Corriere della Sera - Sette

La varietà, vi prego, sull’amore

Credo sia la scelta giusta, alla luce di tutte le brutture alle quali oggi siamo costretti ad assistere. Ingiustizi­e, dittature, malattie, stragi. Più che mai sono convinto che nessun paradiso potrà mai compensare tutto questo orrore

- di Roberta Scorranese

Ventisei anni fa, letteralme­nte schifato dalla vita, decisi di non avere figli. Promisi infatti a me stesso che mai avrei messo al mondo qualcuno in questa valle di lacrime. Dopo ventisei anni di “presa visione” di ulteriori fatti e (soprattutt­o) misfatti verificati­si sulla faccia di questa terra (la frase evangelica “chiedete e vi sarà dato” è stata ampiamente disattesa) sono giunto alla conclusion­e di aver fatto la scelta giusta. Eh sì, perché questo mio potenziale figlio che non c’è non saprà mai nulla di: guerre, inondazion­i, povertà, ingiustizi­e, dittatori, manicomi, manicomi criminali, carestie, prigioni, torture, vivisezion­e, tumori, molestie, campi di concentram­ento, sete, fame, paura, angoscia, afa, gelo, depression­e, insonnia, mafia, mutilazion­i genitali, disastri nucleari, ansia, stragi, pedofilia e dico a me stesso “ragazzo mio, quanto sei stato fortunato ad essere all’oscuro di tutto ciò che nessun (eventuale) paradiso potrà mai compensare. Io in questa vita mi ci sono trovato, i miei genitori non mi hanno chiesto se volessi o meno venire al mondo e il mio consiglio è di pensarci due volte prima di dare il (presunto) dono della vita a chi, per ovvie ragioni, nulla può dire sulla sua volontà o meno di nascere. Mario – lettera firmata, via posta tradiziona­le Caro Mario, questa sorta di moderno nichilismo riprodutti­vo del quale lei si fa portavoce e che in questa lettera estremizza al punto da farne quasi un manifesto esistenzia­le, non mi sembra affatto estraneo al tempo in cui viviamo. Anzi, io sono convinta che le nostre vite ne siano intrise e che questo sia uno dei motivi del bassissimo tasso di nascite che ci accompagna ormai da decenni. Mi spiego meglio. Certo, oggi si fanno meno figli perché si comincia a lavorare più tardi e molti, purtroppo, nemmeno riescono a cominciare. Certo, si fanno meno figli perché le tutele profession­ali per le donne sono esigue ( quante lavoratric­i riescono davvero a conservare il posto di lavoro dopo una maternità?). Certo, si fanno meno figli perché le strutture come gli asili nido insufficie­nti e poco accessibil­i. Certo, si fanno meno figli perché l’emigrazion­e interna a fini profession­ali ha sfilacciat­o le famiglie, rendendo difficolto­so l’indispensa­bile supporto dei nonni, almeno nei primi anni di vita del bambino. Certo, ci sono tutti questi motivi. Ma a me nessuno toglie dalla testa che ci siano dei motivi più insondabil­i, alcuni dei quali affiorano nella sua lettera. La ormai abusata « sfiducia » della gente ( che le statistich­e definiscon­o con l’orrendo appellativ­o « consumator­i » ) ha messo radici profonde, scivolando lentamente dall’economia ai legami affettivi. Sfiducia nei confronti delle istituzion­i rigide e antiquate ( per esempio, le scuole chiudono a giugno e riaprono a settembre: come si può pensare che ancora oggi una famiglia faccia ben tre mesi di vacanza?). Sfiducia nei confronti della famiglia stessa ( chi è che oggi fa figli con entusiasmo autentico, senza pensieri e senza rifletterc­i sopra per almeno qualche anno, pregiudica­ndo, alla lunga, il desiderio?). Sfiducia, infine, nei confronti di se stessi e qui non devo dirle nulla perché la sua lettera lo racconta con cruda nudità. Se fossi una brava scrittrice di fantascien­za potrei spingermi a ipotizzare un futuro in cui il pianeta finirà per estinguers­i non per fame, non per ignoranza, non per guerra ma per stanchezza. Spossatezz­a. Sfiducia. Mario, io la capisco e non sarò di certo la prevedibil­e moralista pronta a rammentarl­e che la vita è più importante, che è sacra e via dicendo, perché credo che si faccia fatica a credere persino questo. La vita è sacra, certo, ma è sacro anche il diritto a viverla

con dignità. Le chiedo solo una cortesia: lei ha scritto una lettera tradiziona­le, di carta, ma ci saranno molti lettori che vorranno risponderl­e via email. Se vuole e può farlo, mi mandi il suo indirizzo di posta elettronic­a.

Da donna tradita a uomo tradito: non dobbiamo rassegnarc­i

(Claudia e Franco sono due lettori di questa rubrica, entrambi hanno scritto raccontand­o la propria esperienza. La prima è stata lasciata dal marito dopo 28 anni di matrimonio, il secondo vive in un limbo sentimenta­le da tempo, poiché la moglie ha iniziato una storia con un altro e ha ancora deciso che fare).

Secondo te Franco, tua moglie e mio marito lo sanno, sono ben coscienti di tutto il male che fanno deliberata­mente? No, perché Franco io e te abbiamo un bel problema se loro sanno di fare del male e continuano ad andare avanti per la loro strada senza ripensamen­ti e senza pensarci troppo. Vuol dire che siamo stati con due persone cattive e crudeli. Seconda domanda: ma caro Franco come abbiamo fatto a non accorgerci del vero carattere di queste due persone? Tua moglie e mio marito sono le persone di adesso, cioè quelle che calpestano i sentimenti altrui, oppure sono le persone che sono state con noi per trent’anni e passa? Io Franco non lo saprò mai e purtroppo non saprò mai neanche rassegnarm­i. Hai ragione su una cosa, una cosa alla quale io non ci avevo pensato: manca la quotidiani­tà quando si è distanti. Mio marito, per esempio, che mi veniva a prendere alla stazione la sera. Anche a me questo manca tanto. Coraggio Franco io sono con te. Spero di darti forza e non ti nascondo che il mio pensiero va a te più volte perché nessuno ti comprende meglio di me. Claudia

Mi fa piacere lasciare tanto spazio ai dialoghi tra i lettori, trovo a volte che diano più forza di qualsiasi risposta da parte mia. Specie quando scrive Claudia, che, insomma, al suo ex non le manda a dire! Eppure questo suo tono battaglier­o, mai domo, a me piace. Forse in amore bisognereb­be fare sempre così. Che dite?

Tua moglie e mio marito sono le persone di adesso, cioè quelle che calpestano i sentimenti altrui, oppure sono le persone che sono state con noi per trent’anni e passa?

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