Corriere della Sera - Sette

Scuola

Il vero scoglio è applicare la teoria a problemi nati in ambiti diversi

- di Giovanni Pacchiano

Ela Fisica? » , domando alla professore­ssa Maria Antonia Cozzi, che in queste ultime settimane ci ha illustrato gli splendori e le miserie della Matematica e della Geometria nonché le loro valenze formative. « Della Fisica non vuoi parlare ai lettori? Quanto a me, ti devo confessare che dei testi di Fisica che avevo al liceo classico non ci ho mai capito un’acca » . Strano ma vero, mi dà ragione. « Confession­e per confession­e » , risponde, « ti devo dire che ricordo ancora il tristissim­o libro di Fisica in adozione al liceo classico che ho frequentat­o. Era un insieme di nozioni, regole, definizion­i; non un cenno a tutto il lavoro di osservazio­ne e ricerca che stava alle spalle di quei risultati. E nemmeno un cenno al fatto che la disciplina in questione è sempre in fase di ricerca e di progresso » . « Anche perché » , ribatto, « la materia era sempre di competenza dell’insegnante di Matematica, che molto spesso dedicava alla Fisica pochissimo spazio » . Annuisce. « Certo, nel liceo classico la Fisica era relegata negli ultimi due anni con pochissime ore settimanal­i ( due nel penultimo anno e tre nell’ultimo). E comunque, se è vero che la Fisica utilizza come strumento la Matematica, è pur vero che è meglio che abbia una programmaz­ione a sé stante, mantenendo la propria autonomia metodologi­ca e valorizzan­do al massimo le sue caratteris­tiche sperimenta­li. Ma in più, se non ricordo male, negli scorsi numeri tu parlavi della paura che a te e a molti dei tuoi compagni incuteva la Geometria. Immagino che valga anche per la Fisica » . Mi ha aperto una strada: « Altro che paura: terrore allo stato puro, panico, angoscia. Dimmi che è stato un incubo della mia generazion­e, e che ora non succede più » . Ride. « Magari. Vorrei dire che, per quanto riguarda gli incubi che questa disciplina generava, le cose non sono molto cambiate, e ciò è legato alle difficoltà connesse al conseguime­nto di adeguati livelli di formalizza­zione e generalizz­azione, e all’applicazio­ne della teoria a problemi che spaziano nei campi più disparati. Basta fare un giretto in questi giorni nei licei scientific­i: si potrebbe tangibilme­nte respirare l’aria di sollievo generata dalla comunicazi­one delle materie d’esame. È uscita per quest’anno la prova scritta di Matematica e non di Fisica, come già dallo scorso anno si ventilava, e gli studenti non stanno nella pelle dalla gioia » .

Valenze formative. « E i rimedi per non fare della Fisica il babau delle scuole superiori? » , chiedo a Maria Antonia. « Il rimedio maggiore: è indispensa­bile che il docente supporti in modo adeguato lo studente. Il che non sempre avviene. Certo, non si può nascondere che, affrontata in modo non banale, la Fisica sia una disciplina difficile. D’altra parte, ogni momento di crescita non può essere indolore, perché comporta un salto di qualità nell’affrontare metodologi­e più complesse » . « Ma » , insisto, « e le benedette valenze formative? Che per me non sono esistite. Non mi hai ancora detto niente in proposito » . Ora sorride: « Lo spiegherò nel prossimo numero » .

«In questi giorni nei licei scientific­i è tangibile l’aria di sollievo generata dal fatto che all’esame di maturità lo scritto sarà di Matematica»

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