Cinema
Il festival italiano sarà l’occasione per rivedere i film ironici e amari del primo periodo, i suoi tre capolavori e le produzioni americane
Una piccola nazione come la Cecoslovacchia, che è stata minacciata per tutta la sua vita da potenti vicini, non ha altri mezzi di sopravvivenza che essere brillante, tirare avanti e mantenere il sense of humor » . Lo sosteneva Miloš Forman quando il suo Paese d’origine era ancora unito, ma anche dopo essersi scoperto “solo” un ceco ( era nato nel 1932 a Cáslav, vicino Praga) avendo ottenuto la cittadinanza statunitense ( nel 1975) quello spirito nazionale non lo ha mai abbandonato. E pour cause, visto che la vita ha cominciato a metterlo alla prova a soli otto anni, quando i nazisti inviarono il padre a Buchenwald con l’accusa di cospirazione e la madre a Auschwitz per antiche parentele ebraiche. Da dove nessuno dei due tornò. Bisognava avere una bella dose di determinazione per superare quelle prove, ma evidentemente a Forman non mancavano visto come ha reagito, con una carriera che ha fatto vincere ai suoi film 13 Oscar, tre Golden Globe, un Premio speciale della Giuria a Cannes, un Orso d’argento e uno d’oro ( alla carriera). Adesso è il Bergamo Film Meeting ( www. bergamofilmmeeting. it) a offrire la possibilità di rivedere in un colpo solo tutti i suoi film ( che poi verranno proiettati in altre città italiane), compresi i primissimi titoli oggi praticamente invedibili, lu- minosi esempi di quel rinnovamento cinematografico che andò sotto il nome di Nová Vlna (“nuova onda”) e che convinse anche un produttore come Carlo Ponti a investire su di lui. Sempre a Bergamo poi, ma al Teatro Donizetti, sarà possibile vedere fino al 19 marzo, i costumi che il premio Oscar Theodor Pišteck ( e la sartoria romana Tirelli) hanno ideato e realizzato per Amadeus e Valmont, due dei film più celebri di Forman. Forse oggi il suo nome non dice moltissimo alle generazioni più giovani. Nel 2006 L’ultimo inquisitore ( su Goya) è stato un passo falso e poi, nel 2009, ha girato