Dolori addio
Alza la soglia di resistenza, rende fluidi e diminuisce anche il rischio di incidenti
Una nuova ricerca, appena pubblicata su Scientific Reports, conferma un antico sospetto: la musica è una droga. Le neuroscienze avevano già verificato che le note piacevoli hanno la capacità di attivare le stesse aree cerebrali che si attivano per esempio facendo l’amore, ma ora i ricercatori dell’università canadese McGill hanno verificato per la prima volta che sono coinvolti gli oppioidi endogeni, le droghe prodotte a livello cerebrale, per esempio le endorfine analgesiche ed eccitanti. Ma la musica, come l’amore, a parte casi rarissimi non ha effetti collaterali. Di sicuro non la musica che qui ci interessa, cioè quella utilizzata mentre si fa sport. I runner di sicuro ricorderanno la mezza rivoluzione che si scatenò nel 2007, quando gli organizzatori della maratona di New York decisero di proibire cuffiette e auricolari. Per la verità il provvedimento era stato preso nell’ambito di una lotta a poco sportivi scambi tra atleti e allenatori, e per motivi di sicurezza, ma qualcuno disse che si vietava la musica appunto in quanto droga. Il massimo esperto mondiale della faccenda è uno psicologo dello sport, Costas Karageorghis, dell’università londinese Brunel. Ha da poco riunito le sue considerazioni in un libro, Applying Music in Exercise and Sport ed è autore di decine di studi, pubblicati su autorevoli riviste. Riassumendo ciò che lui e altri colleghi hanno verificato, vediamo gli effetti della musica. Il più utile, per chi deve o vuole fare allenamenti ripetitivi e un po’ noiosi, è quello di distrarre la mente dalla sensazione di fatica. Le ricerche hanno verificato che può addirittura allontanare pensieri depressivi, alzare la soglia del dolore, abbassare la tensione. È importante la melodia, ma veniamo influenzati anche dal ritmo, dalle parole e dalle sensazioni associate in passato a quella musica. Il ritmo è importantissimo, perché tendiamo a muoverci in sincronia, migliorando anche l’efficienza del gesto tecnico e allontanando la possibilità di errori e infortuni.
Stato di grazia. La musica è capace anche di migliorare la coordinazione, trasportandoci in modo inconsapevole in sequenze armoniche. Un po’ come quando si danza. Poi c’è il cosiddetto flow, quell’estasi sportiva che gli atleti non sempre raggiungono: una sorta di stato di grazia, di serena concentrazione grazie alla quale ci si immerge completamente nella prestazione dimenticando persino se stessi e dando il meglio. Bene, la musica è amica del flow, aiuta a raggiungerlo. Ma se anche non siete atleti e non arriverete all’estasi, una buona playlist renderà più piacevole il vostro allenamento. Vietato rubare le compilation degli amici: la magia funziona soltanto se si sceglie la “nostra” musica, tenendo conto anche dei nostri tempi di riscaldamento, allenamento e defaticamento.