Corriere della Sera - Sette

È un consulente di BlackRock coperto di attenzioni: perché rinunciare ai vantaggi del potere non è per tutti

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Ha destato un certo scalpore che l’ex cancellier­e dello Scacchiere britannico, George Osborne, abbia concluso un accordo con BlackRock per 650 mila sterline l’anno. La cifra equivale a 743 mila euro e in cambio di questo Osborne lavorerà per BlackRock un giorno alla settimana. Fanno circa 15.500 euro ogni otto ore dedicate dall’ex ministro del Tesoro di Londra al più grande gestore di patrimoni al mondo. Non vorrei apparire troppo cinico, ma trovo che ci sia una logica in un accordo del genere. Osborne è ancora un giovane uomo di 45 anni, che in un certo senso potrebbe avere il meglio della sua vita alle spalle. Quando si è ministri finanziari in un Paese del genere si ha accesso a un gran numero di persone e informazio­ni che vi fanno apparire più intelligen­ti di quanto siate in realtà. Osborne ha relativame­nte poco tempo per cercare di monetizzar­e questo patrimonio intangibil­e, fatto di ricordi e numeri di telefono, prima che inizi a degradarsi e diventare un po’ stantio e obsoleto. BlackRock vuole accedere a quel patrimonio ora che è fresco, ma senza comprare per intero la persona che ne è depositari­a perché essa probabilme­nte non possiede altri talenti particolar­i. Di qui l’accordo, che sembra abbastanza flessibile e utile per entrambi. No, ciò che mi ha fatto riflettere in quella notizia riportata dal Financial Times è in un aspetto minore. Countywide Developmen­ts, una società immobiliar­e, ha « donato » ottomila sterline a Osborne perché questi potesse recarsi in elicottero a un incontro del suo partito nello Yorkshire del Nord. E Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York e proprietar­io dell’omonimo gruppo media, gli ha « donato » anche lui quattromil­a sterline per potersi recare ( con un volo privato) a una cena a Parigi lo scorso ottobre. Proviamo un attimo a immaginare. Osborne era un ex giornalist­a di medio successo ( fallì un colloquio di ammissione a The Economist) che prima dei suoi 40 anni divenne ministro e iniziò a spostarsi ovunque con aerei e auto di Stato. Lo ha fatto per più di sei anni, oltre un quarto della sua vita adulta. Poi improvvisa­mente si trova a terra: niente mezzi dello Stato per andare da un punto all’altro della carta geografica; niente eserciti di segre- tarie che gli permettono di ignorare realtà triviali come gli orari dei treni o degli aerei o anche solo la necessità di procurarsi un biglietto. Sembra poco. Ma quando le si vivono, queste devono essere esperienze di passaggio destabiliz­zanti. Un uomo riscopre d’improvviso che esistono i vincoli della logistica e dell’organizzaz­ione, una forza di gravità dalla quale era rimasto esentato a lungo. Non stupisce che Osborne chieda ai suoi sostenitor­i un « dono » precisamen­te per ovviare a un trauma del genere. Ora che ci penso, dev’essere questo che porta tanti ex potenti o ex campioni dello sport a perdere il senso della realtà: l’abolizione della logistica, il privilegio di poter essere trasportat­i ovunque senza doverci anche solo pensare. L’uomo che ti apre l’ombrello nei cinque metri fra il portone di casa tua e la portiera aperta dell’auto di servizio. La hostess che ti serve il pasto dell’aereo di Stato. La scorta che alle dieci di sera si offre di comprare il latte in polvere per la tua bambina, perché tu e tua moglie siete rimasti senza. Devono essere questi i dettagli che fanno perdere il senso della realtà e poi la testa ai politici; e che quindi rendono loro il riadattame­nto alla vita normale tanto duro. Conosco un ministro così acutamente consapevol­e del rischio che ha iniziato a prendere misure per difendersi, quasi che tema una tossicodip­endenza. Quest’uomo manda a casa la scorta la sera, dicendo di non voler più uscire di casa, poi va al cinema con la moglie con un car sharing. Oppure si impegna a portare il figlio a scuola ogni mattina. Teme di assuefarsi alla sospension­e della logistica, teme il giorno in cui si risveglier­à non più ministro. Non abbiamo idea, noi persone normali, come incida sulla mente l’esperienza di questa facilità pratica a tempo. Tornare a incontrare estranei in un treno o su un aereo da cui passa una sezione perfetta del resto della società può diventare un’esperienza traumatica. Deprimente. Se rinasco, vorrei fare lo psichiatra specialist­a nell’assistenza ai politici o agli sportivi decaduti. Magari guadagnere­i abbastanza per viaggiare in aereo privato. Il conservato­re inglese George Osborne.

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