Francesca Pini
E l’architettura. Mentre in Olanda....
Dall’anno successivo della Rivoluzione d’Ottobre ( 1917) in poi, l’architettura sovietica cominciò a mostrarsi con il suo volto eroico, monumentale, arricchita da statue di lavoratori maschi e femmine ormai “equiparati” nei loro ruoli alla catena di montaggio. Dimostrando con la forza cementizia degli edifici quanto si andava affermando politicamente nella “nuova” capitale Mosca, subentrata a quella neoclassica di San Pietroburgo ( ci fu sempre un’alternanza fra le due città sin dal 1712), con i suoi palazzi “italiani” del Quarenghi, Rastrelli, Michetti, Chiaveri, Camporesi e dove lo zar Nicola II risiedeva da tempo, prima di essere trucidato con tutta la famiglia dai Bolscevichi. La rottura con la tradizione doveva essere netta, fatta col bisturi.
L’uomo nuovo. Quell’anno che cambiò la storia del mondo, sfociata poi nei decenni nella Guerra Fredda, viene ora celebrato da diverse mostre che toccano o l’aspetto rievocativo ( come quella dei Romanov ad Amsterdam all’Hermitage con numerosi cimeli storici mai usciti dalla Russia) o l’ar- te di quel periodo ( alla Royal Academy di Londra), mentre quella che si apre al London Design Museum, Imagine Moscow, Architecture, Propaganda, Revolution ( fino al 4/ 06) punta a farci conoscere quegli architetti che, con la loro visione allineata al verbo leninista e poi stalinista ( come l’edificazione dei grattacieli soprannominati “le sette sorelle” che ancor oggi fanno parte dello skyline moscovita), volevano costruire la società dell’“uomo nuovo”, anche destinato a vivere nelle Comuni. Ma oltre alla pratica ci fu anche molta teoria, come nel caso del progettista Yakov Chernikhov. Ci fu tanta sperimentazione, specie alla Vchutemas, questa Scuola superiore statale per l’Arte e la Tecnica fondata nel 1920, In alto, foto dello zar Nicola II con la moglie Alexandra. A destra, poster del 1930 di Valentina Kulagina, Al centro, Narkomtiazhprom di Shchusev. Qui a fianco, del progettista e sperimentatore Yakov Chernikhov, fine1920.