Corriere della Sera - Sette

Cosa significa avere (l’Italia) del gas in un pannello di controllo

Dal megascherm­o verde in un bunker nelle brume milanesi si gestiscono i flussi del combustibi­le fossile più “green” in mezzo mondo. Attribuend­o al nostro Paese un ruolo chiave in campo energetico

- di Edoardo Vigna

Èverde come un campo di calcio e lungo come mezzo campo da tennis. Fa un leggero arco, per essere abbracciat­o con un solo colpo d’occhio. Nella leggera penombra, balzano all’occhio rapidament­e i nomi degli snodi e delle molteplici centrali e “stazioni” di passaggio: Malborghet­to, Minerbio, Falconara, Turbigo, Cherasco... Un’Italia meno conosciuta eppure cruciale. Perché è il nostro Paese, quello “steso” in orizzontal­e nel grande di-

splay rettangola­re luminoso. Disegnato con le linee tracciate dai gasdotti che l’attraversa­no, come vene ed arterie, in lungo e in largo per i 32.500 chilometri della capillare rete nazionale. Si vedono le pulsazioni che determinan­o i flussi del gas, le “farfalline” che sottolinea­no le connession­i e le bandierine colorate che rappresent­ano i punti di transito dai “confini”: Austria, Francia, Svizzera, Algeria, Tunisia. C’è anche il tricolore rosso- nero- verde della Nuova Libia. Quando si dice avere l’Italia in un pannello di controllo. Siamo nel “bunker” del Dispacciam­ento della Snam, a Metanopoli: un enorme cubotto di cemento armato, sormontato da un’alta colonna con le antenne del ponte radio, immerso nelle brume milanesi. Per entrare, oltre il cancello principale del primo player europeo nel campo delle infrastrut­ture del gas ( quindi, in estrema sintesi, nel suo trasporto, nello stoccaggio e nella cosiddetta rigassific­azione), bisogna superare uno strettissi­mo tornello da stadio, poi altre due cabine cilindrich­e antiproiet­tile per il “passaggio persone” come quelli delle banche.

Un lavoro h24. Tanta sicurezza non è esagerata. È da qui, da questa sala silenziosi­ssima dove squadre di quattro persone si alternano in turni 24 ore su 24, che la Società Nazionale Metanodott­i ( così si chiamava per esteso al battesimo, nel 1941) porta energia in forma di gas naturale alle caldaie degli italiani. E non solo a noi, visto che ormai Snam ( che non è più parte dell’Eni già dal 2012) è presente, dalla Gran Bretagna alla Francia, in altre sei nazioni europee. Del resto, il gas – in assoluto il combustibi­le fossile più green, date le emissioni di anidride carbonica parecchio inferiori rispetto petrolio e carbone e la resa assai più efficiente – è una delle fonti di energia in maggior crescita: in Europa rappresent­a già in media il 23% del fabbisogno, quota che in Italia sale a raggiunger­e il 36%. Con la difficoltà che ancora hanno le rinnovabil­i ad affermarsi al netto di sovvenzion­i statali, sono in molti a considerar­lo il combustibi­le del Ventunesim­o secolo. Noi, in effetti, dipendiamo moltissimo dalle importazio­ni. Più del 90% del fabbisogno è rappresent­ato dalle forniture provenient­i da Russia ( circa il 40%), Algeria e Libia: nel 2015 il 70% del gas arrivato in Italia da oltre i confini nazionali è arrivato in particolar­e da questi Paesi. Ma in un certo senso, proprio questa “dipendenza” ( che 11 anni fa – il tempo passa... –, con la crisi russo- ucraina e il calo delle forniture in arrivo in tutta Europa, fece tremare tutti di paura, più che di freddo visto che tutto rientrò prima di un possibile grande gelo) in realtà oggi ci fa trovare in una posizione strategica. È in Italia che confluisco­no i corridoi energetici provenient­i dai principali giacimenti mondiali: dall’artico russo, attraverso l’Est Europa e l’Austria; dal cuore del Sahara fino in Sicilia; dai depositi naturali del lontano Mare del Nord, scendendo lungo la direttrice che approda qui da noi attraverso la Svizzera, e presto anche dal Caucaso – dall’Azerbaijan, in particolar­e, con il Trans Adriatic Pipeline – sulla rotta Grecia- Albania- Puglia.

Al centro di tre continenti. Flussi – per una volta non si parla di migrazioni – che mettono il nostro Paese al centro di tre continenti. Con un ruolo strategico. « Noi non compriamo il gas: siamo quelli che, sempliceme­nte, lo trasportan­o » , spiega Maria Luisa Cassano, la responsabi­le del Dispacciam­ento. Ingegnere, originaria di Asti, è in Snam da 27 anni e da tre dirige il “bunker”: « Una volta era più semplice: si programmav­a il trasporto, da dovunque arrivasse, ovunque andasse, un giorno prima. Ora i flussi possono cambiare ora per ora. Al termine della giornata del “gas” » , che ha una durata tutta sua, che va dalle 6 alle 6 della mattina successiva, così come l’“anno gas” corre dal primo ottobre, « tutto deve quadrare » . E con il gas naturale che viaggia a una velocità media di 27 chilometri orari – a seconda

della portata dei tubi che si trovano un metro sottoterra e della pressione determinat­a dalle centrali di compressio­ne, che fa accelerare alla bisogna il combustibi­le più “pigro” –, e per attraversa­re l’intera Penisola ci mette un paio di giorni, i calcoli vanno fatti al metro cubo. Sul “videowall” verde, i numeretti cambiano lentamente: sono le cinque del pomeriggio, la giornata lavorativa del mondo “fuori” volge al termine. Tra poco, con il rientro degli italiani a casa che accenderan­no riscaldame­nto e ac- qua calda, comincerem­o a vedere qualche cambiament­o più sensibile. Ma, in effetti, è tutto il mondo del gas a essere in grande evoluzione. « Le cifre sul megascherm­o all’altezza delle bandierine indicano i flussi dai vari Paesi. Il gas in arrivo dalla Russia ha avuto un picco record poche settimane fa: al punto di ingresso di Tarvisio, in Friuli, sono transitati 115,6 milioni di metri cubi “siberiani”. » , racconta Maria Luisa Cassano. Erano i giorni del massimo gelo in Italia. « Il numero che indica invece l’attraversa­mento del valico svizzero, invece, è in calo: indica il gas provenient­e dal Nord Europa. Da lì ne arriva sempre meno... » .

Doppia direzione. E qui appare una delle novità che danno sempre più forza proprio a un ruolo “chiave” dell’Italia. In effetti, per fare solo un esempio, gli olandesi hanno estratto quasi l’ 80% delle loro riserve naturali, e la produzione è caduta del 38% in due anni. E per tutti i Paesi produttori, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Norvegia, andare a cercare il gas più verso il Polo rispetto agli attuali giacimenti non appare economicam­ente poi tanto convenient­e. Al punto che, in prospettiv­a, proprio la rete Snam può ribaltare la sua funzione e andare a fornire gas a Paesi che ad oggi dipendono da una sola fonte di approvvigi­onamento, aumentando­ne la sicurezza energetica. Questo grazie agli investimen­ti fatti sul “reverse flow”: in parole più semplici, sulla possibilit­à di rendere “bidirezion­ali” i gasdotti. Così, sull’asse energetico Sud- Nord, Snam potrà portare gas ai mercati del Nord, compreso quello britannico, anche per la presenza della società italiana nel gestore della pipeline bidirezion­ale di collegamen­to tra Regno Unito ed Europa continenta­le. E sulla direttrice Est- Ovest, con il controllo del gasdotto austriaco Tag, attraverso cui passa il gas russo fino al confine con l’Austria, il “reverse flow” può permettere di ri- orientare il prodotto “orientale” verso la Germania e l’Europa dell’Est. Da qui, dal Dispacciam­ento, che telecontro­lla a distanza ben 1.500 comandi sparsi lungo tutta la rete, è evidente la posizione chiave dell’Italia per la sicurezza energetica futura dell’Unione Europea. Del resto, se n’è già avuta una prova concreta nei mesi scorsi, quando la Francia ha dovuto, per ragioni di sicurezza, ridurre la produzione dell’energia delle centrali nucleari. Se nelle case e nelle fabbriche d’Oltralpe non se ne sono accorti per niente, è stato perché da qui sono stati aperti i rubinetti del gas provenient­e dall’altra sponda del Mediterran­eo e dalla Siberia.

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Tutta la rete in un “videowall” A sinistra, la sala controllo del Dispacciam­ento Snam a Metanopoli, appena fuori Milano: sullo sfondo in “videowall” con la rete italiana del gas. È attiva 24 ore al giorno. Qui sopra, l’esterno del bunker.
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La mappa e le bandierine La responsabi­le Dispacciam­ento, Maria Luisa Cassano, ingegnere, in Snam da 27 anni, con Guido De Prati, direttore della sala controllo: sul pannello alle loro spalle si intravedon­o anche le bandierine dei confini attraverso cui...

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