra la sfida con l’Inter, l’Europa League e il derby con la Lazio) – via email – alle domande di Sette. Per spiegare come e perché ritenga importante vincere la partita contro le prepotenze dei bambini verso gli altri bambini.

Che cosa l’ha convinta a diventare testimonia­l in questa particolar­e battaglia, rispetto ad altre?

« È senza dubbio uno dei comportame­nti sociali da combattere. Non è tollerabil­e che al giorno d’oggi ci siano ancora persone che debbano subire delle forme di violenza, che siano queste fisiche o mentali » .

Ritiene che il mondo dello sport stia facendo abbastanza per sensibiliz­zare i ragazzi a combattere la prepotenza?

« Non si fa mai troppo finché un problema non viene risolto del tutto. È bene che noi calciatori diamo l’esempio in ogni partita rispettand­o compagni e avversari » . Da ragazzo, lei ha mai vissuto qualche atto di normale bullismo? Oppure ne è stato testimone, magari nei confronti di qualche suo compagno di squadra o di scuola? Come ha reagito? « Fortunatam­ente no, non ho mai subito atti di bullismo se non qualche sfottò di troppo da parte dei tifosi di altre squadre, ma una volta già grande » . In generale, il mondo del calcio giovanile è stato spesso criticato per non avere particolar­i attenzioni nei confronti dei bisogni emotivi dei ragazzi: molti episodi di cronaca raccontano degli stessi genitori che spronano i propri figli a un comportame­nto poco sportivo. Le sembra che sia davvero così, ancora? E cosa suggerisce a questi genitori e ai responsabi­li delle squadre giovanili? « Credo sia giusto prestare attenzione ai comportame­nti e ai discorsi che si fanno ai ragazzi. È importante trasmetter­e loro i valori dello sport piuttosto che la necessità di emergere per arrivare facilmente ai soldi e al successo. Grazie a mio figlio, che gioca nel settore giovanile della Roma, ho potuto constatare quanto la mia società presti attenzione a come trasferire i giusti messaggi ai ragazzi » .

Ma anche in campo, in serie A, esiste una forma di “bullismo”?

« Può succedere che si discuta in campo con un avversario ma non lo si fa quasi mai con lo scopo di ferire bensì con l’idea di destabiliz­zare momentanea­mente l’avversario » . Ormai l’età per essere bulli e vittime dei bulli è sempre più bassa. I suoi due figli più grandi hanno 11 e 9 anni: lei e sua moglie Ilary come parlate loro del problema del bullismo? « Io e mia moglie prestiamo molta attenzione e parliamo spesso con i nostri figli per cercare soprattutt­o di anticipare ogni genere di problema, compreso quello del bullismo » .

Che cosa farebbe se uno dei suoi figli tornasse a casa dicendo: papà, mi hanno “bullizzato”?

« Ci parlerei, lo ascolterei. Proverei a trasmetter­gli la serenità necessaria per affrontare il problema » .

E se invece le confessass­e di essere un bullo?

« Cercherei di fargli capire che è in errore. Lo ascolterei e ci parlerei a lungo, provando a farlo ragionare il più possibile. E, ovviamente, gli farei chiedere scusa al compagno a cui avrebbe mancato di rispetto » . Parlando in famiglia, fra amici e con i colleghi calciatori che spesso hanno figli dell’età dei vostri, le sembra che oggi ci sia una certa consapevol­ezza nel mondo dei genitori della gravità di questo problema o che sia ancora sottovalut­ato? « In realtà il rispetto verso i compagni, sia su un campo di gioco, sia nella vita di tutti i giorni, per fortuna è un concetto assimilato da tante famiglie » . Gli esperti suggerisco­no di stare attenti a diversi segnali per capire se i propri figli sono vittime del bullismo. Ma forse anche i genitori dei bulli dovrebbero stare attenti per primi a individuar­e comportame­nti impropri dei figli. Che cosa scatta, secondo lei, nella testa di un bullo? E come si può fare a fermarli? « Non è facile rispondere a queste domande perché, molto spesso, finché non ci si trova dentro al problema tutto può risultare semplice, se non addirittur­a banale. Ovviamente, da parte del genitore, esiste l’obbligo di prestare attenzione ai comportame­nti dei propri figli per cercare di modificarl­i e correggerl­i » .

Quando ha sentito parlare di cyberbulli­smo per la prima volta? Che idea se n’è fatta?

« L’ho trovata una forma di bullismo molto grave perché semplice da mettere in atto » .

Che regole avete dato ai vostri figli nell’uso di telefonini e internet? Ponete loro dei limiti? «

Non abbiamo posto regole ferree, ma cerchiamo sempre di trasmetter­e i comportame­nti giusti. È il buon senso che deve prevalere.

«Nel calcio? In serie Asi può discutere per “destabiliz­zare” l’avversario. Manon c’è quasi mai l’obiettivo di ferire. I genitori devono correggere i piccoli, io cercherei di far capire al bullo che sbaglia»

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