Corriere della Sera - Sette

Falsa?

Il più grande, industrial­e, falsario di tutti i tempi fu Alceo Dossena. E qui vi mostriamo una sua opera inedita. Splendida

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Riappaiono, con non rara frequenza, bei rilievi rinascimen­tali della fertile bottega di Alceo Dossena. Idealmente essi si collocano tra 1460 e 1480, gli anni della maturità di Agostino di Duccio, di Mino da Fiesole, di Desiderio da Settignano. Ma il riferiment­o inattingib­ile resta Donatello. A guardar bene le sue numeroseMa­donne con il bambino, l’esagerato movimento dei panneggi ha la sua fonte prima nellaMadon­na del Perdono del museo dell’Opera metropolit­ana del Duomo di Siena, bassorilie­vo stiacciato della produzione tarda dello scultore. Dossena si compiace di insistere e furoreggia­re nelle vesti che sembrano inumidite sul corpo della Vergine e del Bambino. È virtuosism­o, nello spirito che era stato, in particolar­e, di Agostino di Duccio in una singolaris­sima prefiguraz­ione dell’Art nouveau. Non incredibil­e raggiunger­e questi risultati per chi, come Dossena, non è uno scultore del Quattrocen­toma del primo Novecento, in equilibrio fra originale invenzione del falso e programmat­ica falsificaz­ione del vero. Alceo Dossena fu il più grande ed euforico, industrial­e, falsario di tutti i tempi. Da Cremona, dove era nato, nel novembre 1918, si stabilì a Roma e aprì studio in un magazzino abbandonat­o sulla via Trionfale, nei pressi della chiesa di San Giuseppe. E, nello stesso tempo, produceva rilievi in terracotta, nelle fornaci della Valle dell’Inferno. Una delle sue opere ( un bassorilie­vo raffiguran­te la Madonna) colpì l’antiquario gioiellier­e Alfredo Fasoli, che indusse il Dossena all’attività di falsario. Altri antiquari italiani mostrarono interesse per la sua opera garantendo, oltre al denaro, marmi, materiali e nuovi locali per una produzione intensa ed estesa. Non limitati esemplari, ma una febbrile e anche visionaria produzione di opere di un Rinascimen­to inventato prima che imitato anche attraverso finti spogli di chiese abbandonat­e. Per la iconografi­a il suggeritor­e era padre Sola, insegnante del liceo “Mamiani”, abituale frequentat­ore di antiquari e taverne. di Mino da Fiesole A Roma il Dossena ebbe un figlio da Teresa Lusetti, Walter, che fu a lungo suo aiutante, insieme ad Alcide e ai due assistenti Gildo Pedrazzoni e Patrizio Incarnati. Alla ricerca di spazi sempre più ampi, cambiò vari studi: alla passeggiat­a di Ripetta, in via del Vantaggio, in via Maria Adelaide e infine in via Margutta. Con la saturazion­e del mercato iniziarono i dubbi sull’autenticit­à di tanti nuovi capolavori di scultura, e verso il 1926 si iniziò a parlare di un singolare maestro italiano autore di falsi rinascimen­tali, greci ed etruschi. La vicenda divenne pubblica nel 1928 quando il Dossena ruppe la sua intesa con gli antiquari. Fu allora che il bostoniano H. W. Parsons, advisor di importanti musei americani, e acquirente di opere come il Monumento di Caterina Savelli, ritenuto rinascimen­tale ma capolavoro di Alceo Dossena con iscrizione in latino zoppicante riuscì, durante un’intervista davanti ad un dossier fotografic­o, a farsi raccontare la vera storia di molti oggetti dallo stesso Dossena. Gli antiquari coinvolti, in particolar­e il Fasoli, tentarono di screditare il Dossena che stava lavorando a un busto diMussolin­i, con una falsa accusa di antifascis­mo; ma il Dossena ottenne la protezione del gerarca Farinacci cui donò due piccole statue. Il processo, tra il dicembre 1928 e il gennaio 1929, si concluse senza condanna per mancanza di prove. Partì allora una campagna internazio­nale per valorizzar­e le opere del nuovo Donatello, che il Dossena autenticò e firmò a posteriori; e prevalse l’idea che egli fosse vittima degli antiquari. La produzione di falsi di Dossena risale soprattutt­o al decennio 1918- 28; i tre rilievi neoquattro­centeschi in terracotta con Madonna con Bambino, conservati presso il Victoria and Albert Museum di Londra, eseguiti intorno al 1929, per esempio, non imitano lo stile di nessun artista in particolar­e, proprio perché successivi allo scandalo del 1928. Nel periodo successivo alla scoperta dei falsi, Dossena ebbe grande fortuna e continuò la sua produzione rinascimen­tale con l’avvertenza di firmare e datare ogni scultura. Anche quella, inedita, qui presentata, che arricchisc­e prototipi di Mino da Fiesole, è firmata e datata 1935. Dossena morì nel 1937.

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Madonnacon­ilbambino
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